Lo studio della superficie piegata ha origini molto lontane nel tempo. Con il temine origami, che deriva dal giapponese ori piegare e kami carta, s’intende l’arte di piegare la carta. Questa tradizione di piegare fogli di carta in modo da produrre figure si può far risalire alla metà del primo millennio quando i monaci buddisti importarono la carta in Giappone. Le regole del gioco pretendono che a partire da un foglio di carta si ottenga una forma con il solo uso della piega, senza ne colla ne tagli. L’abilità sta nello scoprire tutte le possibili forme deducibili da un foglio di carta. La geometria è la prima proprietà che si osserva nell’origami, ma a questa segue la simmetria, l’equilibrio e le proporzioni. Parametri estetici, tecnici e geometrici che rendono lo studio di questo modo di gestire la superficie particolarmente interessante per l’architettura, per l’ingegneria, e per il design. Bisogna però distinguere due tipi di trattamento della superficie piegata. Il primo, legato alla tradizione, vede l’uso della piega per arrivare a definire con essa una specifica forma a simulare animali, fiori, poliedri regolari e non, anche di notevole complessità. In essi la piega è creata per ridurre e guidare il foglio di carta; questo si sovrappone, si ripiega su se stesso, si ridistende fino ad ottenere la forma voluta. Il secondo invece, vuole indagare le proprietà che la piega è capace di determinare sulla superficie e nelle sue possibili configurazioni spaziali. È il tipo di piegatura che questo testo vuole portare all’attenzione, perché particolarmente stimolante negli ambiti propri dell’architettura, del design e anche dell’ingegneria. Le problematiche affrontate in questi modelli sperimentali potrebbero essere risolte con maggiore efficienza utilizzando altre vie messe a disposizione dalla matematica, ma la soluzione geometrica ha senza dubbio il vantaggio di essere più efficace e generatrice di spunti creativi all’interno del processo progettuale. In quest’ottica l’uso sperimentale di sistemi di sviluppo che operano all’interno di modellatori tridimensionali, oltre che facilitare il progetto di architetture responsive, favorisce l’avvicinamento delle nuove generazioni di progettisti allo studio della geometria, un aspetto non trascurabile per lo sviluppo della ricerca e della didattica nel campo del disegno.
Architettura delle superfici piegate. Le geometrie che muovono gli origami / Casale, Andrea; Valenti, Graziano Mario. - STAMPA. - 6:(2012), pp. 1-175.
Architettura delle superfici piegate. Le geometrie che muovono gli origami
CASALE, Andrea;VALENTI, Graziano Mario
2012
Abstract
Lo studio della superficie piegata ha origini molto lontane nel tempo. Con il temine origami, che deriva dal giapponese ori piegare e kami carta, s’intende l’arte di piegare la carta. Questa tradizione di piegare fogli di carta in modo da produrre figure si può far risalire alla metà del primo millennio quando i monaci buddisti importarono la carta in Giappone. Le regole del gioco pretendono che a partire da un foglio di carta si ottenga una forma con il solo uso della piega, senza ne colla ne tagli. L’abilità sta nello scoprire tutte le possibili forme deducibili da un foglio di carta. La geometria è la prima proprietà che si osserva nell’origami, ma a questa segue la simmetria, l’equilibrio e le proporzioni. Parametri estetici, tecnici e geometrici che rendono lo studio di questo modo di gestire la superficie particolarmente interessante per l’architettura, per l’ingegneria, e per il design. Bisogna però distinguere due tipi di trattamento della superficie piegata. Il primo, legato alla tradizione, vede l’uso della piega per arrivare a definire con essa una specifica forma a simulare animali, fiori, poliedri regolari e non, anche di notevole complessità. In essi la piega è creata per ridurre e guidare il foglio di carta; questo si sovrappone, si ripiega su se stesso, si ridistende fino ad ottenere la forma voluta. Il secondo invece, vuole indagare le proprietà che la piega è capace di determinare sulla superficie e nelle sue possibili configurazioni spaziali. È il tipo di piegatura che questo testo vuole portare all’attenzione, perché particolarmente stimolante negli ambiti propri dell’architettura, del design e anche dell’ingegneria. Le problematiche affrontate in questi modelli sperimentali potrebbero essere risolte con maggiore efficienza utilizzando altre vie messe a disposizione dalla matematica, ma la soluzione geometrica ha senza dubbio il vantaggio di essere più efficace e generatrice di spunti creativi all’interno del processo progettuale. In quest’ottica l’uso sperimentale di sistemi di sviluppo che operano all’interno di modellatori tridimensionali, oltre che facilitare il progetto di architetture responsive, favorisce l’avvicinamento delle nuove generazioni di progettisti allo studio della geometria, un aspetto non trascurabile per lo sviluppo della ricerca e della didattica nel campo del disegno.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.