Operare sul territorio significa intervenire sulle dinamiche di trasformazione e concorrere alla costruzione del paesaggio “abitato”, modificandone la struttura e la figuratività. È un campo analitico e progettuale complesso, nel quale il colore delle cose e dei luoghi ha un ruolo non trascurabile: non solo all’interno dei nuclei urbani consolidati, ma anche nei quartieri delle periferie metropolitane o nell’edilizia rurale diffusa. Qui, nei contesti “fuori le mura”, è possibile sperimentare modi inediti per rilevare, rappresentare e indirizzare i caratteri cromatici, secondo logiche diverse da quelle dei piani del colore dei centri storici. Manlio Brusatin (Storia dei colori, 1983) usa due aggettivi per specificare i due modi nei quali possiamo parlare di colore. Il primo, “colorico”, si riferisce al colore in quanto “materia colorata” e implica corporeità, fisicità, dato certo; il secondo, “cromatico”, indica un “colore sensazione” legato a fenomeni percettivi, al mutevole e alla suggestione. “Colorico” e “cromatico” non sono in contrapposizione ma istituiscono un «reciproco e scambievole rapporto produttivo o riduttivo dei colori, derivandolo dalla contaminazione di queste due funzioni». Per questo, quindi, i due aggettivi possono sintetizzare due vie interconnesse di approccio al colore: quella diretta al “costruito colorico” (città) e quella che ha come meta il “paesaggio cromatico” (territorio). Quest’ultimo è l’oggetto della riflessione esposta in questa sede, che vorrebbe approdare ad una proposta di metodo conoscitivo e progettuale attraverso il quale comprendere, prevedere e orientare le trasformazioni dei colori nell’edilizia considerata “minore”, con particolare riguardo per quella rurale in contesti naturali. Si tratta, anzitutto, di individuare i criteri con i quali leggere e interpretare le mutazioni cromatiche, sovente imputabili ai motivi più imprevisti; si tratta, poi, di riconoscere quei cambiamenti risultati dominanti, selezionandoli come possibili indicatori del “destino figurativo” del luogo; si tratta, infine, di definire alcune regole con le quali guidare l’uso del colore, nella consapevolezza tanto dell’impatto visivo dei nuovi materiali da costruzione quanto dei limiti dell’intervento su manufatti giunti fino a noi in assenza di un progetto voluto

Colori extra moenia: la selezione delle mutazioni cromatiche spontanee / Pellegatta, Cristina. - STAMPA. - VIII A:(2012), pp. 649-656. (Intervento presentato al convegno VIII Conferenza del Colore tenutosi a Bologna nel 13-14 settembre 2012).

Colori extra moenia: la selezione delle mutazioni cromatiche spontanee

PELLEGATTA, CRISTINA
2012

Abstract

Operare sul territorio significa intervenire sulle dinamiche di trasformazione e concorrere alla costruzione del paesaggio “abitato”, modificandone la struttura e la figuratività. È un campo analitico e progettuale complesso, nel quale il colore delle cose e dei luoghi ha un ruolo non trascurabile: non solo all’interno dei nuclei urbani consolidati, ma anche nei quartieri delle periferie metropolitane o nell’edilizia rurale diffusa. Qui, nei contesti “fuori le mura”, è possibile sperimentare modi inediti per rilevare, rappresentare e indirizzare i caratteri cromatici, secondo logiche diverse da quelle dei piani del colore dei centri storici. Manlio Brusatin (Storia dei colori, 1983) usa due aggettivi per specificare i due modi nei quali possiamo parlare di colore. Il primo, “colorico”, si riferisce al colore in quanto “materia colorata” e implica corporeità, fisicità, dato certo; il secondo, “cromatico”, indica un “colore sensazione” legato a fenomeni percettivi, al mutevole e alla suggestione. “Colorico” e “cromatico” non sono in contrapposizione ma istituiscono un «reciproco e scambievole rapporto produttivo o riduttivo dei colori, derivandolo dalla contaminazione di queste due funzioni». Per questo, quindi, i due aggettivi possono sintetizzare due vie interconnesse di approccio al colore: quella diretta al “costruito colorico” (città) e quella che ha come meta il “paesaggio cromatico” (territorio). Quest’ultimo è l’oggetto della riflessione esposta in questa sede, che vorrebbe approdare ad una proposta di metodo conoscitivo e progettuale attraverso il quale comprendere, prevedere e orientare le trasformazioni dei colori nell’edilizia considerata “minore”, con particolare riguardo per quella rurale in contesti naturali. Si tratta, anzitutto, di individuare i criteri con i quali leggere e interpretare le mutazioni cromatiche, sovente imputabili ai motivi più imprevisti; si tratta, poi, di riconoscere quei cambiamenti risultati dominanti, selezionandoli come possibili indicatori del “destino figurativo” del luogo; si tratta, infine, di definire alcune regole con le quali guidare l’uso del colore, nella consapevolezza tanto dell’impatto visivo dei nuovi materiali da costruzione quanto dei limiti dell’intervento su manufatti giunti fino a noi in assenza di un progetto voluto
2012
VIII Conferenza del Colore
città diffusa, edilizia rurale, figuratività, rappresentazione, rilievo
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Colori extra moenia: la selezione delle mutazioni cromatiche spontanee / Pellegatta, Cristina. - STAMPA. - VIII A:(2012), pp. 649-656. (Intervento presentato al convegno VIII Conferenza del Colore tenutosi a Bologna nel 13-14 settembre 2012).
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