Siamo stati educati a ritenere le proiezioni ortogonali, l'assonometria e la prospettiva come i mezzi fondamentali della progettazione architettonica e che questi modelli geometrici siano stati da sempre gli strumenti del mestiere dell'architetto. Per suffragare questa convinzione sono stati scomodati testi e trattati di architettura che risalgono a tempi remotissimi, quasi a voler dimostrare una continuità che potesse identificare le attuali modalità progettuali con quella degli antichi. E evidente che il progresso si appoggia sempre sulla storia passata, e che l'architetto di oggi e figlio degli architetti che lo hanno preceduto, ma e altrettanto evidente che le modalità costruttive e formali di adesso sono alquanto diverse da quelle del passato, e quindi anche l'uso degli strumenti grafici con cui queste modalità si esprimono può essere diverso dal passato e soprattutto dal passato remoto con cui questo testo si vuole confrontare. Nel secondo capitolo dal titolo "I principi fondamentali dell'architettura" del primo libro dei dieci che formano "De Architettura" di Vitruvio (circa I secolo A.C.) leggiamo "la dispositio consiste nella appropriata collocazione delle cose e nella scelta dell'effetto dell'opera nel comporle rispetto alle qualità. Le forme della dispositio - che in greco si dicono ideali - sono queste: ichnographia, orthographia e scaenographia. La ichnographia, consiste nell'uso conveniente del compasso e della riga, con cui si rappresentano le cose come impronta. L'orthographia consiste nella rappresentazione della facciata e nel disegno proporzionato alle misure del futuro edificio. La scaenographia e il disegno d'insieme della facciata e dei fianchi che si allontanano in cui tutte le linee rispondono all'asta fissa del compasso "item scaenogrephia est frontis et laterum abscedentium adumbratio ad circinique centrum omnium linearum responsus". In questo scritto gli storici e i teorici della geometria descrittiva hanno giustamente ravvisato un collegamento molto stretto tra i moderni metodi di rappresentazione grafica dell'architettura e quelli in uso secoli prima dell'avvento di Cristo. Tali scritti, a mio avviso, sono stati recentemente interpretati forse in maniera troppo modernista, associando concetti che non potevano appartenere al modo di pensare degli antichi. Trovare infatti nella "scaenographia" un legame con la moderna prospettiva mi sembra una forzatura eccessiva e non dimostrata da alcuna prova grafica, ne testimoniata dal trattato di Vitruvio, ne da altri trattati contemporanei o successivi. La prima contraddizione può essere vista proprio nello scritto di Vitruvio che descrivendo i metodi di rappresentazione, li fa appartenere alla "dispositio" e si sofferma a spiegare "quae graece dicuntur idee" distinguendo con questa frase tra metodi astratti oggettivi e sistemi soggettivi. La prospettiva può essere intesa come un metodo astratto, oggettivo, ideale di rappresentazione? Cosa intende Vitruvio per "scaenographia"? Più avanti nel suo "De Architettura", nella prefazione al settimo libro Vitruvio racconta della scena decorata da Agatarco in Atene (V secolo A.C) e si sofferma nel quinto capitolo dello stesso libro sulla decorazione delle pareti e delle scene teatrali facendo riferimento all'opera di Apaturio di Alabanda, delle scene da lui dipinte per un piccolo teatro chiamato Acclesiasterion e racconta come fossero state da tutti lodate. Da quanto scritto da Vitruvio nel primo e nel settimo libro sembra si possa scorgere una differenza tra due modi di descrivere l'architettura d'insieme, uno ideale, oggettivo usato dagli architetti ed uno percettivo decorativo usato dagli artisti, due metodi comunque raccolti sotto lo stesso nome di "scaenographia". Bisognerebbe allora intendere con "scaenographia" non solo un metodo di rappresentazione ma il termine che accomuna più metodi capaci di descrivere piu facce della medesima architettura. Metodo oggettivo ideale usato dagli architetti per descrivere le architetture, la "scaenographia architettonica"; metodo soggettivo, legato ad una specifica visione, usato dagli artisti per decorare le pareti delle case e le scene dei teatri, la "scaenographia pittorica".

La non prospettiva vitruviana / Casale, Andrea. - In: DISEGNARE IDEE IMMAGINI. - ISSN 1123-9247. - 31:(2005), pp. 44-55.

La non prospettiva vitruviana

CASALE, Andrea
2005

Abstract

Siamo stati educati a ritenere le proiezioni ortogonali, l'assonometria e la prospettiva come i mezzi fondamentali della progettazione architettonica e che questi modelli geometrici siano stati da sempre gli strumenti del mestiere dell'architetto. Per suffragare questa convinzione sono stati scomodati testi e trattati di architettura che risalgono a tempi remotissimi, quasi a voler dimostrare una continuità che potesse identificare le attuali modalità progettuali con quella degli antichi. E evidente che il progresso si appoggia sempre sulla storia passata, e che l'architetto di oggi e figlio degli architetti che lo hanno preceduto, ma e altrettanto evidente che le modalità costruttive e formali di adesso sono alquanto diverse da quelle del passato, e quindi anche l'uso degli strumenti grafici con cui queste modalità si esprimono può essere diverso dal passato e soprattutto dal passato remoto con cui questo testo si vuole confrontare. Nel secondo capitolo dal titolo "I principi fondamentali dell'architettura" del primo libro dei dieci che formano "De Architettura" di Vitruvio (circa I secolo A.C.) leggiamo "la dispositio consiste nella appropriata collocazione delle cose e nella scelta dell'effetto dell'opera nel comporle rispetto alle qualità. Le forme della dispositio - che in greco si dicono ideali - sono queste: ichnographia, orthographia e scaenographia. La ichnographia, consiste nell'uso conveniente del compasso e della riga, con cui si rappresentano le cose come impronta. L'orthographia consiste nella rappresentazione della facciata e nel disegno proporzionato alle misure del futuro edificio. La scaenographia e il disegno d'insieme della facciata e dei fianchi che si allontanano in cui tutte le linee rispondono all'asta fissa del compasso "item scaenogrephia est frontis et laterum abscedentium adumbratio ad circinique centrum omnium linearum responsus". In questo scritto gli storici e i teorici della geometria descrittiva hanno giustamente ravvisato un collegamento molto stretto tra i moderni metodi di rappresentazione grafica dell'architettura e quelli in uso secoli prima dell'avvento di Cristo. Tali scritti, a mio avviso, sono stati recentemente interpretati forse in maniera troppo modernista, associando concetti che non potevano appartenere al modo di pensare degli antichi. Trovare infatti nella "scaenographia" un legame con la moderna prospettiva mi sembra una forzatura eccessiva e non dimostrata da alcuna prova grafica, ne testimoniata dal trattato di Vitruvio, ne da altri trattati contemporanei o successivi. La prima contraddizione può essere vista proprio nello scritto di Vitruvio che descrivendo i metodi di rappresentazione, li fa appartenere alla "dispositio" e si sofferma a spiegare "quae graece dicuntur idee" distinguendo con questa frase tra metodi astratti oggettivi e sistemi soggettivi. La prospettiva può essere intesa come un metodo astratto, oggettivo, ideale di rappresentazione? Cosa intende Vitruvio per "scaenographia"? Più avanti nel suo "De Architettura", nella prefazione al settimo libro Vitruvio racconta della scena decorata da Agatarco in Atene (V secolo A.C) e si sofferma nel quinto capitolo dello stesso libro sulla decorazione delle pareti e delle scene teatrali facendo riferimento all'opera di Apaturio di Alabanda, delle scene da lui dipinte per un piccolo teatro chiamato Acclesiasterion e racconta come fossero state da tutti lodate. Da quanto scritto da Vitruvio nel primo e nel settimo libro sembra si possa scorgere una differenza tra due modi di descrivere l'architettura d'insieme, uno ideale, oggettivo usato dagli architetti ed uno percettivo decorativo usato dagli artisti, due metodi comunque raccolti sotto lo stesso nome di "scaenographia". Bisognerebbe allora intendere con "scaenographia" non solo un metodo di rappresentazione ma il termine che accomuna più metodi capaci di descrivere piu facce della medesima architettura. Metodo oggettivo ideale usato dagli architetti per descrivere le architetture, la "scaenographia architettonica"; metodo soggettivo, legato ad una specifica visione, usato dagli artisti per decorare le pareti delle case e le scene dei teatri, la "scaenographia pittorica".
2005
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
La non prospettiva vitruviana / Casale, Andrea. - In: DISEGNARE IDEE IMMAGINI. - ISSN 1123-9247. - 31:(2005), pp. 44-55.
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