La prima guerra mondiale costituì per l’amministrazione della giustizia un difficile banco di prova. Tra l’applicazione del codice penale militare in tempo di guerra, l’attività “legislativa” del comando supremo (i bandi militari) e i criteri di applicazione delle norme penali adottati dagli stessi tribunali militari, i magistrati italiani, comandati spesso in zona di guerra, esercitarono uno ruolo nodale nel “disciplinamento” dell’esercito di massa e nel rapporto tra Stato e cittadino. Il saggio si muove lungo diverse linee di ricerca. La prima è costituita da uno scavo archivistico parziale nel grande fondo delle sentenze dei tribunali militari conservato presso l’Archivio centrale dello Stato, per verificare, anche sulla base della storiografia esistente, se vi fu o meno una qualche forma di autonomia nei giudizi rispetto agli indirizzi repressivi del comando supremo. Il secondo aspetto è relativo al complessivo atteggiamento della magistratura, dei singoli e del corpo, rispetto ai cambiamenti di mentalità giuridica e politica imposti dalla guerra; si pensi alla giustificazione del concetto di “giustizia eccezionale” da parte di alcuni, o, al contrario, al rifiuto di giudicare “i propri fratelli che andavano ogni momento a morire” espresso da altri giudici. Si esamina poi il complesso apporto delle Corti di cassazione alla delineazione del nuovo "campo" giuridico attraverso l'analisi dei discorsi d'inaugurazione degli anni giudiziari del periodo.
La magistratura e la prima guerra mondiale. Prassi e discorsi giudiziari / Meniconi, Antonella. - (2018), pp. 195-216. - BIBLIOTECA DI STORIA CONTEMPORANEA.
La magistratura e la prima guerra mondiale. Prassi e discorsi giudiziari
Antonella Meniconi
2018
Abstract
La prima guerra mondiale costituì per l’amministrazione della giustizia un difficile banco di prova. Tra l’applicazione del codice penale militare in tempo di guerra, l’attività “legislativa” del comando supremo (i bandi militari) e i criteri di applicazione delle norme penali adottati dagli stessi tribunali militari, i magistrati italiani, comandati spesso in zona di guerra, esercitarono uno ruolo nodale nel “disciplinamento” dell’esercito di massa e nel rapporto tra Stato e cittadino. Il saggio si muove lungo diverse linee di ricerca. La prima è costituita da uno scavo archivistico parziale nel grande fondo delle sentenze dei tribunali militari conservato presso l’Archivio centrale dello Stato, per verificare, anche sulla base della storiografia esistente, se vi fu o meno una qualche forma di autonomia nei giudizi rispetto agli indirizzi repressivi del comando supremo. Il secondo aspetto è relativo al complessivo atteggiamento della magistratura, dei singoli e del corpo, rispetto ai cambiamenti di mentalità giuridica e politica imposti dalla guerra; si pensi alla giustificazione del concetto di “giustizia eccezionale” da parte di alcuni, o, al contrario, al rifiuto di giudicare “i propri fratelli che andavano ogni momento a morire” espresso da altri giudici. Si esamina poi il complesso apporto delle Corti di cassazione alla delineazione del nuovo "campo" giuridico attraverso l'analisi dei discorsi d'inaugurazione degli anni giudiziari del periodo.File | Dimensione | Formato | |
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