Il saggio propone una riflessione attorno alle declinazioni della parola cura dall’universo femminile cui è stata confinata nel passato, fino all’accezione più attuale di pratica politica e impegno civile, così come suggerito dalla filosofa Elena Pulcini, per giungere quindi alla cura intesa quale presidio del territorio e progetto di trasformazione consapevole dello spazio fisico. Il riferimento ad alcuni “classici” della cultura femminista, come la Mistica della Femminilità di Betty Friedan (1963) e L’Architetto fuori di sé di Marta Lonzi (1982), offre l’occasione di una rilettura critica del mito della casa unifamiliare e supera i rigidi confini dello spazio domestico per affrontare, quindi, il tema della cura in ambito progettuale. In questo contesto, le esperienze del collettivo londinese Matrix e quelle del gruppo Vanda, la comunità femminile del Politecnico di Milano, si rivelano determinati nel ripensare e generare nuovi approcci progettuali. Ecco, dunque, che progettare con cura assume non solo il valore di un’azione di contrasto alla dilagante dispersione urbana, ma implica anche rendere operativi dei presidi attivi e diffusi contro l’abbandono e il degrado del territorio. Così come progettare con cura significa immaginare e realizzare spazi di uso pubblico per la vita quotidiana e la convivenza, dove interventi di micro trasformazione siano in grado di coinvolgere attivamente gli abitanti al fine di attuare una città plurale, accogliente e inclusiva.

Progettare con cura. Competenza femminile del mondo e trasformazione dello spazio fisico / Mattogno, Claudia. - STAMPA. - 55(2015), pp. 233-249.

Progettare con cura. Competenza femminile del mondo e trasformazione dello spazio fisico

MATTOGNO, Claudia
2015

Abstract

Il saggio propone una riflessione attorno alle declinazioni della parola cura dall’universo femminile cui è stata confinata nel passato, fino all’accezione più attuale di pratica politica e impegno civile, così come suggerito dalla filosofa Elena Pulcini, per giungere quindi alla cura intesa quale presidio del territorio e progetto di trasformazione consapevole dello spazio fisico. Il riferimento ad alcuni “classici” della cultura femminista, come la Mistica della Femminilità di Betty Friedan (1963) e L’Architetto fuori di sé di Marta Lonzi (1982), offre l’occasione di una rilettura critica del mito della casa unifamiliare e supera i rigidi confini dello spazio domestico per affrontare, quindi, il tema della cura in ambito progettuale. In questo contesto, le esperienze del collettivo londinese Matrix e quelle del gruppo Vanda, la comunità femminile del Politecnico di Milano, si rivelano determinati nel ripensare e generare nuovi approcci progettuali. Ecco, dunque, che progettare con cura assume non solo il valore di un’azione di contrasto alla dilagante dispersione urbana, ma implica anche rendere operativi dei presidi attivi e diffusi contro l’abbandono e il degrado del territorio. Così come progettare con cura significa immaginare e realizzare spazi di uso pubblico per la vita quotidiana e la convivenza, dove interventi di micro trasformazione siano in grado di coinvolgere attivamente gli abitanti al fine di attuare una città plurale, accogliente e inclusiva.
2015
La cura come relazione con il mondo. Sapienza delle donne, costruzione o costrizione?
978-88-7115-907-2
pratica di cura; progetto di cura del territorio; Betty Friedan; Marta Lonzi; Matrix; gruppo Vanda
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Progettare con cura. Competenza femminile del mondo e trasformazione dello spazio fisico / Mattogno, Claudia. - STAMPA. - 55(2015), pp. 233-249.
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