Anche se la rilevanza dell’azione pubblica per l’urbanistica è largamente riconosciuta, gli urbanisti italiani non hanno sinora prestato troppa attenzione a questo tema. Per ritrovare un contributo recente al riguardo, si può recuperare il collettaneo Città e Azione pubblica (Moroni - Lanzani 2006) che, negli Atti della X Conferenza Siu di Milano, restituiva analisi ed esperienze esplicitamente orientate verso la messa a fuoco di quello che, nel sottotitolo, gli autori definivano «riformismo al plurale». Un’accezione in discussione, in quella fase, nella quale emergevano i limiti di una certa tradizione riformista, mentre si auspicava una pluralizzazione che sembrava promettere una maggiore e più ampia libertà di azione e intervento alla scala urbana. Questo tipo di orientamenti ha forse influito sulla contenuta capacità disciplinare, negli ultimi anni, di: 1) soffermarsi su una definizione più composita e problematica dell’azione pubblica, che provasse a superare l’opposizione secca tra azioni bottom-up e topdown, peculiare di quella fase di messa in discussione del riformismo; 2) osservare più criticamente il rapporto tra élite e gruppi di interesse, nonostante la fiducia nel pluralismo non abbia ridotto il controllo da parte di circoli limitati dei processi decisionali e le scelte pubbliche che si volevano, invece, più inclusive e plurali.
Ruoli e responsabilità degli urbanisti tra spazio e politica / DE LEO, Daniela. - STAMPA. - (2018), pp. 159-169.
Ruoli e responsabilità degli urbanisti tra spazio e politica
DE LEO DANIELA
Writing – Original Draft Preparation
2018
Abstract
Anche se la rilevanza dell’azione pubblica per l’urbanistica è largamente riconosciuta, gli urbanisti italiani non hanno sinora prestato troppa attenzione a questo tema. Per ritrovare un contributo recente al riguardo, si può recuperare il collettaneo Città e Azione pubblica (Moroni - Lanzani 2006) che, negli Atti della X Conferenza Siu di Milano, restituiva analisi ed esperienze esplicitamente orientate verso la messa a fuoco di quello che, nel sottotitolo, gli autori definivano «riformismo al plurale». Un’accezione in discussione, in quella fase, nella quale emergevano i limiti di una certa tradizione riformista, mentre si auspicava una pluralizzazione che sembrava promettere una maggiore e più ampia libertà di azione e intervento alla scala urbana. Questo tipo di orientamenti ha forse influito sulla contenuta capacità disciplinare, negli ultimi anni, di: 1) soffermarsi su una definizione più composita e problematica dell’azione pubblica, che provasse a superare l’opposizione secca tra azioni bottom-up e topdown, peculiare di quella fase di messa in discussione del riformismo; 2) osservare più criticamente il rapporto tra élite e gruppi di interesse, nonostante la fiducia nel pluralismo non abbia ridotto il controllo da parte di circoli limitati dei processi decisionali e le scelte pubbliche che si volevano, invece, più inclusive e plurali.File | Dimensione | Formato | |
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