Il bisogno è mancanza totale o parziale di uno o più elementi che contribuiscono al benessere della persona. Se è vero che le esigenze primarie dell’uomo sono note, non è immediatamente evidente cosa altro, che sia riferibile all’architettura, riveste il carattere di indispensabilità. Soprattutto c’è da chiedersi se rispetto al mistero dell’abitare poeticamente la terra, l’appagamento delle necessità di base sia un nutrimento sufficiente. Ricordo al proposito un adagio popolare illuminante: “non si vive di solo pane”. E poi, ma questo è un altro problema, la differenza tra necessario e superfluo è una creazione del linguaggio, nello specifico della cultura occidentale e appartiene a un codice che si utilizza per convenzione. La possibilità di assolvere ai bisogni primari mediante un operare che si dispiega indipendentemente dalla accumulazione di valori aggiunti di natura qualitativa, introduce dei distinguo interni al campo delle attività connesse al progettare e al costruire che spostano i termini della riflessione sui contenuti, sul ruolo, sul senso della disciplina. Si determina in questo modo una frattura insanabile tra una pratica del fare che soddisfa esclusivamente esigenze di natura quantitativa che, a rischio di un eccessivo schematismo, riconduciamo sbrigativamente al termine edilizia, e ciò che tendiamo a chiamare architettura, ritagliando con un artificio semantico, nell’ambito dell’architettura stessa, uno spazio ulteriore che ci permette di riconoscere un plusvalore etico-estetico a determinati prodotti piuttosto che ad altri.
Bisogno / Toppetti, Fabrizio. - STAMPA. - 1(2016), pp. 172-173.
Bisogno
Fabrizio Toppetti
2016
Abstract
Il bisogno è mancanza totale o parziale di uno o più elementi che contribuiscono al benessere della persona. Se è vero che le esigenze primarie dell’uomo sono note, non è immediatamente evidente cosa altro, che sia riferibile all’architettura, riveste il carattere di indispensabilità. Soprattutto c’è da chiedersi se rispetto al mistero dell’abitare poeticamente la terra, l’appagamento delle necessità di base sia un nutrimento sufficiente. Ricordo al proposito un adagio popolare illuminante: “non si vive di solo pane”. E poi, ma questo è un altro problema, la differenza tra necessario e superfluo è una creazione del linguaggio, nello specifico della cultura occidentale e appartiene a un codice che si utilizza per convenzione. La possibilità di assolvere ai bisogni primari mediante un operare che si dispiega indipendentemente dalla accumulazione di valori aggiunti di natura qualitativa, introduce dei distinguo interni al campo delle attività connesse al progettare e al costruire che spostano i termini della riflessione sui contenuti, sul ruolo, sul senso della disciplina. Si determina in questo modo una frattura insanabile tra una pratica del fare che soddisfa esclusivamente esigenze di natura quantitativa che, a rischio di un eccessivo schematismo, riconduciamo sbrigativamente al termine edilizia, e ciò che tendiamo a chiamare architettura, ritagliando con un artificio semantico, nell’ambito dell’architettura stessa, uno spazio ulteriore che ci permette di riconoscere un plusvalore etico-estetico a determinati prodotti piuttosto che ad altri.File | Dimensione | Formato | |
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