As certified by Eurostat, Italy in 2015 was ranked at the top positions among the countries with the highest income inequality: the 20:20 ratio was 5.8 meaning that the share of national income going to the richest 20% of households is 5.8 times the share of the poorest 20%. Only Serbia, Romania, Lituania, Bulgaria, Spagna, Grecia, Latvia, Estonia e Portogallo had a higher inequality measure than Italy in the same year. Even if we look at the widest context of OECD countries, Italy is top ranked. There is a difference, though in the Italian inequality trends and those of countries like USA or UK. In fact, in the latter the trend has constantly increased over time, whereas in Italy it had begun by gradually decreasing up to the end of 1980s reaching its minimum in 1991 and afterward it rose dramatically in the early 1990s. Since then, it has remained roughly constant (Fiorio, 2011; Brandolini e Smeeding, 2008). The main differences in the existing welfare systems are not only those between the developed countries and the countries with the lowest income, but also those within the developed countries. These differences relate both to the amount of expenditure on welfare as well as to the modalities by which it is delivered. The literature on social policy (Esping Andersen Gøsta (1999; 2001); Ferrera 1996) distinguishes four types of welfare state: the social-democratic model (or Scandinavian), the liberal model (or Anglo-Saxon), the corporate model (or continental) and the Mediterranean model. In Italy data clearly show that, for the time spanning from 2000 to 2008, the vastest amount of social expenditures was for old-age pensions (59.1% versus an average of 43.7% in Europe – Eurostat source). The main aims of our work are: (a) to understand the inequality trends in Italy from 1987 to 2014, (b) the examine the role of some socio-economic factors in the dynamic of inequality (c) analyze the role played by the changing distribution of individual incomes, distinguished by main source (dependent employment, self-employment and pension). We will show how inequality trends are explained mainly by the composition of the family budget: in fact, we find that changes in the distributions of work and pension incomes account for most of the trend. We also find that the changing distribution of pension income had an equalizing effect across the whole period whereas work income distribution shows a widening gap.

Secondo le indicazioni che si ricavano dalla World Value Survey (WVS)1, gli italiani avrebbero una sensibilità per i temi dell’uguaglianza più marcata rispetto a quella degli altri Paesi. Inoltre, in Italia è diffusa l’idea che l’impegno personale sia poco rilevante per ottenere un successo economico, mentre avrebbero una maggiore incidenza la fortuna e le relazioni familiari. In quest’ottica, coloro che ritengono che la fortuna e i genitori abbiano un peso rilevante, sono più propensi a considerare forme di intervento dello Stato per limitare la disuguaglianza. L’opposto si verifica per coloro che ritengono che il successo dipenda dall’impegno e che la povertà sia dovuta alle scelte libere degli individui. Eredità e doni ricevuti dalla famiglia di origine sono considerati alla base della ricchezza di un individuo. A tal proposito, secondo stime riferite al 2002, i trasferimenti ricevuti sotto forma di eredità e donazioni rappresentano una quota consistente della ricchezza netta delle famiglie. Anche i capital gain, cioè le variazioni di valore delle attività, sono utili per spiegare la distribuzione di ricchezza tra gli individui: se da un lato si può sostenere che i capital gain derivino dalla volontà dell’individuo di rischiare il proprio capitale investendo, dall’altro lato va riconosciuto che essi sono il risultato di eventi casuali, imprevedibili (come un pacchetto azionario comprato nel momento giusto, un’abitazione acquistata dove probabilmente sorgerà una metropolitana o verrà costruita qualche infrastruttura che farà aumentare il valore dell’immobile). Alcuni studi hanno dimostrato che i redditi da lavoro sono a loro volta influenzati dalle condizioni della famiglia di origine. Questo perché i figli di persone istruite tendono ad essere ben istruiti a loro volta e hanno una tendenza a scegliere le professioni dei padri, sia per poter giovare di un ambiente che agevola la formazione in quella direzione sia per sfruttare la rete delle conoscenze dei genitori. Infine, si deve prendere in considerazione anche il caso che, purtroppo, alcuni elevati livelli di ricchezza possono anche derivare da una diffusa evasione fiscale o da attività criminose. L’Italia è tra i Paesi europei quello con uno tra i più bassi livelli di mobilità intergenerazionale. Tra i fattori che ostacolano tale mobilità si riscontrano: a) Il ruolo assunto dalla famiglia; b) La diffusione della piccola impresa; c) La presenza di ordini professionali che limitano l’accesso ai non facenti parte della categoria; d) Avanzamenti di carriera legati all’anzianità e non al merito. In un tale contesto, utili sarebbero le azioni volte ad accrescere le opportunità dei singoli e a ridurre l’importanza della famiglia d’origine; alcune tra queste politiche potrebbero essere le politiche dell’istruzione, quelle per il rispetto della legalità, una maggiore concorrenza e una riduzione delle barriere all’entrata presenti in numerosi lavori. Gli obiettivi del presente lavoro, alla luce di queste considerazioni, sono: (a) comprendere la dinamica della disuguaglianza di reddito in Italia dal 1987 al 2014, a livello regionale.

La disuguaglianza regionale dei redditi in Italia (1987-2014) / Arezzo, Maria Felice; Strangio, Donatella. - STAMPA. - (2018), pp. 59-76.

La disuguaglianza regionale dei redditi in Italia (1987-2014)

AREZZO, Maria Felice;STRANGIO, Donatella
2018

Abstract

As certified by Eurostat, Italy in 2015 was ranked at the top positions among the countries with the highest income inequality: the 20:20 ratio was 5.8 meaning that the share of national income going to the richest 20% of households is 5.8 times the share of the poorest 20%. Only Serbia, Romania, Lituania, Bulgaria, Spagna, Grecia, Latvia, Estonia e Portogallo had a higher inequality measure than Italy in the same year. Even if we look at the widest context of OECD countries, Italy is top ranked. There is a difference, though in the Italian inequality trends and those of countries like USA or UK. In fact, in the latter the trend has constantly increased over time, whereas in Italy it had begun by gradually decreasing up to the end of 1980s reaching its minimum in 1991 and afterward it rose dramatically in the early 1990s. Since then, it has remained roughly constant (Fiorio, 2011; Brandolini e Smeeding, 2008). The main differences in the existing welfare systems are not only those between the developed countries and the countries with the lowest income, but also those within the developed countries. These differences relate both to the amount of expenditure on welfare as well as to the modalities by which it is delivered. The literature on social policy (Esping Andersen Gøsta (1999; 2001); Ferrera 1996) distinguishes four types of welfare state: the social-democratic model (or Scandinavian), the liberal model (or Anglo-Saxon), the corporate model (or continental) and the Mediterranean model. In Italy data clearly show that, for the time spanning from 2000 to 2008, the vastest amount of social expenditures was for old-age pensions (59.1% versus an average of 43.7% in Europe – Eurostat source). The main aims of our work are: (a) to understand the inequality trends in Italy from 1987 to 2014, (b) the examine the role of some socio-economic factors in the dynamic of inequality (c) analyze the role played by the changing distribution of individual incomes, distinguished by main source (dependent employment, self-employment and pension). We will show how inequality trends are explained mainly by the composition of the family budget: in fact, we find that changes in the distributions of work and pension incomes account for most of the trend. We also find that the changing distribution of pension income had an equalizing effect across the whole period whereas work income distribution shows a widening gap.
2018
Istituzioni, Disuguaglianze, Economia in Italia. Una visione diacronica
9788891769213
Secondo le indicazioni che si ricavano dalla World Value Survey (WVS)1, gli italiani avrebbero una sensibilità per i temi dell’uguaglianza più marcata rispetto a quella degli altri Paesi. Inoltre, in Italia è diffusa l’idea che l’impegno personale sia poco rilevante per ottenere un successo economico, mentre avrebbero una maggiore incidenza la fortuna e le relazioni familiari. In quest’ottica, coloro che ritengono che la fortuna e i genitori abbiano un peso rilevante, sono più propensi a considerare forme di intervento dello Stato per limitare la disuguaglianza. L’opposto si verifica per coloro che ritengono che il successo dipenda dall’impegno e che la povertà sia dovuta alle scelte libere degli individui. Eredità e doni ricevuti dalla famiglia di origine sono considerati alla base della ricchezza di un individuo. A tal proposito, secondo stime riferite al 2002, i trasferimenti ricevuti sotto forma di eredità e donazioni rappresentano una quota consistente della ricchezza netta delle famiglie. Anche i capital gain, cioè le variazioni di valore delle attività, sono utili per spiegare la distribuzione di ricchezza tra gli individui: se da un lato si può sostenere che i capital gain derivino dalla volontà dell’individuo di rischiare il proprio capitale investendo, dall’altro lato va riconosciuto che essi sono il risultato di eventi casuali, imprevedibili (come un pacchetto azionario comprato nel momento giusto, un’abitazione acquistata dove probabilmente sorgerà una metropolitana o verrà costruita qualche infrastruttura che farà aumentare il valore dell’immobile). Alcuni studi hanno dimostrato che i redditi da lavoro sono a loro volta influenzati dalle condizioni della famiglia di origine. Questo perché i figli di persone istruite tendono ad essere ben istruiti a loro volta e hanno una tendenza a scegliere le professioni dei padri, sia per poter giovare di un ambiente che agevola la formazione in quella direzione sia per sfruttare la rete delle conoscenze dei genitori. Infine, si deve prendere in considerazione anche il caso che, purtroppo, alcuni elevati livelli di ricchezza possono anche derivare da una diffusa evasione fiscale o da attività criminose. L’Italia è tra i Paesi europei quello con uno tra i più bassi livelli di mobilità intergenerazionale. Tra i fattori che ostacolano tale mobilità si riscontrano: a) Il ruolo assunto dalla famiglia; b) La diffusione della piccola impresa; c) La presenza di ordini professionali che limitano l’accesso ai non facenti parte della categoria; d) Avanzamenti di carriera legati all’anzianità e non al merito. In un tale contesto, utili sarebbero le azioni volte ad accrescere le opportunità dei singoli e a ridurre l’importanza della famiglia d’origine; alcune tra queste politiche potrebbero essere le politiche dell’istruzione, quelle per il rispetto della legalità, una maggiore concorrenza e una riduzione delle barriere all’entrata presenti in numerosi lavori. Gli obiettivi del presente lavoro, alla luce di queste considerazioni, sono: (a) comprendere la dinamica della disuguaglianza di reddito in Italia dal 1987 al 2014, a livello regionale.
Istituzioni; Disuguaglianze; Economia; Italia
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La disuguaglianza regionale dei redditi in Italia (1987-2014) / Arezzo, Maria Felice; Strangio, Donatella. - STAMPA. - (2018), pp. 59-76.
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