Se si guarda allo sviluppo industriale italiano in un’ottica tradizionale, il panorama preunitario non può che apparire sconfortante. Anche se la ricerca storica mostra – a ragione – come le origini dell’industria italiana siano rintracciabili già quando la penisola era divisa tra vari Stati di diverse dimensioni, vi è tra gli studiosi un consolidato consenso sul fatto che il Paese, al momento dell’unificazione, fosse ancora decisamente arretrato. L’Italia che si affacciava sulla scena internazionale nel 1861 era un Paese con una struttura economica essenzialmente agricola. L’agricoltura contribuiva per il 58% alla formazione del prodotto privato lordo, contro il 20% dell’industria e il 22% del terziario. Le visioni industrialiste del futuro economico del nuovo Regno, pure qua e là timidamente avanzate, restarono nettamente minoritarie almeno fino agli anni Ottanta dell’Ottocento. I grandi temi attorno ai quali ruotava la riflessione rimasero pressoché esclusivamente agricoli, e gli interessi di tipo agronomico ebbero una schiacciante preminenza anche nelle istituzioni scientifico-culturali. Per gli economisti liberisti del primo quindicennio postunitario, e per larga parte della classe dirigente con loro, nella divisione internazionale del lavoro l’Italia doveva perseguire lo sviluppo delle sue risorse ‘naturali’, e quindi essenzialmente della produzione agricola. Si analizzano quindi le varie tipologie di imprese industriali che si svilupparono o proseguirono il loro sviluppo nel periodo considerato
Le imprese del Risorgimento / Paoloni, Giovanni. - STAMPA. - (2013), pp. 248-259.
Le imprese del Risorgimento
Giovanni Paoloni
2013
Abstract
Se si guarda allo sviluppo industriale italiano in un’ottica tradizionale, il panorama preunitario non può che apparire sconfortante. Anche se la ricerca storica mostra – a ragione – come le origini dell’industria italiana siano rintracciabili già quando la penisola era divisa tra vari Stati di diverse dimensioni, vi è tra gli studiosi un consolidato consenso sul fatto che il Paese, al momento dell’unificazione, fosse ancora decisamente arretrato. L’Italia che si affacciava sulla scena internazionale nel 1861 era un Paese con una struttura economica essenzialmente agricola. L’agricoltura contribuiva per il 58% alla formazione del prodotto privato lordo, contro il 20% dell’industria e il 22% del terziario. Le visioni industrialiste del futuro economico del nuovo Regno, pure qua e là timidamente avanzate, restarono nettamente minoritarie almeno fino agli anni Ottanta dell’Ottocento. I grandi temi attorno ai quali ruotava la riflessione rimasero pressoché esclusivamente agricoli, e gli interessi di tipo agronomico ebbero una schiacciante preminenza anche nelle istituzioni scientifico-culturali. Per gli economisti liberisti del primo quindicennio postunitario, e per larga parte della classe dirigente con loro, nella divisione internazionale del lavoro l’Italia doveva perseguire lo sviluppo delle sue risorse ‘naturali’, e quindi essenzialmente della produzione agricola. Si analizzano quindi le varie tipologie di imprese industriali che si svilupparono o proseguirono il loro sviluppo nel periodo consideratoFile | Dimensione | Formato | |
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