Lo stato dell’arte riguardo alle realizzazioni compiute in campo archeologico nel corso degli ultimi decenni è piuttosto esaustivo, studi recenti hanno verificato l’efficacia strutturale, tecnologica, museografica di un considerevole numero di progetti; tuttavia la specificità e singolarità delle diverse azioni, che rispondono alle problematiche di ciascun sito, unite alla constatazione che un parco archeologico piuttosto che uno scavo urbano rispondono a esigenze completamente differenti e innescano dei meccanismi progettuali diversi, ci suggerisce di spostare la riflessione a monte del problema, ossia ‘sulle rovine’. Il carattere frammentario dell’architettura antica, necessita di un approccio storiografico particolare, che va assecondato, puntualizzato, discusso; cosa rappresenta ai nostri occhi la rovina? Un progetto interrotto, disponibile a una nuova conformazione, come a volte accade, o piuttosto l’estremo portato di una testimonianza storica carico di significati suggestivi e simbolici? Siamo certi che l’obiettivo finale di un siffatto intervento debba essere solo quello di restituire un’immagine organica, significativa e chiarificatrice dei ruderi e del loro originario impianto architettonico? La reinterpretazione del modello antico, nei suoi volumi, nei suoi rapporti interno - esterno, nei suoi percorsi è l’unico fine da perseguire? E quale ruolo deve essere riconosciuto al contesto nel quale le rovine sono attualmente inserite? Sostanzialmente l’aspetto che si intende sviluppare riguarda proprio l’attuale interpretazione filosofica delle rovine e la difficoltà di recuperare loro una sintonia, sopita, attenuata, ma mai spenta, con l’ambiente circostante; intesa che può rischiare di essere definitivamente soffocata da improprie realizzazioni architettoniche contemporanee. Dal progetto di T. Ungers per la piazza del Mercato a Treviri a quello di M. Guido per la piazza Toscano a Cosenza alla recente copertura progettata per il parco archeologico del Molinete a Cartagena in Spagna, è dimostrato come le rovine non ispirino solo nostalgia, ma anche riflessione e creatività. La questione del loro significato è proprio il nodo attorno al quale deve ruotare la riflessione, perché è proprio sull’indecifrabilità e alterità che spesso distinguono le rovine che ci si deve interrogare così come sulla funzione ermeneutica del progetto a loro destinato. Questo è quello che il presente saggio intenderebbe esplicitare.

"Sulle rovine", aspetti estetici e questioni conservative / Ercolino, Maria Grazia. - ELETTRONICO. - (2016), pp. 60-67.

"Sulle rovine", aspetti estetici e questioni conservative

Maria Grazia Ercolino
2016

Abstract

Lo stato dell’arte riguardo alle realizzazioni compiute in campo archeologico nel corso degli ultimi decenni è piuttosto esaustivo, studi recenti hanno verificato l’efficacia strutturale, tecnologica, museografica di un considerevole numero di progetti; tuttavia la specificità e singolarità delle diverse azioni, che rispondono alle problematiche di ciascun sito, unite alla constatazione che un parco archeologico piuttosto che uno scavo urbano rispondono a esigenze completamente differenti e innescano dei meccanismi progettuali diversi, ci suggerisce di spostare la riflessione a monte del problema, ossia ‘sulle rovine’. Il carattere frammentario dell’architettura antica, necessita di un approccio storiografico particolare, che va assecondato, puntualizzato, discusso; cosa rappresenta ai nostri occhi la rovina? Un progetto interrotto, disponibile a una nuova conformazione, come a volte accade, o piuttosto l’estremo portato di una testimonianza storica carico di significati suggestivi e simbolici? Siamo certi che l’obiettivo finale di un siffatto intervento debba essere solo quello di restituire un’immagine organica, significativa e chiarificatrice dei ruderi e del loro originario impianto architettonico? La reinterpretazione del modello antico, nei suoi volumi, nei suoi rapporti interno - esterno, nei suoi percorsi è l’unico fine da perseguire? E quale ruolo deve essere riconosciuto al contesto nel quale le rovine sono attualmente inserite? Sostanzialmente l’aspetto che si intende sviluppare riguarda proprio l’attuale interpretazione filosofica delle rovine e la difficoltà di recuperare loro una sintonia, sopita, attenuata, ma mai spenta, con l’ambiente circostante; intesa che può rischiare di essere definitivamente soffocata da improprie realizzazioni architettoniche contemporanee. Dal progetto di T. Ungers per la piazza del Mercato a Treviri a quello di M. Guido per la piazza Toscano a Cosenza alla recente copertura progettata per il parco archeologico del Molinete a Cartagena in Spagna, è dimostrato come le rovine non ispirino solo nostalgia, ma anche riflessione e creatività. La questione del loro significato è proprio il nodo attorno al quale deve ruotare la riflessione, perché è proprio sull’indecifrabilità e alterità che spesso distinguono le rovine che ci si deve interrogare così come sulla funzione ermeneutica del progetto a loro destinato. Questo è quello che il presente saggio intenderebbe esplicitare.
2016
Progettare archeologia. Teorie, questioni, prospettive
9788899013004
rovine; archeologia; progetto estetica
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
"Sulle rovine", aspetti estetici e questioni conservative / Ercolino, Maria Grazia. - ELETTRONICO. - (2016), pp. 60-67.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1155303
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