According to an anecdote recalled in Lione Pascoli’s biography of Niccolò Berrettoni, Carlo Maratti, Berrettoni’s master, would have “stolen” his pupil the commission for the frescoes of the vaulted ceiling of the roman Church of San Silvestro in Capite (1680). Maratti had done it in order to favour the younger painter Giacinto Brandi. The account of the San Silvestro in Capite fresco commission can only be correctly understood if set within the context of the strong enmity between Maratti and Brandi, as well as the rather unenthusiastic response the public had accorded to Maratti’s Trionfo della Clemenza in Palazzo Altieri (1674-1675). To his partial failure Maratti responded abandoning forever fresco painting, considered of less importance in comparison to the so called “pittura di storia”. In order to keep for himself the revenge over his rival Brandi, and not to leave such honor to his pupil Berretteoni, Maratti painted the colossal altarpiece for the high altar of the Church of Santi Ambrogio e Carlo al Corso (1685-1690). Maratti, using the technique of oil paint, executed a huge “macchina” (that is to say a complex and composite work made of several parts) for that same church for which Brandi had extensively worked as fresco painter. It is Giovanni Pietro Bellori’s biography of Maratti that allows us to understand this crucial period in Martti’s carrier, that coincide with a period in which in Rome the popularity of fresco decoration was besieging the classicizing tradition of which Maratti was the most important representative.

Nella vita di Niccolò Berrettoni, allievo di Carlo Maratti, Lione Pascoli riporta un aneddoto relativo alla commissione degli affreschi della volta di San Silvestro in Capite (1680), che il maestro stesso avrebbe sottratto al giovane pittore per favorire invece Giacinto Brandi. Per essere inteso correttamente, l'episodio della commissione degli affreschi di San Silvestro in Capite deve essere contestualizzato nel quadro della forte rivalità tra Maratti e Brandi, e alla luce della tiepida accoglienza che probabilmente venne riservata al Trionfo della Clemenza del primo in palazzo Altieri (1674-1675): a quel parziale insuccesso Maratti avrebbe reagito con un definitivo abbandono delle opere decorative ad affresco, svalutate in confronto alla vera e propria pittura di storia. Maratti voleva trionfare sul rivale Brandi in prima persona, senza lasciare quell’onore all’allievo Berrettoni, e lo fece con la colossale pala sull'altar maggiore dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso (1685-1690), una grande ‘machina’ (nel senso di opera complessa, composita, formata da più parti), realizzata però ad olio, e proprio nella chiesa nella quale Brandi aveva lavorato a lungo come frescante. A permetterci di illuminare e comprendere questa congiuntura cruciale della carriera del grande pittore è, fondamentalmente, la biografia dell'artista scritta da Giovanni Pietro Bellori, amico ed alleato del pittore in quegli anni che videro il diffondersi a Roma dei maggiori cicli ad affresco del Seicento, un fenomeno che aveva in qualche modo messo sotto assedio la tradizione classicista di cui Maratti era l'erede principale.

Attraverso gli occhi di Bellori: la rivalità tra Maratti e Brandi / Pierguidi, Stefano. - In: RICCHE MINERE. - ISSN 2284-1717. - STAMPA. - III:(2015), pp. 45-55.

Attraverso gli occhi di Bellori: la rivalità tra Maratti e Brandi

PIERGUIDI, Stefano
2015

Abstract

According to an anecdote recalled in Lione Pascoli’s biography of Niccolò Berrettoni, Carlo Maratti, Berrettoni’s master, would have “stolen” his pupil the commission for the frescoes of the vaulted ceiling of the roman Church of San Silvestro in Capite (1680). Maratti had done it in order to favour the younger painter Giacinto Brandi. The account of the San Silvestro in Capite fresco commission can only be correctly understood if set within the context of the strong enmity between Maratti and Brandi, as well as the rather unenthusiastic response the public had accorded to Maratti’s Trionfo della Clemenza in Palazzo Altieri (1674-1675). To his partial failure Maratti responded abandoning forever fresco painting, considered of less importance in comparison to the so called “pittura di storia”. In order to keep for himself the revenge over his rival Brandi, and not to leave such honor to his pupil Berretteoni, Maratti painted the colossal altarpiece for the high altar of the Church of Santi Ambrogio e Carlo al Corso (1685-1690). Maratti, using the technique of oil paint, executed a huge “macchina” (that is to say a complex and composite work made of several parts) for that same church for which Brandi had extensively worked as fresco painter. It is Giovanni Pietro Bellori’s biography of Maratti that allows us to understand this crucial period in Martti’s carrier, that coincide with a period in which in Rome the popularity of fresco decoration was besieging the classicizing tradition of which Maratti was the most important representative.
2015
Nella vita di Niccolò Berrettoni, allievo di Carlo Maratti, Lione Pascoli riporta un aneddoto relativo alla commissione degli affreschi della volta di San Silvestro in Capite (1680), che il maestro stesso avrebbe sottratto al giovane pittore per favorire invece Giacinto Brandi. Per essere inteso correttamente, l'episodio della commissione degli affreschi di San Silvestro in Capite deve essere contestualizzato nel quadro della forte rivalità tra Maratti e Brandi, e alla luce della tiepida accoglienza che probabilmente venne riservata al Trionfo della Clemenza del primo in palazzo Altieri (1674-1675): a quel parziale insuccesso Maratti avrebbe reagito con un definitivo abbandono delle opere decorative ad affresco, svalutate in confronto alla vera e propria pittura di storia. Maratti voleva trionfare sul rivale Brandi in prima persona, senza lasciare quell’onore all’allievo Berrettoni, e lo fece con la colossale pala sull'altar maggiore dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso (1685-1690), una grande ‘machina’ (nel senso di opera complessa, composita, formata da più parti), realizzata però ad olio, e proprio nella chiesa nella quale Brandi aveva lavorato a lungo come frescante. A permetterci di illuminare e comprendere questa congiuntura cruciale della carriera del grande pittore è, fondamentalmente, la biografia dell'artista scritta da Giovanni Pietro Bellori, amico ed alleato del pittore in quegli anni che videro il diffondersi a Roma dei maggiori cicli ad affresco del Seicento, un fenomeno che aveva in qualche modo messo sotto assedio la tradizione classicista di cui Maratti era l'erede principale.
Maratti; Brandi; Bellori
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Attraverso gli occhi di Bellori: la rivalità tra Maratti e Brandi / Pierguidi, Stefano. - In: RICCHE MINERE. - ISSN 2284-1717. - STAMPA. - III:(2015), pp. 45-55.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/579996
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