Le nuove "vecchie" sfide della produzione urbana. The new "old" challenges of urban production

Le nuove-vecchie sfide della produzione urbana Il tema Europan 14 Città produttive riattiva un'insieme di nessi fra competenze professionali e attori istituzionali la cui interazione risulta ineludibile se si intende affrontare il problema della "rigenerazione" urbana orientata alla produzione di economie e di identità in presenza di declino o ristagno delle realtà urbane. Il tema Città produttive, inoltre, da una parte riporta l'attenzione verso gli obiettivi delle campagne UN Habitat (2015) sul concetto di "prosperità urbana", che anche la Cina di Xi Jinping ha scelto di perseguire "moderatamente", promuovendo città più efficienti e più avvezze ad assicurare servizi, infrastrutture ed un lavoro decente. Dall'altro riconduce alla quasi profetica lezione di Jane Jacobs espressa nel libro L'economia delle città (1971): sono più determinanti i piccoli produttori dei componenti meccanici con i propri shops dei tycoons con le loro grandi aziende. E che le economie rurali, comprese le attività agricole, si fondano direttamente sulle economie urbane e sul lavoro della città. Questa lezione, che richiama alla mente anche il noto affresco senese del Lorenzetti, recentemente, è stata aggiornata dalla ricerca che Enrico Moretti ha raccolto in Geografia del lavoro (2012) evidenziando il potenziale propulsivo dell'advanced manifacturing ed il rapporto determinante tra innovazione tecnologica e tradizioni produttive locali. In questo quadro il tema Europan 14 – Cuneo, proponendo il recupero architettonico e la rifunzionalizzazione della ex Caserma Montezemolo e del suo intorno verde, ha attratto un significativo numero di articolate e convincenti proposte progettuali. Sicché, complessivamente, dopo una ponderata analisi, si è potuto riscontrare che molti giovani architetti italiani praticano con attitudine concreta e responsabile – non per questo poco vitale – le potenzialità immaginifiche del progetto di architettura. Con l'intento di incidere sul benessere della collettività e sulle aspirazioni degli individui. In particolare, il significativo sforzo per individuare le nuove sfide della produttività urbana è stato condotto dai partecipanti ricorrendo ad un uso molto vario di scale progettuali, di linguaggi e di mezzi espressivi. Così da offrire un quadro articolato di proposte riconducibili ad una antica disposizione italiana per l'architettura: all'aperta laicità "in tutti gli stili" che Lucio Barbera in Cinque Pezzi Facili (1989) attribuisce al modo di progettare di Ludovico Quaroni, già evidente molte decadi prima nella scuola romana, e alla disinvolta libertà che in Piemonte, non soltanto a Torino, è solidamente radicata nell'insegnamento di Roberto Gabetti e Aimaro Isola. Posizioni che hanno anticipato l'idea di "innominabile attuale" (2017) che Roberto Calasso descrive come "un mondo frantumato che non ha un suo stile e li usa tutti".