La crisi finanziaria iniziata nell’agosto del 2007 negli Stati Uniti ha avviato il processo che ha dato origine alla cosiddetta “grande recessione” ovvero una crisi finanziaria globale che, per estensione ed effetti, non ha eguali nella storia dell’economia e viene considerata da molti economisti come una delle peggiori crisi economiche della storia. Tra il 2010 e il 2011 si è assistito poi ad una singolarità, l’allargamento della crisi ai debiti sovrani e alle finanze pubbliche di molti paesi dell’eurozona. In un contesto di incertezza e persistenza la crisi ha generato una serie di effetti negativi tra i quali una drastica riduzione del credito concesso dalle banche, una diminuzione della liquidità e, in generale, ad una fortissima contrazione dell’economia. Per fronteggiare le conseguenze prodotte dalla crisi finanziaria, rivitalizzare i mercati, ridurre il livello generale dei prezzi e spingere le banche commerciali ad aumentare i prestiti alle imprese, le principali banche mondiali, in particolare la Banca Centrale Americana (Federal Reserve - FED) e la Banca Centrale Europea (European Central Bank – ECB), hanno attuato una serie di interventi di politiche monetarie non convenzionali. In quest’ottica la BCE ha ridotto progressivamente i tassi d’interesse sui depositi delle banche fino ad applicare tassi negativi volti a scoraggiare l’investimento in depositi presso la BCE e in titoli di stato sovrani. Molte sono state le banche centrali che hanno intrapreso la medesima strada anche se, ad oggi, permangono molti dubbi sulla reale efficacia di questa azione in quanto se da una parte si è disincentivato l‘immobilizzo di grandi masse di liquidità, e quindi in settori diversi da quelli dell’economia reale, dall’altra si sono generati fortissimi impatti sulla redditività delle banche, nello specifico sulla loro capacità di produrre valore dall’attività di esercizio del credito. In questo scenario le banche hanno rivisitato il proprio modello di business e attuato nuove strategie volte a fronteggiare la riduzione della redditività e del margine d’interesse in particolare. Il presente lavoro propone l’analisi dell’evoluzione della redditività bancaria in un contesto di mercato ancora oggi caratterizzato da tassi d’interesse bassi e addirittura negativi. Il percorso metodologico prevede lo studio dello scenario macroeconomico di riferimento, strumentale alla comprensione degli impatti sulla evoluzione della redditività bancaria (capitolo 1); l’analisi dell’evoluzione degli aggregati fondamentali dei principali paesi protagonisti della crisi del debito sovrano attraverso una analisi comparativa (capitolo 2). L’analisi della politica monetaria dell’area dell’euro, con particolare riferimento alla politica dei tassi d’interesse negativi (capitolo 3) e, successivamente, del sistema bancario italiano (capitolo 4), proponendo un quadro di sintesi sull’evoluzione del credito e della raccolta. Infine, nell’ultima parte del lavoro (capitolo 5), la ricerca presenta la scomposizione del margine di interesse negli elementi fondamentali dei primi 2 gruppi bancari italiani al fine di individuare sia gli effetti delle politiche monetarie poste in essere dalla BCE nel periodo temporale di riferimento, sia la presenza di una eventuale strategia comune volta a fronteggiare il calo della redditività dell’attività tradizionale
La redditività bancaria tra speculazione e tassi negativi / Mango, Fabiomassimo. - STAMPA. - 1:(2017), pp. 1-170.
La redditività bancaria tra speculazione e tassi negativi
Fabiomassimo MangoWriting – Review & Editing
2017
Abstract
La crisi finanziaria iniziata nell’agosto del 2007 negli Stati Uniti ha avviato il processo che ha dato origine alla cosiddetta “grande recessione” ovvero una crisi finanziaria globale che, per estensione ed effetti, non ha eguali nella storia dell’economia e viene considerata da molti economisti come una delle peggiori crisi economiche della storia. Tra il 2010 e il 2011 si è assistito poi ad una singolarità, l’allargamento della crisi ai debiti sovrani e alle finanze pubbliche di molti paesi dell’eurozona. In un contesto di incertezza e persistenza la crisi ha generato una serie di effetti negativi tra i quali una drastica riduzione del credito concesso dalle banche, una diminuzione della liquidità e, in generale, ad una fortissima contrazione dell’economia. Per fronteggiare le conseguenze prodotte dalla crisi finanziaria, rivitalizzare i mercati, ridurre il livello generale dei prezzi e spingere le banche commerciali ad aumentare i prestiti alle imprese, le principali banche mondiali, in particolare la Banca Centrale Americana (Federal Reserve - FED) e la Banca Centrale Europea (European Central Bank – ECB), hanno attuato una serie di interventi di politiche monetarie non convenzionali. In quest’ottica la BCE ha ridotto progressivamente i tassi d’interesse sui depositi delle banche fino ad applicare tassi negativi volti a scoraggiare l’investimento in depositi presso la BCE e in titoli di stato sovrani. Molte sono state le banche centrali che hanno intrapreso la medesima strada anche se, ad oggi, permangono molti dubbi sulla reale efficacia di questa azione in quanto se da una parte si è disincentivato l‘immobilizzo di grandi masse di liquidità, e quindi in settori diversi da quelli dell’economia reale, dall’altra si sono generati fortissimi impatti sulla redditività delle banche, nello specifico sulla loro capacità di produrre valore dall’attività di esercizio del credito. In questo scenario le banche hanno rivisitato il proprio modello di business e attuato nuove strategie volte a fronteggiare la riduzione della redditività e del margine d’interesse in particolare. Il presente lavoro propone l’analisi dell’evoluzione della redditività bancaria in un contesto di mercato ancora oggi caratterizzato da tassi d’interesse bassi e addirittura negativi. Il percorso metodologico prevede lo studio dello scenario macroeconomico di riferimento, strumentale alla comprensione degli impatti sulla evoluzione della redditività bancaria (capitolo 1); l’analisi dell’evoluzione degli aggregati fondamentali dei principali paesi protagonisti della crisi del debito sovrano attraverso una analisi comparativa (capitolo 2). L’analisi della politica monetaria dell’area dell’euro, con particolare riferimento alla politica dei tassi d’interesse negativi (capitolo 3) e, successivamente, del sistema bancario italiano (capitolo 4), proponendo un quadro di sintesi sull’evoluzione del credito e della raccolta. Infine, nell’ultima parte del lavoro (capitolo 5), la ricerca presenta la scomposizione del margine di interesse negli elementi fondamentali dei primi 2 gruppi bancari italiani al fine di individuare sia gli effetti delle politiche monetarie poste in essere dalla BCE nel periodo temporale di riferimento, sia la presenza di una eventuale strategia comune volta a fronteggiare il calo della redditività dell’attività tradizionaleFile | Dimensione | Formato | |
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