In 1974 the population of Freetown was an estimated 270,000 people. A 2015 census placed this number at one million of the country’s seven million inhabitants. There are at least 61 informal settlements in Freetown. The paradox is that people are drawn from the countryside by the search for better living conditions. There are two problems to be dealt with. The first deals with how to regenerate rural areas, rehabilitating and developing villages to halt the total depopulation of rural areas and the uncontrolled and unmanageable expansion of cities. The second involves the dilemma faced by slums that pits resettlement against upgrading. In both cases, healthcare facilities can be imagined as true and proper multifunctional hubs. In addition to clinics and counselling centres they can offer other types of projects (cultural, craft-based, economic, sport, recreation) with the ability to attract the male and post-infantile population. Designing these centres to be perceived by the population not as foreign objects, but as something they can connect with, is a challenge for architecture and urban planning whose results may influence a diverse dynamic of development.

Sierra Leone, riflessioni sul campo per un’architettura dello sviluppo. Nel 1974 Freetown aveva una popolazione stimata di 270mila abitanti. Nel 2015 ne sono stati censiti un milione sui sette milioni circa di abitanti del Paese. Sono almeno 61 gli insediamenti informali in Freetown. E il paradosso è che ciò che muove questo flusso dalla campagna è la ricerca di una condizione di vita migliore. Sono due i problemi da affrontare. Il primo riguarda il modo in cui rigenerare le aree rurali, frenando tramite il risanamento e lo sviluppo dei villaggi lo spopolamento totale delle aree rurali e l’espansione non controllata e ingestibile delle città. Il secondo riguarda il dilemma Resettlement or upgrading? degli slum. In entrambi i casi le architetture sanitarie possono essere pensate come veri e propri hub multifunzione, che comprendano oltre agli ambulatori e ai consultori offerte e progetti di altro tipo (culturale, artigianale, economico, sportivo, ricreativo) capaci di coinvolgere anche la popolazione maschile e post infantile. Progettare questi centri in modo che essi siano percepiti dalla popolazione non come oggetti estranei, ma come qualcosa che le appartiene è una sfida architettonica e urbanistica dai cui esiti può dipendere una diversa dinamica dello sviluppo.

Sierra Leone. Riflessioni sul campo per un’architettura dello sviluppo / Sierra Leone. Reporting from the Field for a Development Architecture / Argenti, Maria. - STAMPA. - (2018), pp. 42-49.

Sierra Leone. Riflessioni sul campo per un’architettura dello sviluppo / Sierra Leone. Reporting from the Field for a Development Architecture

Maria Argenti
2018

Abstract

In 1974 the population of Freetown was an estimated 270,000 people. A 2015 census placed this number at one million of the country’s seven million inhabitants. There are at least 61 informal settlements in Freetown. The paradox is that people are drawn from the countryside by the search for better living conditions. There are two problems to be dealt with. The first deals with how to regenerate rural areas, rehabilitating and developing villages to halt the total depopulation of rural areas and the uncontrolled and unmanageable expansion of cities. The second involves the dilemma faced by slums that pits resettlement against upgrading. In both cases, healthcare facilities can be imagined as true and proper multifunctional hubs. In addition to clinics and counselling centres they can offer other types of projects (cultural, craft-based, economic, sport, recreation) with the ability to attract the male and post-infantile population. Designing these centres to be perceived by the population not as foreign objects, but as something they can connect with, is a challenge for architecture and urban planning whose results may influence a diverse dynamic of development.
2018
Regenerating Kibera. Infiltrazioni di urbano nello slum di Nairobi | Urban infiltrations in the slum of Nairobi
978-88-6242-289-5
Sierra Leone, riflessioni sul campo per un’architettura dello sviluppo. Nel 1974 Freetown aveva una popolazione stimata di 270mila abitanti. Nel 2015 ne sono stati censiti un milione sui sette milioni circa di abitanti del Paese. Sono almeno 61 gli insediamenti informali in Freetown. E il paradosso è che ciò che muove questo flusso dalla campagna è la ricerca di una condizione di vita migliore. Sono due i problemi da affrontare. Il primo riguarda il modo in cui rigenerare le aree rurali, frenando tramite il risanamento e lo sviluppo dei villaggi lo spopolamento totale delle aree rurali e l’espansione non controllata e ingestibile delle città. Il secondo riguarda il dilemma Resettlement or upgrading? degli slum. In entrambi i casi le architetture sanitarie possono essere pensate come veri e propri hub multifunzione, che comprendano oltre agli ambulatori e ai consultori offerte e progetti di altro tipo (culturale, artigianale, economico, sportivo, ricreativo) capaci di coinvolgere anche la popolazione maschile e post infantile. Progettare questi centri in modo che essi siano percepiti dalla popolazione non come oggetti estranei, ma come qualcosa che le appartiene è una sfida architettonica e urbanistica dai cui esiti può dipendere una diversa dinamica dello sviluppo.
Sierra Leone; Freetown; CUAM; insediamenti informali; programma sviluppo
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Sierra Leone. Riflessioni sul campo per un’architettura dello sviluppo / Sierra Leone. Reporting from the Field for a Development Architecture / Argenti, Maria. - STAMPA. - (2018), pp. 42-49.
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