Uno studio del rischio sistemico a livello globale è reso necessario dagli effetti della crescente globalizzazione che rendono le grandi banche internazionali parte di un network bancario globale. Di conseguenza, la fragilità finanziaria all’interno di questo network globale non influenza i mercati a livello di singolo paese ma interessa i mercati di più paesi diversi. In questo capitolo si analizzano in particolare i risultati di un interessante studio di Bostandzic, Pelster e Weiss (2014) condotto sulle determinanti del rischio sistemico utilizzando un campione internazionale di grandi banche che permette loro di analizzare il rischio sistemico a livello globale, anziché limitarsi ad uno studio del rischio sistemico a livello di area geografica e/o paese. Gli autori, potendo analizzare il rischio sistemico attraverso sistemi regolamentari e di supervisione eterogenei nel mondo, tentano di identificare i fattori sotto il diretto controllo delle autorità regolamentari che guidano la fragilità finanziaria globale. Il quesito dal quale parte il dibattito recente (nel quale si colloca questo contributo) è in che misura la regolamentazione e la vigilanza bancaria internazionale possano contenere l’alimentazione del rischio di instabilità del sistema finanziario? L’evidenza empirica disponibile mostra come una regolamentazione e una vigilanza più stringenti possano ridurre il grado di accettazione del rischio delle banche (vedi Barth et al., 2004; Buch e DeLong, 2008; Laeven e Levine, 2008) e, di conseguenza, rafforzare la solidità del sistema finanziario. D’altro canto, le richieste anche da parte dell’opinione pubblica di regole e controlli più severi sulle banche hanno sollevato le proteste dei grandi manager bancari. Questi ultimi lamentano che i recenti obblighi (Basilea 3) così onerosi in termini di qualità e quantità di capitale regolamentare minimo bancario abbiano un’influenza negativa sulla performance delle banche deteriorando la redditività bancaria e quindi, in seconda battuta, anche la stabilità del sistema finanziario. Dagli anni ‘90 la letteratura finanziaria evidenzia come livelli più alti di capitale bancario possano funzionare come cuscinetti contro le perdite, rendendo i fallimenti bancari meno probabili e allineando maggiormente gli interessi di azionisti, creditori e depositanti della banca (vedi Keeley e Furlong, 1990; Dewatripont e Tirole, 1994; Berger et al., 1995; Acharya et al., 2011; Herring e Calomiris, 2011). Tuttavia, la teoria economica ha anche sottolineato come elevati requisiti di capitale possano, diversamente, incentivare la banca ad accettare livelli di rischio più elevati minando la stabilità finanziaria globale (vedi Koehn e Santomero, 1980; Kim e Santomero, 1988; Besanko e Kanatas, 1996; Calem e Rob, 1999). Il maggior risultato al quale perviene questo studio sui driver di rischio sistemico sotto il diretto controllo delle autorità regolamentari bancarie è l’esistenza di una relazione negativa tra livello di capitale (Tier 1) bancario e rischio sistemico e di una relazione positiva tra ampiezza o dimensione della banca e alimentazione del rischio sistemico. Le implicazioni politiche di questi risultati empirici sono duplici. La prima è che la scelta politica intrapresa dalle autorità a livello mondiale di innalzare l’ammontare di capitale di tipo Tier1 va nella giusta direzione di ridurre il contributo delle banche al rischio sistemico, come misurato coerentemente dalle diverse misure di fragilità finanziaria analizzate. La seconda è che anche la decisione di monitorare in maniera particolarmente stringente le caratteristiche della dimensione e del grado di interconnessione delle grandi banche, fino all’eventualità di dividerle se too-big-to-fail, è pienamente giustificata dalla necessità di contrastare la fragilità del sistema finanziario nella sua globalità. Questi risultati scientifici sembrano quindi concordano con la scelta attualmente intrapresa dalle autorità regolamentari di imporre alle grandi banche dei requisiti di capitalizzazione aggiuntivi che tengono conto di alcune caratteristiche bancarie, prime tra tutte, l’ampiezza e l’interconnessione, oltre che di indicatori contabili strettamente legati al modello di business e di finanziamento adottato dalle banche.

Analisi del rischio sistemico a livello globale / Di Clemente, A.. - ELETTRONICO. - 3(2018), pp. 15-25. [10.4399/97888255119872].

Analisi del rischio sistemico a livello globale

A. Di Clemente
2018

Abstract

Uno studio del rischio sistemico a livello globale è reso necessario dagli effetti della crescente globalizzazione che rendono le grandi banche internazionali parte di un network bancario globale. Di conseguenza, la fragilità finanziaria all’interno di questo network globale non influenza i mercati a livello di singolo paese ma interessa i mercati di più paesi diversi. In questo capitolo si analizzano in particolare i risultati di un interessante studio di Bostandzic, Pelster e Weiss (2014) condotto sulle determinanti del rischio sistemico utilizzando un campione internazionale di grandi banche che permette loro di analizzare il rischio sistemico a livello globale, anziché limitarsi ad uno studio del rischio sistemico a livello di area geografica e/o paese. Gli autori, potendo analizzare il rischio sistemico attraverso sistemi regolamentari e di supervisione eterogenei nel mondo, tentano di identificare i fattori sotto il diretto controllo delle autorità regolamentari che guidano la fragilità finanziaria globale. Il quesito dal quale parte il dibattito recente (nel quale si colloca questo contributo) è in che misura la regolamentazione e la vigilanza bancaria internazionale possano contenere l’alimentazione del rischio di instabilità del sistema finanziario? L’evidenza empirica disponibile mostra come una regolamentazione e una vigilanza più stringenti possano ridurre il grado di accettazione del rischio delle banche (vedi Barth et al., 2004; Buch e DeLong, 2008; Laeven e Levine, 2008) e, di conseguenza, rafforzare la solidità del sistema finanziario. D’altro canto, le richieste anche da parte dell’opinione pubblica di regole e controlli più severi sulle banche hanno sollevato le proteste dei grandi manager bancari. Questi ultimi lamentano che i recenti obblighi (Basilea 3) così onerosi in termini di qualità e quantità di capitale regolamentare minimo bancario abbiano un’influenza negativa sulla performance delle banche deteriorando la redditività bancaria e quindi, in seconda battuta, anche la stabilità del sistema finanziario. Dagli anni ‘90 la letteratura finanziaria evidenzia come livelli più alti di capitale bancario possano funzionare come cuscinetti contro le perdite, rendendo i fallimenti bancari meno probabili e allineando maggiormente gli interessi di azionisti, creditori e depositanti della banca (vedi Keeley e Furlong, 1990; Dewatripont e Tirole, 1994; Berger et al., 1995; Acharya et al., 2011; Herring e Calomiris, 2011). Tuttavia, la teoria economica ha anche sottolineato come elevati requisiti di capitale possano, diversamente, incentivare la banca ad accettare livelli di rischio più elevati minando la stabilità finanziaria globale (vedi Koehn e Santomero, 1980; Kim e Santomero, 1988; Besanko e Kanatas, 1996; Calem e Rob, 1999). Il maggior risultato al quale perviene questo studio sui driver di rischio sistemico sotto il diretto controllo delle autorità regolamentari bancarie è l’esistenza di una relazione negativa tra livello di capitale (Tier 1) bancario e rischio sistemico e di una relazione positiva tra ampiezza o dimensione della banca e alimentazione del rischio sistemico. Le implicazioni politiche di questi risultati empirici sono duplici. La prima è che la scelta politica intrapresa dalle autorità a livello mondiale di innalzare l’ammontare di capitale di tipo Tier1 va nella giusta direzione di ridurre il contributo delle banche al rischio sistemico, come misurato coerentemente dalle diverse misure di fragilità finanziaria analizzate. La seconda è che anche la decisione di monitorare in maniera particolarmente stringente le caratteristiche della dimensione e del grado di interconnessione delle grandi banche, fino all’eventualità di dividerle se too-big-to-fail, è pienamente giustificata dalla necessità di contrastare la fragilità del sistema finanziario nella sua globalità. Questi risultati scientifici sembrano quindi concordano con la scelta attualmente intrapresa dalle autorità regolamentari di imporre alle grandi banche dei requisiti di capitalizzazione aggiuntivi che tengono conto di alcune caratteristiche bancarie, prime tra tutte, l’ampiezza e l’interconnessione, oltre che di indicatori contabili strettamente legati al modello di business e di finanziamento adottato dalle banche.
2018
Regolamentazione bancaria e stabilita finanziaria
978-88-255-1198-7
rischio sistemico; regolamentazione bancaria; adeguatezza del capitale
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Analisi del rischio sistemico a livello globale / Di Clemente, A.. - ELETTRONICO. - 3(2018), pp. 15-25. [10.4399/97888255119872].
File allegati a questo prodotto
File Dimensione Formato  
cap1_F&D_2018.pdf

accesso aperto

Tipologia: Documento in Pre-print (manoscritto inviato all'editore, precedente alla peer review)
Licenza: Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione 385.95 kB
Formato Adobe PDF
385.95 kB Adobe PDF

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1084218
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact