Con architettura umbertina parte della critica del XX secolo ha inteso definire tutte quelle manifestazioni architettoniche, realizzate in Italia nell’arco temporale che va dal regno di Vittorio Emanuele II (1861-78) a quello di Umberto I (1878-1900), ascrivibili a un eclettismo storicistico volto alla scelta del linguaggio da adottare in base alla funzione (Lavagnino 1956). La denominazione di architettura "umbertina" scaturisce dalla principale linea di sviluppo individuata nella scelta del linguaggio del Neocinquecento romano e definita “Stile Umberto” (Meeks 1966). Malgrado le diverse esperienze di Neocinquecento, maturate in varie regioni italiane – C. Promis (1808-73) a Torino; E. Combi (1832-1906) in Lombardia; a Firenze G. Poggi (1811-1901); a Napoli E. Alvino (1810-1876) – tale linea figurativa ebbe il suo maggiore sviluppo a Roma capitale. Il modello tipologico di riferimento genericamente adottato è quello del palazzo sangallesco, acquisito nel suo impianto funzionale e nell’organizzazione delle fronti, sia per le emergenze architettoniche, che per il tessuto edilizio di base. Nell’architettura di teatri e biblioteche, spesso viene utilizzato un linguaggio internazionale, tratto dai secoli XV e XVI, mediato da modelli europei e statunitensi della prima metà dell’800, con prospetti ad arcate continue. Gli spazi urbani sono caratterizzati da una precisa scelta figurativa che vede nella tipologia porticata un elemento distintivo dell’architettura di questo periodo.
Umbertina, architettura / Manfredi, CARMEN VINCENZA. - ELETTRONICO. - (2010), pp. 1-3.
Umbertina, architettura
Carmen Vincenza Manfredi
2010
Abstract
Con architettura umbertina parte della critica del XX secolo ha inteso definire tutte quelle manifestazioni architettoniche, realizzate in Italia nell’arco temporale che va dal regno di Vittorio Emanuele II (1861-78) a quello di Umberto I (1878-1900), ascrivibili a un eclettismo storicistico volto alla scelta del linguaggio da adottare in base alla funzione (Lavagnino 1956). La denominazione di architettura "umbertina" scaturisce dalla principale linea di sviluppo individuata nella scelta del linguaggio del Neocinquecento romano e definita “Stile Umberto” (Meeks 1966). Malgrado le diverse esperienze di Neocinquecento, maturate in varie regioni italiane – C. Promis (1808-73) a Torino; E. Combi (1832-1906) in Lombardia; a Firenze G. Poggi (1811-1901); a Napoli E. Alvino (1810-1876) – tale linea figurativa ebbe il suo maggiore sviluppo a Roma capitale. Il modello tipologico di riferimento genericamente adottato è quello del palazzo sangallesco, acquisito nel suo impianto funzionale e nell’organizzazione delle fronti, sia per le emergenze architettoniche, che per il tessuto edilizio di base. Nell’architettura di teatri e biblioteche, spesso viene utilizzato un linguaggio internazionale, tratto dai secoli XV e XVI, mediato da modelli europei e statunitensi della prima metà dell’800, con prospetti ad arcate continue. Gli spazi urbani sono caratterizzati da una precisa scelta figurativa che vede nella tipologia porticata un elemento distintivo dell’architettura di questo periodo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.