Nel saggio si ripercorre l’evoluzione della pittura di paesaggio nel rapporto con le rovine classiche dal secolo XV al XIX. A partire dalla precoce attenzione per le antichità di Andrea Mantegna, si indaga l’interesse con cui la Roma di Giulio II e Leone X guardò alla classicità. La riflessione sul valore normativo attribuito ai monumenti antichi nella Roma di Quattro e Cinquecento, in riferimento al genere del paesaggio, viene svolta prendendo in considerazione alcune celebri iniziative portate avanti da artisti e letterati locali ma anche attraverso l’indagine di quanto realizzato da maestri nordici giunti nell’Urbe nei primi decenni del secolo come Herman Posthumus e Maerten van Heemskerck. L’argomento introduce ad un approfondimento sull’importanza che, nel Seicento, Roma e la sua campagna, in virtù della presenza delle rovine classiche, ebbero nello sviluppo del cosiddetto “stile eroico” coltivato da autori come Nicolas Poussin e Claude Lorrain. L’attività di questi maestri, votata ad una riproduzione ideale della natura, viene analizzata parallelamente a quella di autori, attivi nello stesso secolo e nel successivo, invece interessati ad una restituzione fedele del reale e ad un’indagine dell’Urbe nel suo carattere antropologico come Viviano Codazzi e Hubert Robert. La disamina si conclude con un approfondimento sulla pittura paesista tra XVIII e XIX e sull’interesse con cui, a partire dall’ultimo quarto del Settecento, i pittori guardarono al paesaggio e alle emergenze archeologiche dell’Italia meridionale (Paestum come Agrigento) e della Grecia.
Conquistare il passato: la pittura di paesaggio e le rovine / Curzi, Valter. - STAMPA. - (2015), pp. 72-89.
Conquistare il passato: la pittura di paesaggio e le rovine
Valter Curzi
2015
Abstract
Nel saggio si ripercorre l’evoluzione della pittura di paesaggio nel rapporto con le rovine classiche dal secolo XV al XIX. A partire dalla precoce attenzione per le antichità di Andrea Mantegna, si indaga l’interesse con cui la Roma di Giulio II e Leone X guardò alla classicità. La riflessione sul valore normativo attribuito ai monumenti antichi nella Roma di Quattro e Cinquecento, in riferimento al genere del paesaggio, viene svolta prendendo in considerazione alcune celebri iniziative portate avanti da artisti e letterati locali ma anche attraverso l’indagine di quanto realizzato da maestri nordici giunti nell’Urbe nei primi decenni del secolo come Herman Posthumus e Maerten van Heemskerck. L’argomento introduce ad un approfondimento sull’importanza che, nel Seicento, Roma e la sua campagna, in virtù della presenza delle rovine classiche, ebbero nello sviluppo del cosiddetto “stile eroico” coltivato da autori come Nicolas Poussin e Claude Lorrain. L’attività di questi maestri, votata ad una riproduzione ideale della natura, viene analizzata parallelamente a quella di autori, attivi nello stesso secolo e nel successivo, invece interessati ad una restituzione fedele del reale e ad un’indagine dell’Urbe nel suo carattere antropologico come Viviano Codazzi e Hubert Robert. La disamina si conclude con un approfondimento sulla pittura paesista tra XVIII e XIX e sull’interesse con cui, a partire dall’ultimo quarto del Settecento, i pittori guardarono al paesaggio e alle emergenze archeologiche dell’Italia meridionale (Paestum come Agrigento) e della Grecia.File | Dimensione | Formato | |
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