A poco più di un secolo dalla nascita di quella che Will Eisner chiamava con orgoglio “arte sequenziale” e che Hugo Pratt, in maniera più prosaica, definiva “letteratura disegnata”, l’immotivata diffidenza e le facili prevenzioni che da sempre condizionano qualsiasi approccio al linguaggio fumettistico appaiono oggi ancora più irragionevoli e arbitrarie. Non possono essere visti che come segnali di una sprezzante indifferenza che non ha tenuto conto della vivace evoluzione che, da cinquant’anni a questa parte, tale forma espressiva ha vissuto. Una simile prevenzione ha concorso a far sì che il fumetto – sin da quando era un semplice supplemento umoristico di quotidiani e riviste – venisse relegato ai margini del discorso culturale e considerato alla stregua di un’arte minore, un medium indirizzato principalmente a un pubblico infantile, quale che sia l’accezione che si voglia dare al termine. Concezione senz’altro confortata dalla sovrabbondanza di produzioni di scarso o nullo valore culturale nella quale sembrano annegare lavori di innegabile qualità, ma che sta lentamente cedendo il passo, negli ultimi anni, a un interesse anche accademico verso quel “giro di boa” che il fenomeno del graphic novel ha comportato per gli sviluppi del “genere”. La situazione di certo non migliora qualora ci si limiti a considerare, come in questo caso, il solo fumetto fantastico, aggettivo di per sé già sufficiente il più delle volte a una “condanna alla paraletteratura”. Con il termine “fantastico” ci si vuole riferire a un ristretto numero di opere che mostra un rispetto pressoché scrupoloso dei tratti distintivi del genere specifico e, in primo luogo, di quell’esitazione irrisolvibile del lettore fra una spiegazione degli eventi presentati di tipo razionale e una soprannaturale, alla base della definizione classica di fantastico.
Lo "spettrale e ingiustificato splendore" delle riscritture fumettistiche di Battaglia / Carnevale, Davide. - (2017), pp. 5-18.
Lo "spettrale e ingiustificato splendore" delle riscritture fumettistiche di Battaglia
CARNEVALE, DAVIDE
Writing – Original Draft Preparation
2017
Abstract
A poco più di un secolo dalla nascita di quella che Will Eisner chiamava con orgoglio “arte sequenziale” e che Hugo Pratt, in maniera più prosaica, definiva “letteratura disegnata”, l’immotivata diffidenza e le facili prevenzioni che da sempre condizionano qualsiasi approccio al linguaggio fumettistico appaiono oggi ancora più irragionevoli e arbitrarie. Non possono essere visti che come segnali di una sprezzante indifferenza che non ha tenuto conto della vivace evoluzione che, da cinquant’anni a questa parte, tale forma espressiva ha vissuto. Una simile prevenzione ha concorso a far sì che il fumetto – sin da quando era un semplice supplemento umoristico di quotidiani e riviste – venisse relegato ai margini del discorso culturale e considerato alla stregua di un’arte minore, un medium indirizzato principalmente a un pubblico infantile, quale che sia l’accezione che si voglia dare al termine. Concezione senz’altro confortata dalla sovrabbondanza di produzioni di scarso o nullo valore culturale nella quale sembrano annegare lavori di innegabile qualità, ma che sta lentamente cedendo il passo, negli ultimi anni, a un interesse anche accademico verso quel “giro di boa” che il fenomeno del graphic novel ha comportato per gli sviluppi del “genere”. La situazione di certo non migliora qualora ci si limiti a considerare, come in questo caso, il solo fumetto fantastico, aggettivo di per sé già sufficiente il più delle volte a una “condanna alla paraletteratura”. Con il termine “fantastico” ci si vuole riferire a un ristretto numero di opere che mostra un rispetto pressoché scrupoloso dei tratti distintivi del genere specifico e, in primo luogo, di quell’esitazione irrisolvibile del lettore fra una spiegazione degli eventi presentati di tipo razionale e una soprannaturale, alla base della definizione classica di fantastico.File | Dimensione | Formato | |
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