"Carapace" è il risultato di una ricerca sulla sparizione, è legata ad una storia e ai luoghi che nel tempo sono ad essa riconducibili. In questo caso si tratta della scultura digitale del guscio di una tartaruga gigante, la "Cylindraspis vosmaeri" una specie oggi estinta che era endemica dell’Isola Rodrigues la più piccola delle Isole Mascarene, nell’Oceano Indiano. “Carapace” è il reperto di una narrazione ed è legato alla Salle des espèces menacées et des espèces disparues della Grande Galerie de l’Evolution di Parigi, dove in grandi teche di mogano e vetro, quasi al buio, sono conservati duecentocinquantasette animali estinti. Tra le specie più diverse si nota il guscio di una tartaruga gigante a cupola, la Cylindraspis peltastes dell’isola Rodrigues, descritta per la prima volta dall’ugonotto francese François Leguat insieme alla più grande Cylindraspis vosmaeri dal dorso a sella. Le due specie, considerate riserve di carne per le flotte francesi e inglesi, risultano estinte dalla fine del Settecento. Leguat venne abbandonato con sette compagni sulla disabitata Rodrigues il 16 maggio 1691. Naturalista per caso, riuscì a rientrare in Europa solo nel 1698, dopo mille peripezie. Dieci anni dopo pubblicò il suo diario dove sono descritti e illustrati gli animali che aveva visto e studiato, oramai estinti. Tra questi vi erano le testuggini giganti, il cui singolare comportamento si rivelava soprattutto al tramonto quando in branchi, strette le une alle altre, si radunavano così numerose da far sembrare l’isola pavimentata con i loro gusci. Il piano mobile di carapaci che si componeva nell’oscurità per dissolversi all’alba era come un tappeto fluttuante, un campo di forze instabili, metafora dell’esplorazione, dei viaggi e dello stesso nomadismo di Leguat. O forse Leguat sognava e l’impressionante rito dei Cheloni era frutto di un’illusione notturna, phantasmata creati ad arte dalla natura. Tra realtà e finzione "Carapace" ci parla della fragilità della vita, della sparizione e al contempo di un'inversione temporale nel segno di una restituita visibilità. Dall'oblio, di memoria in memoria, “Carapace” trasferisce l’estinto in una forma della contemporaneità ricordandoci che il nostro passato va continuamente rivisitato perché è il bagaglio, il guscio più prezioso di qualsiasi opera d’arte. "Carapace" is the result of a research on the disappearance, it is linked to a history and to the places that over time can be traced back to it. In this case it is the digital sculpture of the shell of a giant tortoise, the "Cylindraspis vosmaeri", a species now extinct that was endemic to the Rodrigues Island, the smallest of the Mascarene Islands, in the Indian Ocean.

Carapace / DAL FALCO, Federica. - STAMPA. - (2017).

Carapace.

Dal Falco Federica
2017

Abstract

"Carapace" è il risultato di una ricerca sulla sparizione, è legata ad una storia e ai luoghi che nel tempo sono ad essa riconducibili. In questo caso si tratta della scultura digitale del guscio di una tartaruga gigante, la "Cylindraspis vosmaeri" una specie oggi estinta che era endemica dell’Isola Rodrigues la più piccola delle Isole Mascarene, nell’Oceano Indiano. “Carapace” è il reperto di una narrazione ed è legato alla Salle des espèces menacées et des espèces disparues della Grande Galerie de l’Evolution di Parigi, dove in grandi teche di mogano e vetro, quasi al buio, sono conservati duecentocinquantasette animali estinti. Tra le specie più diverse si nota il guscio di una tartaruga gigante a cupola, la Cylindraspis peltastes dell’isola Rodrigues, descritta per la prima volta dall’ugonotto francese François Leguat insieme alla più grande Cylindraspis vosmaeri dal dorso a sella. Le due specie, considerate riserve di carne per le flotte francesi e inglesi, risultano estinte dalla fine del Settecento. Leguat venne abbandonato con sette compagni sulla disabitata Rodrigues il 16 maggio 1691. Naturalista per caso, riuscì a rientrare in Europa solo nel 1698, dopo mille peripezie. Dieci anni dopo pubblicò il suo diario dove sono descritti e illustrati gli animali che aveva visto e studiato, oramai estinti. Tra questi vi erano le testuggini giganti, il cui singolare comportamento si rivelava soprattutto al tramonto quando in branchi, strette le une alle altre, si radunavano così numerose da far sembrare l’isola pavimentata con i loro gusci. Il piano mobile di carapaci che si componeva nell’oscurità per dissolversi all’alba era come un tappeto fluttuante, un campo di forze instabili, metafora dell’esplorazione, dei viaggi e dello stesso nomadismo di Leguat. O forse Leguat sognava e l’impressionante rito dei Cheloni era frutto di un’illusione notturna, phantasmata creati ad arte dalla natura. Tra realtà e finzione "Carapace" ci parla della fragilità della vita, della sparizione e al contempo di un'inversione temporale nel segno di una restituita visibilità. Dall'oblio, di memoria in memoria, “Carapace” trasferisce l’estinto in una forma della contemporaneità ricordandoci che il nostro passato va continuamente rivisitato perché è il bagaglio, il guscio più prezioso di qualsiasi opera d’arte. "Carapace" is the result of a research on the disappearance, it is linked to a history and to the places that over time can be traced back to it. In this case it is the digital sculpture of the shell of a giant tortoise, the "Cylindraspis vosmaeri", a species now extinct that was endemic to the Rodrigues Island, the smallest of the Mascarene Islands, in the Indian Ocean.
2017
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1058396
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