Se si dovessero riassumere le posizioni dei vari studiosi in questi ultimi decenni sul tema della nudità maschile in Grecia, pur con alcune distinzioni, sembra che la questione fondamentale sia se la nudità costituisca una strategia rappresentativa nobilitante (Himmelmann) sganciata dal contesto, oppure una posizione più antropologica (Bonfante in primis) che pur riconoscendo alla nudità il riferimento a valori nobilitanti, si interrogano sul referente concreto di essa. Un contributo basilare che ha tentato di superare questo dualismo è stato portato da Andrew Stewart , il quale fa una distinzione tra nudità artistica (nudity) e nudità realistica (nakedness). Stewart pensa che la nudity sia una strategia culturale utilizzata dai Greci per mostrare le qualità fisiche, in particolare per presentare la mascolinità come una categoria naturale e la femminilità come una costruzione culturale. Nei contributi più recenti (Stähli per esempio) si tende a considerare la nudità come una formula iconografica che certamente parte dal corpo come entità concreta ma non lo rappresenta secondo una prassi mimetica: il corpo nella sua concretezza rimane inafferrabile perché è anch’esso una costruzione sociale. Ciò che esprime è il risultato di un sapere sociale che si trasforma nel corso del tempo: questo sapere sociale si incarna nel corpo nudo maschile con valori che sono immediatamente riconoscibili e altri che sono invisibili, ma non per questo meno significativi. Camminare nell’agorà di Atene o incamminarsi per la via sacra di un santuario significava incontrare corpi concreti ma anche immagini di eroi, atleti, guerrieri, uomini politici, divinità che non erano meno concreti e formavano una comunità del passato unita al presente dal mito e dalla memoria. I loro corpi nudi interagivano con la disposizione mentale degli osservatori, perciò le categorie di nudità ideale e nudità realistica si scontrano con una costellazione culturale poliedrica. La nudità pertanto non ha né un carattere ideale né realistico, ma dimostrativo ed è usata per costruire un discorso sul corpo in funzione sociale, tramite l’affermazione di un modello fisico che costituisce l’ideale autorappresentazione di una classe elitaria; gli altri, coloro che attraverso il loro corpo deficiente rappresentano il controtipo, sono rappresentati nudi a dimostrazione della loro minorità sociale, della loro esclusione dal ceto dirigente della polis.
Il corpo in stato di precarietà. Gestualità delle espulsioni corporali nella ceramica greca tra VI e V secolo a.C / Barbanera, Marcello. - STAMPA. - (2018), pp. 103-151.
Il corpo in stato di precarietà. Gestualità delle espulsioni corporali nella ceramica greca tra VI e V secolo a.C.
marcello barbanera
2018
Abstract
Se si dovessero riassumere le posizioni dei vari studiosi in questi ultimi decenni sul tema della nudità maschile in Grecia, pur con alcune distinzioni, sembra che la questione fondamentale sia se la nudità costituisca una strategia rappresentativa nobilitante (Himmelmann) sganciata dal contesto, oppure una posizione più antropologica (Bonfante in primis) che pur riconoscendo alla nudità il riferimento a valori nobilitanti, si interrogano sul referente concreto di essa. Un contributo basilare che ha tentato di superare questo dualismo è stato portato da Andrew Stewart , il quale fa una distinzione tra nudità artistica (nudity) e nudità realistica (nakedness). Stewart pensa che la nudity sia una strategia culturale utilizzata dai Greci per mostrare le qualità fisiche, in particolare per presentare la mascolinità come una categoria naturale e la femminilità come una costruzione culturale. Nei contributi più recenti (Stähli per esempio) si tende a considerare la nudità come una formula iconografica che certamente parte dal corpo come entità concreta ma non lo rappresenta secondo una prassi mimetica: il corpo nella sua concretezza rimane inafferrabile perché è anch’esso una costruzione sociale. Ciò che esprime è il risultato di un sapere sociale che si trasforma nel corso del tempo: questo sapere sociale si incarna nel corpo nudo maschile con valori che sono immediatamente riconoscibili e altri che sono invisibili, ma non per questo meno significativi. Camminare nell’agorà di Atene o incamminarsi per la via sacra di un santuario significava incontrare corpi concreti ma anche immagini di eroi, atleti, guerrieri, uomini politici, divinità che non erano meno concreti e formavano una comunità del passato unita al presente dal mito e dalla memoria. I loro corpi nudi interagivano con la disposizione mentale degli osservatori, perciò le categorie di nudità ideale e nudità realistica si scontrano con una costellazione culturale poliedrica. La nudità pertanto non ha né un carattere ideale né realistico, ma dimostrativo ed è usata per costruire un discorso sul corpo in funzione sociale, tramite l’affermazione di un modello fisico che costituisce l’ideale autorappresentazione di una classe elitaria; gli altri, coloro che attraverso il loro corpo deficiente rappresentano il controtipo, sono rappresentati nudi a dimostrazione della loro minorità sociale, della loro esclusione dal ceto dirigente della polis.File | Dimensione | Formato | |
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