Il progetto di una ricerca sulla storia della stratificazione dell’archivio Antonio Gramsci in relazione alle diverse edizioni dei suoi scritti ha preso le mosse dal lavoro presentato per il conseguimento del diploma di archivista paleografo, nel 2012 . In quella occasione, nella quale furono presentati i risultati del riordinamento del fondo eseguiti nei tre anni precedenti, emersero nella storia delle carte una serie di zone d’ombra inesplorate, riconducibili proprio al nesso stringente fra recuperi ed edizioni. Gli estremi cronologici della ricerca sono il 1937, anno della morte del dirigente politico, e il 1996, anno in cui fu istituita l’Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci, i cui lavori sono tuttora in corso. Una propedeutica incursione nelle vicende degli anni precedenti al 1937 (l’Università a Torino, i rapporti con la famiglia in Sardegna, l’attività di giornalista, l’impegno politico, gli anni a Mosca, l’incontro con Giulia, madre dei suoi due figli, l’arresto e la condanna) si è rivelata indispensabile per capire il complesso mondo di Gramsci, le sue molteplici relazioni con uomini e istituzioni di diversa natura che inevitabilmente sarebbero diventati nel corso degli anni suoi corrispondenti che avrebbero contribuito, in maniera diretta o indiretta, alla stratificazione del suo archivio personale. Due premesse si rivelano indispensabili: la prima è che Gramsci non ha lasciato un proprio archivio (alla sua morte ciò che rimaneva delle carte da lui prodotte e conservate era suddiviso in diversi luoghi di conservazione coincidenti principalmente con i suoi nuclei familiari); la seconda, che di per sé costituisce un piccolo paradosso, è che nonostante sia tuttora fra gli autori più noti e più tradotti nel mondo Gramsci è un autore che, nel corso della sua vita, non ha pubblicato né libri né raccolte di suoi scritti . Il suo nome infatti è legato principalmente alle Lettere dal carcere e ai Quaderni del carcere, ovvero alla sua corrispondenza privata – nata quindi per un primario intento di comunicazione – e ai manoscritti incompleti redatti durante la sua detenzione. A questi, si aggiunsero poi gli scritti politici e giornalistici apparsi, spesso senza firma, sulla stampa di partito. Pertanto, le edizione gramsciane poterono prendere corpo nel tempo solo in seguito al ritrovamento dei suoi manoscritti autografi, a partire da quelli carcerari. Accanto ad essi, furono recuperati anche dei piccoli frammenti del suo “archivio personale”. Un recupero, come si avrà modo di illustrare, complesso e articolato, che mise le carte al centro di scontri familiari e politici prima, storiografici poi. Ancora oggi le modalità di formazione e recupero, nonché di pubblicazione di questo archivio sono al centro di un dibattito, al quale, si ritiene, la conoscenza e la riflessione archivistica hanno la possibilità di contribuire, orientandolo su nuovi binari. La ricerca è stata condotta cercando di tenere insieme tre diversi aspetti: modalità di formazione/gestione delle carte da parte di Gramsci e poi dei suoi eredi, recupero degli autografi, storia editoriale dal 1937 fino ai lavori dell’Edizione nazionale. Tale lavoro si è rivelato estremamente complesso per la necessità di contestualizzare la storia delle carte nello svolgersi degli eventi storico-politici che videro Gramsci protagonista o quantomeno ad essi partecipe. Si è proceduto pertanto incrociando i documenti dell’archivio Gramsci con le fonti presenti nell’archivio del Partito comunista d’Italia (del quale Gramsci fu segretario dal 1924 e, almeno formalmente, fino alla sua morte), ma anche con i documenti conservati negli archivi dei diversi curatori delle edizioni gramsciane (da Togliatti a Elsa Fubini a Valentino Gerratana) e in quelli delle diverse case editrici (da Ricciardi, a Einaudi e alla Mondadori) che progettarono di pubblicare o pubblicarono gli scritti gramsciani. Pertanto, sono state svolte una serie di ricerche presso la Fondazione Istituto Gramsci di Roma, l’Archivio centrale dello Stato, l’Archivio di Stato di Milano, il Centro Apice dell’Università di Milano, la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, l’Archivio di Stato di Torino, il Centro studi Piero Gobetti. A livello bibliografico, preziosa si è rivelata la Bibliografia gramsciana online (composta da più di 20.000 titoli fra volumi, saggi e articoli su Gramsci, sia in italiano che in traduzione) che ha consentito di individuare diverse testimonianze su Gramsci, ma anche le numerose pubblicazioni di documenti inediti apparsi su riviste e quotidiani più disparati.

L'archivio Antonio Gramsci fra edizioni e recuperi / Lattanzi, Eleonora. - (2017 Jul 17).

L'archivio Antonio Gramsci fra edizioni e recuperi

LATTANZI, ELEONORA
17/07/2017

Abstract

Il progetto di una ricerca sulla storia della stratificazione dell’archivio Antonio Gramsci in relazione alle diverse edizioni dei suoi scritti ha preso le mosse dal lavoro presentato per il conseguimento del diploma di archivista paleografo, nel 2012 . In quella occasione, nella quale furono presentati i risultati del riordinamento del fondo eseguiti nei tre anni precedenti, emersero nella storia delle carte una serie di zone d’ombra inesplorate, riconducibili proprio al nesso stringente fra recuperi ed edizioni. Gli estremi cronologici della ricerca sono il 1937, anno della morte del dirigente politico, e il 1996, anno in cui fu istituita l’Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci, i cui lavori sono tuttora in corso. Una propedeutica incursione nelle vicende degli anni precedenti al 1937 (l’Università a Torino, i rapporti con la famiglia in Sardegna, l’attività di giornalista, l’impegno politico, gli anni a Mosca, l’incontro con Giulia, madre dei suoi due figli, l’arresto e la condanna) si è rivelata indispensabile per capire il complesso mondo di Gramsci, le sue molteplici relazioni con uomini e istituzioni di diversa natura che inevitabilmente sarebbero diventati nel corso degli anni suoi corrispondenti che avrebbero contribuito, in maniera diretta o indiretta, alla stratificazione del suo archivio personale. Due premesse si rivelano indispensabili: la prima è che Gramsci non ha lasciato un proprio archivio (alla sua morte ciò che rimaneva delle carte da lui prodotte e conservate era suddiviso in diversi luoghi di conservazione coincidenti principalmente con i suoi nuclei familiari); la seconda, che di per sé costituisce un piccolo paradosso, è che nonostante sia tuttora fra gli autori più noti e più tradotti nel mondo Gramsci è un autore che, nel corso della sua vita, non ha pubblicato né libri né raccolte di suoi scritti . Il suo nome infatti è legato principalmente alle Lettere dal carcere e ai Quaderni del carcere, ovvero alla sua corrispondenza privata – nata quindi per un primario intento di comunicazione – e ai manoscritti incompleti redatti durante la sua detenzione. A questi, si aggiunsero poi gli scritti politici e giornalistici apparsi, spesso senza firma, sulla stampa di partito. Pertanto, le edizione gramsciane poterono prendere corpo nel tempo solo in seguito al ritrovamento dei suoi manoscritti autografi, a partire da quelli carcerari. Accanto ad essi, furono recuperati anche dei piccoli frammenti del suo “archivio personale”. Un recupero, come si avrà modo di illustrare, complesso e articolato, che mise le carte al centro di scontri familiari e politici prima, storiografici poi. Ancora oggi le modalità di formazione e recupero, nonché di pubblicazione di questo archivio sono al centro di un dibattito, al quale, si ritiene, la conoscenza e la riflessione archivistica hanno la possibilità di contribuire, orientandolo su nuovi binari. La ricerca è stata condotta cercando di tenere insieme tre diversi aspetti: modalità di formazione/gestione delle carte da parte di Gramsci e poi dei suoi eredi, recupero degli autografi, storia editoriale dal 1937 fino ai lavori dell’Edizione nazionale. Tale lavoro si è rivelato estremamente complesso per la necessità di contestualizzare la storia delle carte nello svolgersi degli eventi storico-politici che videro Gramsci protagonista o quantomeno ad essi partecipe. Si è proceduto pertanto incrociando i documenti dell’archivio Gramsci con le fonti presenti nell’archivio del Partito comunista d’Italia (del quale Gramsci fu segretario dal 1924 e, almeno formalmente, fino alla sua morte), ma anche con i documenti conservati negli archivi dei diversi curatori delle edizioni gramsciane (da Togliatti a Elsa Fubini a Valentino Gerratana) e in quelli delle diverse case editrici (da Ricciardi, a Einaudi e alla Mondadori) che progettarono di pubblicare o pubblicarono gli scritti gramsciani. Pertanto, sono state svolte una serie di ricerche presso la Fondazione Istituto Gramsci di Roma, l’Archivio centrale dello Stato, l’Archivio di Stato di Milano, il Centro Apice dell’Università di Milano, la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, l’Archivio di Stato di Torino, il Centro studi Piero Gobetti. A livello bibliografico, preziosa si è rivelata la Bibliografia gramsciana online (composta da più di 20.000 titoli fra volumi, saggi e articoli su Gramsci, sia in italiano che in traduzione) che ha consentito di individuare diverse testimonianze su Gramsci, ma anche le numerose pubblicazioni di documenti inediti apparsi su riviste e quotidiani più disparati.
17-lug-2017
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Tesi dottorato Lattanzi

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Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1047055
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