Negli ultimi dieci anni il numero di trasferimenti di residenza in Italia, seppur con qualche oscillazione, si è mantenuto pressoché stabile e costantemente al di sopra del milione e 300 mila unità. Ai cambiamenti dovuti all’aumento della presenza straniera e al conseguente incremento della mobilità territoriale, si è contrapposta la recente crisi economica che ha ridotto il livello di mobilità e, in particolare, quello degli spostamenti di lungo raggio. Le aree che maggiormente hanno risentito del calo della mobilità interna iniziato nel 2009 sono quelle del Nord-Est, ovvero le regioni che dalla seconda metà degli anni Novanta avevano fatto registrare il maggior incremento dei flussi migratori interni. Gli scenari pessimistici delineati dalla recessione hanno da un lato inibito la ricerca di occupazione nelle aree economicamente più sviluppate del Paese e, dall’altro, la chiusura di aziende e fabbriche ha ridotto notevolmente l’offerta di lavoro. Se gli italiani che si spostano dalle regioni del Mezzogiorno verso quelle del Centro-Nord sono in calo, al contrario aumentano i giovani (sia italiani sia stranieri) che decidono di emigrare verso altri paesi dell’Unione Europea. Gli spostamenti sono più frequenti in età giovanile presumibilmente per motivi di studio o di lavoro e nelle età più anziane per ricongiungimenti familiari di varia natura (ritorno ai luoghi di origine, o avvicinamento ai figli migrati). Si registra nel complesso un sostanziale equilibrio di genere, leggermente a favore degli uomini nelle classi di età centrali e, viceversa, una maggiore presenza delle donne solo per i titoli di studio elevati. Inoltre, aumenta la quota di laureati che si spostano dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord e si riduce quella degli emigrati con titoli di studio medio-bassi.
I flussi migratori interni all’Italia: caratteristiche e tendenze / Tucci, Enrico; Licari, Francesca. - STAMPA. - (2017), pp. 71-78.
I flussi migratori interni all’Italia: caratteristiche e tendenze.
Enrico Tucci;
2017
Abstract
Negli ultimi dieci anni il numero di trasferimenti di residenza in Italia, seppur con qualche oscillazione, si è mantenuto pressoché stabile e costantemente al di sopra del milione e 300 mila unità. Ai cambiamenti dovuti all’aumento della presenza straniera e al conseguente incremento della mobilità territoriale, si è contrapposta la recente crisi economica che ha ridotto il livello di mobilità e, in particolare, quello degli spostamenti di lungo raggio. Le aree che maggiormente hanno risentito del calo della mobilità interna iniziato nel 2009 sono quelle del Nord-Est, ovvero le regioni che dalla seconda metà degli anni Novanta avevano fatto registrare il maggior incremento dei flussi migratori interni. Gli scenari pessimistici delineati dalla recessione hanno da un lato inibito la ricerca di occupazione nelle aree economicamente più sviluppate del Paese e, dall’altro, la chiusura di aziende e fabbriche ha ridotto notevolmente l’offerta di lavoro. Se gli italiani che si spostano dalle regioni del Mezzogiorno verso quelle del Centro-Nord sono in calo, al contrario aumentano i giovani (sia italiani sia stranieri) che decidono di emigrare verso altri paesi dell’Unione Europea. Gli spostamenti sono più frequenti in età giovanile presumibilmente per motivi di studio o di lavoro e nelle età più anziane per ricongiungimenti familiari di varia natura (ritorno ai luoghi di origine, o avvicinamento ai figli migrati). Si registra nel complesso un sostanziale equilibrio di genere, leggermente a favore degli uomini nelle classi di età centrali e, viceversa, una maggiore presenza delle donne solo per i titoli di studio elevati. Inoltre, aumenta la quota di laureati che si spostano dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord e si riduce quella degli emigrati con titoli di studio medio-bassi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.