Cantiere chiuso. L’”emigrante” difficilmente riesce a stringere con il proprio luogo d’origine un rapporto sereno, considerandolo depositario delle ragioni della sua stessa condizione di diverso. Più spesso infatti lo vive in maniera conflittuale quando addirittura non si spinga sino a raggiungere livelli di drammatica lacerazione, anche a seguito dell’ esodo forzato. Mai comunque nelle forme dell’ indifferenza o della rimozione. Un classico rapporto di amore-odio allora. Il luogo d’origine con il tempo certo perde man mano spessore, assottiglia progressivamente i portati di identità e di interesse, frapponendo una distanza critica irriducibile, forse per sempre. Molti tratti andranno cancellati, molte parti della sua figura andranno in dissolvenza, i contorni rimarranno intaccati da discontinuità crescenti, ma nonostante tutto non si perverrà al vuoto assoluto. Se per un verso il luogo d’origine appare irraggiungibile, per altro verso c’è sempre la possibilità di fare affidamento sui meccanismi che viaggiano sul filo virtuale dei ricordi. E giusto questi si dimostrano capaci di commutare il luogo d’origine in luogo della memoria. «Ci sono i “frammenti” resistenti, quelli inestinguibili. Anche con pochissimi di essi è dato ricomporre l’architettura d’insieme ed evocare così l’abitabilità perduta dell’emigrante».

(Progetto di concorso, 1986). “Associazione Pro-Loco Copertino (Lecce) / Concorso ad inviti per il Monumento all’Emigrante da erigersi in Copertino, 1986 - / Calcagnile, Luigi. - (1986).

(Progetto di concorso, 1986). “Associazione Pro-Loco Copertino (Lecce) / Concorso ad inviti per il Monumento all’Emigrante da erigersi in Copertino, 1986 -

CALCAGNILE, Luigi
1986

Abstract

Cantiere chiuso. L’”emigrante” difficilmente riesce a stringere con il proprio luogo d’origine un rapporto sereno, considerandolo depositario delle ragioni della sua stessa condizione di diverso. Più spesso infatti lo vive in maniera conflittuale quando addirittura non si spinga sino a raggiungere livelli di drammatica lacerazione, anche a seguito dell’ esodo forzato. Mai comunque nelle forme dell’ indifferenza o della rimozione. Un classico rapporto di amore-odio allora. Il luogo d’origine con il tempo certo perde man mano spessore, assottiglia progressivamente i portati di identità e di interesse, frapponendo una distanza critica irriducibile, forse per sempre. Molti tratti andranno cancellati, molte parti della sua figura andranno in dissolvenza, i contorni rimarranno intaccati da discontinuità crescenti, ma nonostante tutto non si perverrà al vuoto assoluto. Se per un verso il luogo d’origine appare irraggiungibile, per altro verso c’è sempre la possibilità di fare affidamento sui meccanismi che viaggiano sul filo virtuale dei ricordi. E giusto questi si dimostrano capaci di commutare il luogo d’origine in luogo della memoria. «Ci sono i “frammenti” resistenti, quelli inestinguibili. Anche con pochissimi di essi è dato ricomporre l’architettura d’insieme ed evocare così l’abitabilità perduta dell’emigrante».
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