The paper confronts Leopardi’s essaystic and philosophical style with that of Descartes (in particular his Discours de la méthode). Unlike Descartes, Leopardi gives prominence to a true dialogism. In writing, he always implies and makes reference to an oral context, he addresses himself to a virtual audience. He is rooted in a philosophical and literary tradition where writing is only one moment of a process by which authors and audience co-operate in the shaping of the text: during the reading of a first draft, friends intervene, react with gestures, make comments, on the basis of which reactions the author later modifies his text. The paper argues that Leopardi’s Zibaldone, though conceived in solitude, is marked in many ways by ‘otherness’, that is, by the implied presence of others: the text is a living being that grows and changes as it reacts to the (virtual) voice of friends and pupils.

L’intervento mette a confronto l’approccio leopardiano alla scrittura saggistico-filosofica con quello di Cartesio (nel Discours de la méthode), evidenziando come il primo, al contrario del secondo, faccia della dialogicità il suo perno. La scrittura leopardiana è sempre memore di un contesto orale, e si rivolge virtualmente a un pubblico di ascoltatori. Essa si inserisce in una lunga tradizione retorica in cui la scrittura è solo uno dei momenti di un processo che presuppone la continua verifica da parte di amici (il pubblico delle ripetute letture) che intervengono attivamente nella costituzione del testo con i loro commenti o con le loro reazioni fisiche. In questa tradizione la stesura del testo implica una responsabilità del soggetto nei confronti dell’altro, portando allo scoperto le implicazioni morali della forma testuale dialogica. L’intervento vuol suggerire che nella scrittura dello Zibaldone affiora tale modello, in cui la testualità è segnata in profondità dall’incontro con l’altro: il testo è un “essere vivente” che si modifica e cresce nel rapporto con la voce, nel caso di Leopardi virtuale, di un pubblico di allievi-amici.

Oralità e dialogicità nello Zibaldone / D'Intino, Franco. - (2013), pp. 221-243. (Intervento presentato al convegno Lo Zibaldone di Leopardi. come ipertesto. Atti del Convegno internazionale di Barcellona tenutosi a Barcellona (Spagna) nel 26-27 ottobre 2012).

Oralità e dialogicità nello Zibaldone

D'INTINO, FRANCO
2013

Abstract

The paper confronts Leopardi’s essaystic and philosophical style with that of Descartes (in particular his Discours de la méthode). Unlike Descartes, Leopardi gives prominence to a true dialogism. In writing, he always implies and makes reference to an oral context, he addresses himself to a virtual audience. He is rooted in a philosophical and literary tradition where writing is only one moment of a process by which authors and audience co-operate in the shaping of the text: during the reading of a first draft, friends intervene, react with gestures, make comments, on the basis of which reactions the author later modifies his text. The paper argues that Leopardi’s Zibaldone, though conceived in solitude, is marked in many ways by ‘otherness’, that is, by the implied presence of others: the text is a living being that grows and changes as it reacts to the (virtual) voice of friends and pupils.
2013
Lo Zibaldone di Leopardi. come ipertesto. Atti del Convegno internazionale di Barcellona
L’intervento mette a confronto l’approccio leopardiano alla scrittura saggistico-filosofica con quello di Cartesio (nel Discours de la méthode), evidenziando come il primo, al contrario del secondo, faccia della dialogicità il suo perno. La scrittura leopardiana è sempre memore di un contesto orale, e si rivolge virtualmente a un pubblico di ascoltatori. Essa si inserisce in una lunga tradizione retorica in cui la scrittura è solo uno dei momenti di un processo che presuppone la continua verifica da parte di amici (il pubblico delle ripetute letture) che intervengono attivamente nella costituzione del testo con i loro commenti o con le loro reazioni fisiche. In questa tradizione la stesura del testo implica una responsabilità del soggetto nei confronti dell’altro, portando allo scoperto le implicazioni morali della forma testuale dialogica. L’intervento vuol suggerire che nella scrittura dello Zibaldone affiora tale modello, in cui la testualità è segnata in profondità dall’incontro con l’altro: il testo è un “essere vivente” che si modifica e cresce nel rapporto con la voce, nel caso di Leopardi virtuale, di un pubblico di allievi-amici.
Leopardi; Zibaldone; Ipertesto; Filosofia; Letteratura; Dialogicità; Oralità
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Oralità e dialogicità nello Zibaldone / D'Intino, Franco. - (2013), pp. 221-243. (Intervento presentato al convegno Lo Zibaldone di Leopardi. come ipertesto. Atti del Convegno internazionale di Barcellona tenutosi a Barcellona (Spagna) nel 26-27 ottobre 2012).
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