Una delle novità più rilevanti nel recente panorama degli studi su Roma contemporanea è l’emergere di un precipuo interesse di ricerca verso quei territori periurbani che dalla metà del Novecento sono stati investiti dagli impetuosi processi di urbanizzazione che hanno ridisegnato il volto della “città eterna” a partire dalla sua proclamazione a capitale d’Italia. In questo contesto, il saggio si propone di rintracciare e analizzare in prospettiva storica alcune matrici e caratteri originari dell’abitare nell’«altra Roma» sita «fuori Raccordo», ovvero in quelle ampie porzioni di città che si estendono oltre il perimetro delimitato dal Grande raccordo anulare, che da tempo non è più possibile considerare come una sorta di confine informale tra la città propriamente intesa e le aree extraurbane. A esser preso in esame è il quadrante sud-occidentale, nello specifico i quartieri sviluppatisi “tra Roma e il mare” lungo le direttrici segnate dalla via Ostiense-via del Mare e dalla via Cristoforo Colombo. Si tratta di un tessuto urbano assai composito tanto sotto il profilo urbanistico quanto sul piano sociale, che vede coesistere fianco a fianco nuclei di edilizia residenziale pubblica, quartieri di iniziativa privata, zone abusive e aree non ancora interamente urbanizzate. Il saggio intende gettar luce sui modelli residenziali e le culture abitative che hanno contraddistinto lo sviluppo di questa porzione di città proiettata verso il litorale tirrenico concentrando l’attenzione su due episodi particolarmente significativi: il Villaggio San Francesco, un complesso di case popolari per senzatetto sorto negli anni Cinquanta grazie ai fondi raccolti attraverso una sottoscrizione pubblica lanciata da un comitato di cittadini della buona borghesia cattolica che poté avvalersi del fervido supporto della Chiesa e del Comune di Roma; e Casal Palocco, un esteso sobborgo all’americana realizzato tra la metà degli anni Cinquanta e la metà dei Settanta dalla Società Generale Immobiliare, il più importante promotore edilizio a livello romano nonché protagonista del dibattito pubblico sulla speculazione edilizia di quegli anni. Mostrando come l’abitare è stato reinterpretato in questo territorio periurbano all’insegna di un’edilizia estensiva, dell’opzione per le case basse e gli alloggi indipendenti come alternativa alla tipologia abitativa dominante degli anni del boom rappresentata dall’appartamento in condominio multipiano, e della proposta di una vita diversa a più stretto contatto con la natura intesa come rimedio ai mali urbani, si vuole fornire un contributo in termini di conoscenza storica alla comprensione di quella realtà urbana diffusa, stratificata e complessa che è la Roma contemporanea.
Abitare tra Roma e il mare. Modelli residenziali e culture abitative nel secondo Novecento / Bonomo, Bruno. - STAMPA. - (2018), pp. 94-109.
Abitare tra Roma e il mare. Modelli residenziali e culture abitative nel secondo Novecento
Bruno Bonomo
2018
Abstract
Una delle novità più rilevanti nel recente panorama degli studi su Roma contemporanea è l’emergere di un precipuo interesse di ricerca verso quei territori periurbani che dalla metà del Novecento sono stati investiti dagli impetuosi processi di urbanizzazione che hanno ridisegnato il volto della “città eterna” a partire dalla sua proclamazione a capitale d’Italia. In questo contesto, il saggio si propone di rintracciare e analizzare in prospettiva storica alcune matrici e caratteri originari dell’abitare nell’«altra Roma» sita «fuori Raccordo», ovvero in quelle ampie porzioni di città che si estendono oltre il perimetro delimitato dal Grande raccordo anulare, che da tempo non è più possibile considerare come una sorta di confine informale tra la città propriamente intesa e le aree extraurbane. A esser preso in esame è il quadrante sud-occidentale, nello specifico i quartieri sviluppatisi “tra Roma e il mare” lungo le direttrici segnate dalla via Ostiense-via del Mare e dalla via Cristoforo Colombo. Si tratta di un tessuto urbano assai composito tanto sotto il profilo urbanistico quanto sul piano sociale, che vede coesistere fianco a fianco nuclei di edilizia residenziale pubblica, quartieri di iniziativa privata, zone abusive e aree non ancora interamente urbanizzate. Il saggio intende gettar luce sui modelli residenziali e le culture abitative che hanno contraddistinto lo sviluppo di questa porzione di città proiettata verso il litorale tirrenico concentrando l’attenzione su due episodi particolarmente significativi: il Villaggio San Francesco, un complesso di case popolari per senzatetto sorto negli anni Cinquanta grazie ai fondi raccolti attraverso una sottoscrizione pubblica lanciata da un comitato di cittadini della buona borghesia cattolica che poté avvalersi del fervido supporto della Chiesa e del Comune di Roma; e Casal Palocco, un esteso sobborgo all’americana realizzato tra la metà degli anni Cinquanta e la metà dei Settanta dalla Società Generale Immobiliare, il più importante promotore edilizio a livello romano nonché protagonista del dibattito pubblico sulla speculazione edilizia di quegli anni. Mostrando come l’abitare è stato reinterpretato in questo territorio periurbano all’insegna di un’edilizia estensiva, dell’opzione per le case basse e gli alloggi indipendenti come alternativa alla tipologia abitativa dominante degli anni del boom rappresentata dall’appartamento in condominio multipiano, e della proposta di una vita diversa a più stretto contatto con la natura intesa come rimedio ai mali urbani, si vuole fornire un contributo in termini di conoscenza storica alla comprensione di quella realtà urbana diffusa, stratificata e complessa che è la Roma contemporanea.File | Dimensione | Formato | |
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