Il XIX secolo segna la frattura tra scienze dello spirito e della natura. La rivoluzione darwiniana, tuttavia, cambia il contesto scientifico dal punto di vista antropologico più che metodologico. Mentre sotto quest’ultimo punto di vista Darwin non introduce nulla di nuovo, dall’altra parte si afferma la figura dello scienziato moderno, che studia i meccanismi della natura e si disinteressa dei suoi principi organizzativi, ossia delle sue finalità. La disputa scientifica in ambito geografico su Darwin e Lamarck mostra esiti inaspettati. Il trionfo di Darwin è tutt’altro che scontato per tutto il secolo, e anche quando viene decretato ormai i geografi hanno perso quella familiarità con le scienze della natura che gli possano far apprezzare il proprio distacco, di fatto, dal metodo darwiniano e la vicinanza con Lamarck. Ipotesi questa, se confermata, che spingerebbe a chiedersi le ragioni di una preferenza, quando anche non espressa. Il tentativo di Lamarck si contrappone a Darwin perché per l’ultima volta cerca di porre consapevolmente il finalismo all’interno della scienza moderna, cosa che il secondo respinge. La ricerca del finalismo fa riflettere allora sull’identità della geografia come scienza appropriata all’unità del sapere, quindi per sua natura contraria alla frammentazione degli studi. Da qui si apre il problema del rapporto con il positivismo e il determinismo, in una diatriba intellettuale che ha come elemento centrale la consapevolezza o meno del proprio finalismo metodologico.
La costante presenza di Lamarck nella geografia della seconda metà dell'Ottocento: un problema finalistico? / Marconi, Matteo. - STAMPA. - (2015), pp. 49-62.
La costante presenza di Lamarck nella geografia della seconda metà dell'Ottocento: un problema finalistico?
Matteo Marconi
2015
Abstract
Il XIX secolo segna la frattura tra scienze dello spirito e della natura. La rivoluzione darwiniana, tuttavia, cambia il contesto scientifico dal punto di vista antropologico più che metodologico. Mentre sotto quest’ultimo punto di vista Darwin non introduce nulla di nuovo, dall’altra parte si afferma la figura dello scienziato moderno, che studia i meccanismi della natura e si disinteressa dei suoi principi organizzativi, ossia delle sue finalità. La disputa scientifica in ambito geografico su Darwin e Lamarck mostra esiti inaspettati. Il trionfo di Darwin è tutt’altro che scontato per tutto il secolo, e anche quando viene decretato ormai i geografi hanno perso quella familiarità con le scienze della natura che gli possano far apprezzare il proprio distacco, di fatto, dal metodo darwiniano e la vicinanza con Lamarck. Ipotesi questa, se confermata, che spingerebbe a chiedersi le ragioni di una preferenza, quando anche non espressa. Il tentativo di Lamarck si contrappone a Darwin perché per l’ultima volta cerca di porre consapevolmente il finalismo all’interno della scienza moderna, cosa che il secondo respinge. La ricerca del finalismo fa riflettere allora sull’identità della geografia come scienza appropriata all’unità del sapere, quindi per sua natura contraria alla frammentazione degli studi. Da qui si apre il problema del rapporto con il positivismo e il determinismo, in una diatriba intellettuale che ha come elemento centrale la consapevolezza o meno del proprio finalismo metodologico.File | Dimensione | Formato | |
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