Sharing Economy è divenuta la parola d’ordine usata per definire un universo di pratiche di economia e consumo collaborativo fondate su condivisione, redistribuzione e/o (ri)utilizzo sostenibile di beni, servizi e risorse (materiali, immateriali e persino afferenti la sfera sociale e relazionale) sottoutilizzate. Il fenomeno della Sharing Economy ha permesso, nel giro di pochissimi anni, di trasformare pratiche un tempo considerate tradizionali in un business milionario catturando così l’attenzione pubblica, di studiosi e policy maker e stimolando un crescente dibattito. Da un lato i fautori della Sharing Economy ne sottolineano le potenzialità. L’economia della condivisione facilita le transazioni, permette agli individui di soddisfare i propri bisogni e/o incrementare le proprie conoscenze, esperienze, redditi, ecc. svincolandosi dai tradizionali sistemi di produzione e consumo capitalistici e favorendo al contempo una migliore e più sostenibile allocazione delle risorse e dei beni comuni (Botsman e Rogers, 2010). Offrendo un passaggio in auto, mettendo a disposizione un posto letto, collaborando alla cura di un orto urbano, la Sharing Economy favorisce, inoltre, il rafforzamento del senso di appartenenza ad una comunità, che sia essa fisica o virtuale. Non tutti concordano (Belk 2010, Schor 2014, Horning, 2015). Nell’era del capitalismo digitale, a scagliarsi contro la Sharing Economy non sono unicamente talune categorie sindacali e imprenditoriali che reclamano una maggiore regolamentazione della crescente mole di transazioni economiche mascherate dalla ‘retorica’ della condivisione; ma anche coloro che ravvedono nella Sharing Economy una lucrosa occasione per lo sfruttamento e per la monetizzazione di beni comuni, relazioni sociali, senso di appartenenza, fiducia, reputazione, ecc. a mero beneficio delle grandi piattaforme digitali. Parallelamente al suo successo, una molteplicità di voci si uniscono al dibattito sulla Sharing Economy. Al fine di stimolare una riflessione geografica sul tema, questa sessione invita contributi sia teorici che empirici capaci di esplorare le diverse dimensioni - spaziale, sociale, relazionale, economica e politica - della Sharing Economy.
The Who, What and Why of the Sharing Economy / Sanna, V. S.; Hendrickson, C. Y.. - STAMPA. - Nuova Serie N° 14(2016), pp. 423-426.
The Who, What and Why of the Sharing Economy
Sanna V. S.;Hendrickson C. Y.
2016
Abstract
Sharing Economy è divenuta la parola d’ordine usata per definire un universo di pratiche di economia e consumo collaborativo fondate su condivisione, redistribuzione e/o (ri)utilizzo sostenibile di beni, servizi e risorse (materiali, immateriali e persino afferenti la sfera sociale e relazionale) sottoutilizzate. Il fenomeno della Sharing Economy ha permesso, nel giro di pochissimi anni, di trasformare pratiche un tempo considerate tradizionali in un business milionario catturando così l’attenzione pubblica, di studiosi e policy maker e stimolando un crescente dibattito. Da un lato i fautori della Sharing Economy ne sottolineano le potenzialità. L’economia della condivisione facilita le transazioni, permette agli individui di soddisfare i propri bisogni e/o incrementare le proprie conoscenze, esperienze, redditi, ecc. svincolandosi dai tradizionali sistemi di produzione e consumo capitalistici e favorendo al contempo una migliore e più sostenibile allocazione delle risorse e dei beni comuni (Botsman e Rogers, 2010). Offrendo un passaggio in auto, mettendo a disposizione un posto letto, collaborando alla cura di un orto urbano, la Sharing Economy favorisce, inoltre, il rafforzamento del senso di appartenenza ad una comunità, che sia essa fisica o virtuale. Non tutti concordano (Belk 2010, Schor 2014, Horning, 2015). Nell’era del capitalismo digitale, a scagliarsi contro la Sharing Economy non sono unicamente talune categorie sindacali e imprenditoriali che reclamano una maggiore regolamentazione della crescente mole di transazioni economiche mascherate dalla ‘retorica’ della condivisione; ma anche coloro che ravvedono nella Sharing Economy una lucrosa occasione per lo sfruttamento e per la monetizzazione di beni comuni, relazioni sociali, senso di appartenenza, fiducia, reputazione, ecc. a mero beneficio delle grandi piattaforme digitali. Parallelamente al suo successo, una molteplicità di voci si uniscono al dibattito sulla Sharing Economy. Al fine di stimolare una riflessione geografica sul tema, questa sessione invita contributi sia teorici che empirici capaci di esplorare le diverse dimensioni - spaziale, sociale, relazionale, economica e politica - della Sharing Economy.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Sanna _who-what-why_2016.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza:
Creative commons
Dimensione
3.07 MB
Formato
Adobe PDF
|
3.07 MB | Adobe PDF |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.