Il volume per la prima volta riunisce e presenta al pubblico la ricca collezione epigrafica riunita nel Palazzo Margani – Paganica – Conti, all’angolo tra via Aracoeli e via delle Botteghe Oscure, nella seconda metà del XVIII secolo da Francesco Saverio de Zelada che fu, tra l'altro, Bibliotecario di Santa Romana Chiesa (1779), Penitenziere Maggiore (1788) e infine Segretario di Stato (1789). Lo studio della collezione offre spunti interessanti per una più puntuale comprensione del fenomeno collezionistico romano della seconda metà del ’700, epoca in cui assistiamo alla disgregazione delle grandi collezioni di antichità prima riunite nelle mani di pochi, grandi, collezionisti; al proliferare di collezioni piccole e medie distribuite all’interno di una gamma socialmente più vasta di mecenati; all’imporsi della figura dell’artista/mercante d’arte in funzione di intermediario tra il mercato ed il collezionista; alla nascita del Museo Pio Clementino con la sua capacità di divenire un enorme collettore di ciò che sarebbe andato altrimenti disperso. La collezione de Zelada è in questo senso emblematica dei nuovi tempi per le sue caratteristiche, per la sua formazione e, infine, per la sua rapida dissoluzione.
La collezione epigrafica del cardinale de Zelada (1717-1801) / Caldelli, M. L.. - STAMPA. - 5:(2021), pp. 1-192.
La collezione epigrafica del cardinale de Zelada (1717-1801)
M. L. Caldelli
2021
Abstract
Il volume per la prima volta riunisce e presenta al pubblico la ricca collezione epigrafica riunita nel Palazzo Margani – Paganica – Conti, all’angolo tra via Aracoeli e via delle Botteghe Oscure, nella seconda metà del XVIII secolo da Francesco Saverio de Zelada che fu, tra l'altro, Bibliotecario di Santa Romana Chiesa (1779), Penitenziere Maggiore (1788) e infine Segretario di Stato (1789). Lo studio della collezione offre spunti interessanti per una più puntuale comprensione del fenomeno collezionistico romano della seconda metà del ’700, epoca in cui assistiamo alla disgregazione delle grandi collezioni di antichità prima riunite nelle mani di pochi, grandi, collezionisti; al proliferare di collezioni piccole e medie distribuite all’interno di una gamma socialmente più vasta di mecenati; all’imporsi della figura dell’artista/mercante d’arte in funzione di intermediario tra il mercato ed il collezionista; alla nascita del Museo Pio Clementino con la sua capacità di divenire un enorme collettore di ciò che sarebbe andato altrimenti disperso. La collezione de Zelada è in questo senso emblematica dei nuovi tempi per le sue caratteristiche, per la sua formazione e, infine, per la sua rapida dissoluzione.File | Dimensione | Formato | |
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