For most of the second half of the 20th century, the Soviet Union controlled Eurasia from central Germany to the Pacific, as far south as the Caucasus and the Hindu Kush. When the Soviet Union collapsed, its western frontier moved east nearly 1000 miles, from the West German border to the Russian border with Belarus. Russian Power has now retreated farther east than it has been in centuries. After the Soviet Union dissolved, Ukraine moved into an alignment with the United States and away from Russia - this was a breaking point in Russian history. The Coup d’État in Ukraine, in February 2014, was the moment when the post-Cold War world genuinely ended for Russia. The Russians saw the events in Ukraine as an attempt by the United States to draw Ukraine into Nato and thereby set the stage for Russian disintegration. If the West had succeeded in dominating Ukraine, Russia would have become indefensible.

Per la maggior parte della seconda metà del Ventesimo secolo, l’Unione Sovietica ha controllato l’Eurasia dalla Germania orientale al Pacifico, dal Caucaso all’Hindukush. Dopo il 1991, la Russia ha arretrato la sua frontiera occidentale a est di quasi mille chilometri, dal confine tedesco-occidentale alla frontiera con la Bielorussia. In questo modo il potere di Mosca è indietreggiato vero oriente più di quanto mai era accaduto nel passato. Dopo il disfacimento dell’Impero sovietico, Kiev ha iniziato la sua lunga, contrastata, non rettilinea marcia per arrivare a un allineamento con Europa occidentale e Stati Uniti e a un allontanamento dalla Russia. Questo processo ha rappresentato un punto di rottura nella storia russa. Il recente colpo di Stato in Ucraina è stato il momento in cui il periodo del dopo Guerra Fredda è definitivamente finito per la Federazione russa. I cittadini di Mosca, San Pietroburgo, Volgograd, Novgorod, Vladivostok hanno giustamente interpretato la “rivoluzione di Majdán Nezaležnosti” come il tentativo degli Stati Uniti di spingere l’Ucraina nella Nato e quindi di preparare il terreno per la definitiva disintegrazione della Russia come Grande Potenza. Se Washington riuscirà davvero a inserire stabilmente l’Ucraina nel blocco occidentale, la Russia diverrà automaticamente indifendibile. Il confine meridionale con la Bielorussia e la frontiera sud-occidentale non offrirebbero, infatti, alcun ostacolo all’ingresso di un potenziale invasore. Dopo aver assistito a questo tentativo di minare le basi geostrategiche della sua sicurezza russa, Mosca è tornata con maggior forza a promuovere una strategia in grado di riaffermare la sua sfera d’influenza storica nelle aree dell'ex Unione Sovietica. Anche se il limite degli interessi strategici della più grande Nazione slava resterà a lungo materia di controversie, è certo che la grande ritirata della Dherzava (Potenza russa) è terminata nella notte del 23-24 febbraio 2014, quando un ben orchestrato colpo di mano, presumibilmente portato a termine con la complicità di una parte Cancellerie occidentali, defenestrò il Presidente filorusso dell'Ucraina Viktor Janukovyč. Gli Stati Uniti e i Paesi del vecchio Patto di Varsavia cercheranno sicuramente di arrestare la reconquista russa. Ma anche se la Russia non riuscirà a riacquistare il suo status di Potenza globale nel prossimo decennio, essa lotterà comunque con tutte le sue forze per restare almeno una Grande Potenza regionale. E questo non potrà non portare a un conflitto - «caldo» o «freddo» si vedrà - con la Nato, l’amministrazione statunitense e i Big Three dell’Unione Europea (Berlino, Parigi, Londra). La frontiera russo-europea tornerà a essere, come nel passato prossimo, una «linea di faglia»: una frattura che evidenzia la contrapposizione di Grandi Spazi geopolitici fatalmente destinati a entrare in rotta di collisione.

Passato e presente della crisi ucraina, 1914-2014 / DI RIENZO, Pio Eugenio. - In: NUOVA RIVISTA STORICA. - ISSN 0029-6236. - STAMPA. - 3:(2014), pp. 863-907.

Passato e presente della crisi ucraina, 1914-2014

DI RIENZO, Pio Eugenio
2014

Abstract

For most of the second half of the 20th century, the Soviet Union controlled Eurasia from central Germany to the Pacific, as far south as the Caucasus and the Hindu Kush. When the Soviet Union collapsed, its western frontier moved east nearly 1000 miles, from the West German border to the Russian border with Belarus. Russian Power has now retreated farther east than it has been in centuries. After the Soviet Union dissolved, Ukraine moved into an alignment with the United States and away from Russia - this was a breaking point in Russian history. The Coup d’État in Ukraine, in February 2014, was the moment when the post-Cold War world genuinely ended for Russia. The Russians saw the events in Ukraine as an attempt by the United States to draw Ukraine into Nato and thereby set the stage for Russian disintegration. If the West had succeeded in dominating Ukraine, Russia would have become indefensible.
2014
Per la maggior parte della seconda metà del Ventesimo secolo, l’Unione Sovietica ha controllato l’Eurasia dalla Germania orientale al Pacifico, dal Caucaso all’Hindukush. Dopo il 1991, la Russia ha arretrato la sua frontiera occidentale a est di quasi mille chilometri, dal confine tedesco-occidentale alla frontiera con la Bielorussia. In questo modo il potere di Mosca è indietreggiato vero oriente più di quanto mai era accaduto nel passato. Dopo il disfacimento dell’Impero sovietico, Kiev ha iniziato la sua lunga, contrastata, non rettilinea marcia per arrivare a un allineamento con Europa occidentale e Stati Uniti e a un allontanamento dalla Russia. Questo processo ha rappresentato un punto di rottura nella storia russa. Il recente colpo di Stato in Ucraina è stato il momento in cui il periodo del dopo Guerra Fredda è definitivamente finito per la Federazione russa. I cittadini di Mosca, San Pietroburgo, Volgograd, Novgorod, Vladivostok hanno giustamente interpretato la “rivoluzione di Majdán Nezaležnosti” come il tentativo degli Stati Uniti di spingere l’Ucraina nella Nato e quindi di preparare il terreno per la definitiva disintegrazione della Russia come Grande Potenza. Se Washington riuscirà davvero a inserire stabilmente l’Ucraina nel blocco occidentale, la Russia diverrà automaticamente indifendibile. Il confine meridionale con la Bielorussia e la frontiera sud-occidentale non offrirebbero, infatti, alcun ostacolo all’ingresso di un potenziale invasore. Dopo aver assistito a questo tentativo di minare le basi geostrategiche della sua sicurezza russa, Mosca è tornata con maggior forza a promuovere una strategia in grado di riaffermare la sua sfera d’influenza storica nelle aree dell'ex Unione Sovietica. Anche se il limite degli interessi strategici della più grande Nazione slava resterà a lungo materia di controversie, è certo che la grande ritirata della Dherzava (Potenza russa) è terminata nella notte del 23-24 febbraio 2014, quando un ben orchestrato colpo di mano, presumibilmente portato a termine con la complicità di una parte Cancellerie occidentali, defenestrò il Presidente filorusso dell'Ucraina Viktor Janukovyč. Gli Stati Uniti e i Paesi del vecchio Patto di Varsavia cercheranno sicuramente di arrestare la reconquista russa. Ma anche se la Russia non riuscirà a riacquistare il suo status di Potenza globale nel prossimo decennio, essa lotterà comunque con tutte le sue forze per restare almeno una Grande Potenza regionale. E questo non potrà non portare a un conflitto - «caldo» o «freddo» si vedrà - con la Nato, l’amministrazione statunitense e i Big Three dell’Unione Europea (Berlino, Parigi, Londra). La frontiera russo-europea tornerà a essere, come nel passato prossimo, una «linea di faglia»: una frattura che evidenzia la contrapposizione di Grandi Spazi geopolitici fatalmente destinati a entrare in rotta di collisione.
crisi ucraina; eurasia; equilibrio di potenza geopolitico
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Passato e presente della crisi ucraina, 1914-2014 / DI RIENZO, Pio Eugenio. - In: NUOVA RIVISTA STORICA. - ISSN 0029-6236. - STAMPA. - 3:(2014), pp. 863-907.
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