Il culmine della tradizione patristica greca e latina, rappresentato da Gregorio di Nissa e Agostino, può essere restituito come riflessione divergente sulla metafora, cioè sul potere analogico o carismatico di traslazione del desiderio. Al suo stesso interno la teologia matura di Agostino approda al riconoscimento dello scarto teologico tra due livelli di rivelazione e di senso. Alla platonizzante metafora ontoteologica (lex di translatio dai signa sensibili alla Res trascendente di Dio), ereditata dalla riflessione teologica origeniana nella sua reinterpretazione cappadoce, Agostino sovrappone una metafora differente, “apocalittica”: l’evento indisponibile dello Spiritus, il Dono indebito di grazia, pensato come Metafora carismatica, Transfert della santa concupiscenza, che elegge la peccaminosa libertà dell’uomo, muovendola irresistibilmente alla salvezza. Pensatore di Dio come Essere immutabile e confessore dell’evento della grazia, iniziatore della storia occidentale della memoria abitata da Altro come scaturigine delle ermeneutiche della storicità, Agostino continua ad essere privilegiato oggetto di interpretazione di due importanti e divergenti teorie contemporanee della metafora: l’ermeneutica dell’incondizionato e l’ontologia dell’inesauribile di Ricoeur e la decostruzione aperta all’evento del “Vieni!” di Derrida. Ma mentre la decostruzione del cristianesimo di Derrida privilegia l’interpretazione del dono e della decisione passiva dell’antiumanistico Agostino, la prospettiva di Ricoeur converge con quella umanistico-cristiana di Origene e ancor più con quella di Gregorio di Nissa. Il più speculativo dei Padri cappadoci “inventa” il pensiero dell’infinità incomprensibile di Dio, dell’intelligenza come sapere congetturale dell’inesauribile, del desiderio spirituale come protensione infinita nell’interpretazione allegorica delle metafore analogiche, attraverso le quali il Logos chiama la libertà della creatura alla responsabilità di una testimonianza fedele, quindi a un’impossibile, eppure estatica unione mistica. Se Agostino e Gregorio propongono due diverse intelligenze dell’intimo differire del pensiero teologico, quindi due diverse interpretazioni del transfert del desiderio cristiano e del suo paradossale godimento, essi continuano a differire nella ricerca rigorosamente filosofica, non dogmatica e laicamente decostruttiva di due dei massimi pensatori contemporanei.
Il differire della metafora. Il transfert del desiderio da Gregorio di Nissa e Agostino a Ricoeur e Derrida / Lettieri, Gaetano. - STAMPA. - (2018). [10.4458/1057]
Il differire della metafora. Il transfert del desiderio da Gregorio di Nissa e Agostino a Ricoeur e Derrida
Gaetano Lettieri
2018
Abstract
Il culmine della tradizione patristica greca e latina, rappresentato da Gregorio di Nissa e Agostino, può essere restituito come riflessione divergente sulla metafora, cioè sul potere analogico o carismatico di traslazione del desiderio. Al suo stesso interno la teologia matura di Agostino approda al riconoscimento dello scarto teologico tra due livelli di rivelazione e di senso. Alla platonizzante metafora ontoteologica (lex di translatio dai signa sensibili alla Res trascendente di Dio), ereditata dalla riflessione teologica origeniana nella sua reinterpretazione cappadoce, Agostino sovrappone una metafora differente, “apocalittica”: l’evento indisponibile dello Spiritus, il Dono indebito di grazia, pensato come Metafora carismatica, Transfert della santa concupiscenza, che elegge la peccaminosa libertà dell’uomo, muovendola irresistibilmente alla salvezza. Pensatore di Dio come Essere immutabile e confessore dell’evento della grazia, iniziatore della storia occidentale della memoria abitata da Altro come scaturigine delle ermeneutiche della storicità, Agostino continua ad essere privilegiato oggetto di interpretazione di due importanti e divergenti teorie contemporanee della metafora: l’ermeneutica dell’incondizionato e l’ontologia dell’inesauribile di Ricoeur e la decostruzione aperta all’evento del “Vieni!” di Derrida. Ma mentre la decostruzione del cristianesimo di Derrida privilegia l’interpretazione del dono e della decisione passiva dell’antiumanistico Agostino, la prospettiva di Ricoeur converge con quella umanistico-cristiana di Origene e ancor più con quella di Gregorio di Nissa. Il più speculativo dei Padri cappadoci “inventa” il pensiero dell’infinità incomprensibile di Dio, dell’intelligenza come sapere congetturale dell’inesauribile, del desiderio spirituale come protensione infinita nell’interpretazione allegorica delle metafore analogiche, attraverso le quali il Logos chiama la libertà della creatura alla responsabilità di una testimonianza fedele, quindi a un’impossibile, eppure estatica unione mistica. Se Agostino e Gregorio propongono due diverse intelligenze dell’intimo differire del pensiero teologico, quindi due diverse interpretazioni del transfert del desiderio cristiano e del suo paradossale godimento, essi continuano a differire nella ricerca rigorosamente filosofica, non dogmatica e laicamente decostruttiva di due dei massimi pensatori contemporanei.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Lettieri_Il-differire-della-metafora_2018.pdf
solo gestori archivio
Tipologia:
Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
2.58 MB
Formato
Adobe PDF
|
2.58 MB | Adobe PDF | Contatta l'autore |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.