La Mostra propone un ampio panorama della Roma settecentesca a cavallo degli anni sessanta, attraverso i più significativi luoghi dell’apprendistato piermariniano, tra lo scadere del pontificato di Benedetto XIV (1740-1758) e il rinnovato clima culturale del pontificato di Clemente XIII (1758-1769); e quindi della collaborazione a Napoli nello studio di Vanvitelli, prima del trasferimento a Milano nel 1769 e del rientro definitivo a Foligno. L’arrivo di Piermarini a Roma coincide col momento più alto di confluenza nella città di giovani artisti da ogni parte d’Italia e d’Europa e di colti personaggi - teorici e antiquari come Winckelmann e Milizia, pittori e architetti come Mengs e Piranesi – i quali, attirati dalle vestigia dell’antichità classica, diventano protagonisti del rinnovamento artistico e della transizione dal barocco al neoclassico. La valorizzazione dell’antico sull’onda di importanti scoperte archeologiche, divulgate da una pubblicistica internazionale, è sostenuto anche dal mecenatismo papale e di alcune grandi famiglie romane che promuovono l’insegnamento accademico e incentivano la cultura museale. Nella città crocevia cosmopolita si rafforza gradualmente la contestazione del barocco nella quale si è riconosciuta la precoce incubazione di idee che preludono al Neoclassicismo internazionale. Il percorso della Mostra, scandito in sezioni cronologiche e tematiche, dopo un excursus su Foligno, luogo di nascita dell’architetto, si apre con la Roma di Benedetto XIV e Clemente XIII, immortalata dalla grande veduta di Giuseppe Vasi, con una galleria di ritratti dei maggiori protagonisti: i due papi e i cardinali camerlenghi Silvio Valenti Gonzaga e Girolamo Colonna, promotori delle scienze e delle arti, e poi Boscovich, illustre scienziato docente al Collegio Romano, mentore di Piermarini. Vengono poi indagati i luoghi dell’apprendistato piermariniano. Lo studio di Paolo Posi e il cantiere del palazzo del cardinale Girolamo Colonna alle pendici del Quirinale. Viene illustrato in particolare il laboratorio dell’Effimero con le macchine pirotecniche delle Chinee, l’omaggio spettacolare al papa del re di Napoli che si ripeteva ogni anno. Il passaggio nello studio di Carlo Murena, luogotenente di Luigi Vanvitelli a Roma, significa per il Piermarini anche uno stretto contatto con insegnanti e allievi dell’Accademia di San Luca. Gli “scolari” di Murena – Andrea Vici, Girolamo Toma, Virgilio Bracci – secondo il metodo consolidatosi a Roma al tempo di Carlo Fontana studiavano e copiavano i progetti dei maestri, e si applicavano metodicamente al rilevamento degli edifici antichi e moderni. L’approdo a Napoli nello studio di Vanvitelli viene infine illustrato da opere di Luigi e Carlo Vanvitelli.

Codirettrice della Mostra "Piermarini tra Barocco e Neoclassico. Roma, Napoli, Caserta, Foligno" / Tabarrini, Marisa. - (2010). (Intervento presentato al convegno "Piermarini tra Barocco e Neoclassico. Roma, Napoli, Caserta, Foligno" tenutosi a Foligno, Palazzo Trinci nel 5 giugno-2 ottobre 2010).

Codirettrice della Mostra "Piermarini tra Barocco e Neoclassico. Roma, Napoli, Caserta, Foligno"

TABARRINI Marisa
2010

Abstract

La Mostra propone un ampio panorama della Roma settecentesca a cavallo degli anni sessanta, attraverso i più significativi luoghi dell’apprendistato piermariniano, tra lo scadere del pontificato di Benedetto XIV (1740-1758) e il rinnovato clima culturale del pontificato di Clemente XIII (1758-1769); e quindi della collaborazione a Napoli nello studio di Vanvitelli, prima del trasferimento a Milano nel 1769 e del rientro definitivo a Foligno. L’arrivo di Piermarini a Roma coincide col momento più alto di confluenza nella città di giovani artisti da ogni parte d’Italia e d’Europa e di colti personaggi - teorici e antiquari come Winckelmann e Milizia, pittori e architetti come Mengs e Piranesi – i quali, attirati dalle vestigia dell’antichità classica, diventano protagonisti del rinnovamento artistico e della transizione dal barocco al neoclassico. La valorizzazione dell’antico sull’onda di importanti scoperte archeologiche, divulgate da una pubblicistica internazionale, è sostenuto anche dal mecenatismo papale e di alcune grandi famiglie romane che promuovono l’insegnamento accademico e incentivano la cultura museale. Nella città crocevia cosmopolita si rafforza gradualmente la contestazione del barocco nella quale si è riconosciuta la precoce incubazione di idee che preludono al Neoclassicismo internazionale. Il percorso della Mostra, scandito in sezioni cronologiche e tematiche, dopo un excursus su Foligno, luogo di nascita dell’architetto, si apre con la Roma di Benedetto XIV e Clemente XIII, immortalata dalla grande veduta di Giuseppe Vasi, con una galleria di ritratti dei maggiori protagonisti: i due papi e i cardinali camerlenghi Silvio Valenti Gonzaga e Girolamo Colonna, promotori delle scienze e delle arti, e poi Boscovich, illustre scienziato docente al Collegio Romano, mentore di Piermarini. Vengono poi indagati i luoghi dell’apprendistato piermariniano. Lo studio di Paolo Posi e il cantiere del palazzo del cardinale Girolamo Colonna alle pendici del Quirinale. Viene illustrato in particolare il laboratorio dell’Effimero con le macchine pirotecniche delle Chinee, l’omaggio spettacolare al papa del re di Napoli che si ripeteva ogni anno. Il passaggio nello studio di Carlo Murena, luogotenente di Luigi Vanvitelli a Roma, significa per il Piermarini anche uno stretto contatto con insegnanti e allievi dell’Accademia di San Luca. Gli “scolari” di Murena – Andrea Vici, Girolamo Toma, Virgilio Bracci – secondo il metodo consolidatosi a Roma al tempo di Carlo Fontana studiavano e copiavano i progetti dei maestri, e si applicavano metodicamente al rilevamento degli edifici antichi e moderni. L’approdo a Napoli nello studio di Vanvitelli viene infine illustrato da opere di Luigi e Carlo Vanvitelli.
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