La «traccia dell’addio delle cose» è quanto resta di ciò che è stato. La Seconda guerra mondiale, con le sue devastazioni senza precedenti, ha compromesso irrimediabilmente due categorie fondanti per l’essere umano: il corpo e la città. Auschwitz e Hiroshima sono solo gli emblemi più noti della catastrofe: le macerie provocate da questo nuovo genere di guerra, diverso da ogni altro conflitto della storia per intensità pervasività e violenza inumana, sono state al centro di una riflessione su un’«umanità in rovina» che ha coinvolto intere nazioni, comunità e, individualmente, artisti. Alla fine della guerra il corpo si trova al centro di un inedito dibattito, tutt’ora in corso, che coinvolge giurisprudenza, antropologia, medicina e filosofi. Mentre il paesaggio urbano è oggetto di un discorso oggi ancora vivo che vede dialogare l’urbanistica e l’architettura con le valutazioni storiche e sociologiche, le pratiche del restauro e gli studi sulla memoria. L’arte e la letteratura hanno recepito con attenzione il cambio di passo del XX secolo, riflettendone gli aspetti più peculiari e inserendosi attivamente in questo confronto. Gli autori che hanno rivoluzionato la propria poetica a fronte dell’ecatombe bellica hanno lavorato anzitutto su una riconfigurazione delle loro modalità compositive e, spesso, sul nesso carico di implicazioni fra lingua materna e lingua dell’espressione artisitca. Ciò che resta, ciò che resiste è l’inoccultabile materialità del durare: anche nelle sue forme più precarie e inconsistenti, la traccia di uno svanimento è rimasta a testimoniare al contempo le ragioni di una perdita e la necessità di fissarne, nello spazio del tempo, un passaggio carico di memoria.

La traccia dell'addio delle cose. Macerie urbane, umane e culturali nel secondo dopoguerra / Gennaro, Tommaso. - STAMPA. - (2017).

La traccia dell'addio delle cose. Macerie urbane, umane e culturali nel secondo dopoguerra

Tommaso Gennaro
2017

Abstract

La «traccia dell’addio delle cose» è quanto resta di ciò che è stato. La Seconda guerra mondiale, con le sue devastazioni senza precedenti, ha compromesso irrimediabilmente due categorie fondanti per l’essere umano: il corpo e la città. Auschwitz e Hiroshima sono solo gli emblemi più noti della catastrofe: le macerie provocate da questo nuovo genere di guerra, diverso da ogni altro conflitto della storia per intensità pervasività e violenza inumana, sono state al centro di una riflessione su un’«umanità in rovina» che ha coinvolto intere nazioni, comunità e, individualmente, artisti. Alla fine della guerra il corpo si trova al centro di un inedito dibattito, tutt’ora in corso, che coinvolge giurisprudenza, antropologia, medicina e filosofi. Mentre il paesaggio urbano è oggetto di un discorso oggi ancora vivo che vede dialogare l’urbanistica e l’architettura con le valutazioni storiche e sociologiche, le pratiche del restauro e gli studi sulla memoria. L’arte e la letteratura hanno recepito con attenzione il cambio di passo del XX secolo, riflettendone gli aspetti più peculiari e inserendosi attivamente in questo confronto. Gli autori che hanno rivoluzionato la propria poetica a fronte dell’ecatombe bellica hanno lavorato anzitutto su una riconfigurazione delle loro modalità compositive e, spesso, sul nesso carico di implicazioni fra lingua materna e lingua dell’espressione artisitca. Ciò che resta, ciò che resiste è l’inoccultabile materialità del durare: anche nelle sue forme più precarie e inconsistenti, la traccia di uno svanimento è rimasta a testimoniare al contempo le ragioni di una perdita e la necessità di fissarne, nello spazio del tempo, un passaggio carico di memoria.
2017
8893770326
Guerra; macerie; Samuel Beckett; Paul Celan; Amelia Rosselli
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
La traccia dell'addio delle cose. Macerie urbane, umane e culturali nel secondo dopoguerra / Gennaro, Tommaso. - STAMPA. - (2017).
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