L’articolo, analizza le performance della memoria involontaria, precisamente il modo come un’organizzazione non governativa e pacifista, le Donne in Nero di Serbia (Žene u crnom) - un ramo dell’organizzazione femminista internazionale e anti-militare, Women in Black – ogni anno ricorda l’esecuzione dei 8.372 civili musulmani, che si è svolta nel luglio del 1995, nella città bosniaca di Srebrenica. Il testo parte dalla conclusione di Paul Connerton che l’atto di ricordare non dipende solo da un sistema stabile di luoghi ma potrebbe anche essere legato ai corpi. E se l’arte di memoria è implicitamente legata al corpo, allora potrebbe diventare anche una memoria performativa, una performance corporea come modo di ricordare. Questa “memoria del corpo” può anche essere manifestata non solo nei movimenti e gesticolazioni, ma anche nei vari oggetti culturali, come nel caso delle Donne in Nero: il loro modo di vestire (sempre in nero), l’utilizzo del silenzio e l’uso degli striscioni con dei slogan semplici. Visto che siamo costantemente bombardati dalle immagini di guerra, terrorismo e varie forme delle sofferenze, con un livello di produzione e distribuzione delle immagini contro quali gli artisti non possono competere, quello che rimane è la performance dal vivo, qui ed ora, con la sua estetica sovversiva. Mentre i media ci mostrano solo delle immagini di quello che accade in tempo reale, le performance delle Donne in Nero rappresentano il confronto tra passato e presente, tra l’oblio e la memoria, tra promessa di creare un luogo di memoria e realizzazione effettiva di quella promessa.
L'arte della memoria tra linguaggio e performance: Il caso delle Donne in nero in Serbia / Jovicevic, Aleksandra. - STAMPA. - (2018), pp. 369-392.
L'arte della memoria tra linguaggio e performance: Il caso delle Donne in nero in Serbia
Aleksandra Jovicevic
2018
Abstract
L’articolo, analizza le performance della memoria involontaria, precisamente il modo come un’organizzazione non governativa e pacifista, le Donne in Nero di Serbia (Žene u crnom) - un ramo dell’organizzazione femminista internazionale e anti-militare, Women in Black – ogni anno ricorda l’esecuzione dei 8.372 civili musulmani, che si è svolta nel luglio del 1995, nella città bosniaca di Srebrenica. Il testo parte dalla conclusione di Paul Connerton che l’atto di ricordare non dipende solo da un sistema stabile di luoghi ma potrebbe anche essere legato ai corpi. E se l’arte di memoria è implicitamente legata al corpo, allora potrebbe diventare anche una memoria performativa, una performance corporea come modo di ricordare. Questa “memoria del corpo” può anche essere manifestata non solo nei movimenti e gesticolazioni, ma anche nei vari oggetti culturali, come nel caso delle Donne in Nero: il loro modo di vestire (sempre in nero), l’utilizzo del silenzio e l’uso degli striscioni con dei slogan semplici. Visto che siamo costantemente bombardati dalle immagini di guerra, terrorismo e varie forme delle sofferenze, con un livello di produzione e distribuzione delle immagini contro quali gli artisti non possono competere, quello che rimane è la performance dal vivo, qui ed ora, con la sua estetica sovversiva. Mentre i media ci mostrano solo delle immagini di quello che accade in tempo reale, le performance delle Donne in Nero rappresentano il confronto tra passato e presente, tra l’oblio e la memoria, tra promessa di creare un luogo di memoria e realizzazione effettiva di quella promessa.File | Dimensione | Formato | |
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