Dalla crisi economica del 2008, la mancanza di risorse per il completamento dei piani urbani, la riconosciuta incapacità dei masterplan di soddisfare le esigenze del presente e di dialogare con i contesti locali mettono in discussione i principi spaziali, temporali ed economici sostenuti dalla cultura moderna. La rapidità dei mutamenti che guidano la contemporaneità sembra infatti favorire l’applicazione di pratiche temporanee, reversibili, per natura aperte al confronto con discipline altre. Sebbene l’architettura sia comunemente associata a fenomeni duraturi, frutto di un processo lungo e complesso, il percorso di ricerca tracciato nel presente lavoro approfondisce le modalità di trasformazione della città secondo una progettualità time-based. Scopo della ricerca è recuperare gli elementi teorici e operativi di un sapere antico, capace di realizzare urbanità disponibili al cambiamento, indirizzando quindi lo sviluppo della città nella direzione della rigenerazione e del recupero (spaziale e temporale) dei suoi territori, in linea con gli studi europei che già operano verso la disincentivazione del consumo di suolo. Regolando lo strumento tassonomico sulla durata del progetto, “giorni”, “stagioni” e “anni” raccontano le unità di misura sulla base delle quali sono selezionati esempi contemporanei (24 Hours Museum, Parigi 24-25 gennaio 2012) e storicizzati (Estate Romana, Roma 1976-1985 e La Biennale di Venezia, Venezia 1979 – 1980). Dal confronto di queste esperienze emergono quindi metodologie progettuali e di governo del territorio delineando nel fattore temporale una possibile via di confronto con i temi dell’heritage, oggi al centro del dibattito sulla città. Approfondendo il contributo dell’effimero nella costruzione delle strutture materiali e immateriali che compongono il palinsesto urbano, l’ultima parte della ricerca conclude il lavoro descrivendo spazi alternativi di progetto, effetto di una cultura che agisce sulla città nei termini temporali del processo.

Architettura a tempo determinato. Pratiche effimere nel progetto delle città / Fava, Federica. - ELETTRONICO. - (2015).

Architettura a tempo determinato. Pratiche effimere nel progetto delle città

FAVA, FEDERICA
01/01/2015

Abstract

Dalla crisi economica del 2008, la mancanza di risorse per il completamento dei piani urbani, la riconosciuta incapacità dei masterplan di soddisfare le esigenze del presente e di dialogare con i contesti locali mettono in discussione i principi spaziali, temporali ed economici sostenuti dalla cultura moderna. La rapidità dei mutamenti che guidano la contemporaneità sembra infatti favorire l’applicazione di pratiche temporanee, reversibili, per natura aperte al confronto con discipline altre. Sebbene l’architettura sia comunemente associata a fenomeni duraturi, frutto di un processo lungo e complesso, il percorso di ricerca tracciato nel presente lavoro approfondisce le modalità di trasformazione della città secondo una progettualità time-based. Scopo della ricerca è recuperare gli elementi teorici e operativi di un sapere antico, capace di realizzare urbanità disponibili al cambiamento, indirizzando quindi lo sviluppo della città nella direzione della rigenerazione e del recupero (spaziale e temporale) dei suoi territori, in linea con gli studi europei che già operano verso la disincentivazione del consumo di suolo. Regolando lo strumento tassonomico sulla durata del progetto, “giorni”, “stagioni” e “anni” raccontano le unità di misura sulla base delle quali sono selezionati esempi contemporanei (24 Hours Museum, Parigi 24-25 gennaio 2012) e storicizzati (Estate Romana, Roma 1976-1985 e La Biennale di Venezia, Venezia 1979 – 1980). Dal confronto di queste esperienze emergono quindi metodologie progettuali e di governo del territorio delineando nel fattore temporale una possibile via di confronto con i temi dell’heritage, oggi al centro del dibattito sulla città. Approfondendo il contributo dell’effimero nella costruzione delle strutture materiali e immateriali che compongono il palinsesto urbano, l’ultima parte della ricerca conclude il lavoro descrivendo spazi alternativi di progetto, effetto di una cultura che agisce sulla città nei termini temporali del processo.
2015
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