Med in Italy All’interno della cultura dell’abitare contemporaneo il progetto della casa Med è radicato espressamente alle tradizioni delle civiltà del sud a partire dl tema delle temperatura ambientali. Il clima a scopo di studio nel quale è inserito l’organismo-casa è pertanto quello caldo temperato presente nella penisola italiana, un territorio dove la difesa del caldo assume pari importanza alla difesa dal freddo. Una contestualizzazione inevitabile anche in considerazione del progressivo riscaldamento globale e del relativo impegno che molti paesi ‘esposti a mezzogiorno’ dovranno fronteggiare nei prossimi anni per offrire standard di benessere abitativo alle proprie popolazioni. Da queste condizioni preliminari i requisiti tipologici tanto quanto quelli attribuibili alle qualità dei materiali hanno stabilito un contatto diretto con la memoria costruttiva mediterranea, generando un concept architettonico - così come richiesto dal bando di gara – fondato sull’uso integrato dell’energia solare e di tutte le tecnologie atte a massimizzarne la sua efficienza energetica. Una efficienza sottoposta ad un complesso processo valutativo condotto attraverso 10 test sperimentali. Queste prove hanno testato del prototipo della casa le qualità energetiche ed ambientali e il loro livello prestazionale in pieno esercizio. Il risultato, in termini di efficacia prestazionale, è stato molto alto, al punto che nell'insieme la casa Med in Italy si è aggiudicata un 3° posto, conquistando una sorta di medaglia di bronzo. Ma quel che più conta - proprio per comprendere attraverso pratiche tangibili il sempre evocato principio della sostenibilità - è che questo positivo credito è stato ricavato esaminando l'impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita dell’abitazione, vale a dire dall’estrazione alla lavorazione dei materiali, il loro processo di costruzione e il tempo di utilizzo fino alla loro demolizione e riciclaggio. Questo processo di validazione della sostenibilità delle risorse locali a partire dalle qualità dei materiali presenti, ha riguardato anche la sostenibilità nella sua variante economica: bassi costi di trasporto dovuti alla movimentazione di materiali leggeri, costi di acquisto inferiori dovute all'uso di materiali poveri ed economici, i costi energetici contenuti grazie all'utilizzo di materiali naturali e rinnovabili, e ridotto impatto ambientale dei materiali utilizzati in relazione al loro montaggio a secco. Questa speculativa filosofia ha permeato tutto l’iter generativo del progetto fino a comprendere il profilo creativo degli arredi e il loro processo costitutivo in chiave industriale. Dal metaprogetto alla prototipazione dei prodotti, il team/Sapienza ha ricondotto il proprio lavoro di ricerca al significato performativo di “casa mediterranea”, considerando che storicamente questo tipo di costruzione si fonda su di una cultura dell’abitare che mette a centro la relazione che intercorre tra uomo, spazio-natura e ritualità. Una relazione che ha messo il progetto dei prodotti di arredo equidistante dai valori della tradizione e da quelli dell’innovazione all’interno di un consolidato modello culturale ascrivibile al ‘vivere mediterraneo’. Si è giunti per tutto ciò ad una casa Med alimentata di memoria, dunque, ma anche di futuro. Un futuro ugualmente riconducibile al binomio dell’utile/bello e portato, per questo motivo, a rendere la sostenibilità in tutti i processi di produzione post-industriali declinabile in parole chiave come fluidità, smart, flessibilità e trasformabilità, biomimeticità. Termini che restituiscono inoltre al sistema design una versione di apparato integrato all’ambiente casa. In particolare la nozione della fluidità ha agito sul tema dell’oggetto ibrido e multifunzionale che, in quanto tale, libera l’utente dal pregiudizio dell’uso standard delle ‘cose’, ma al contempo non scoraggia ritualità domestiche e abitudini riconducibili della cultura classica dell’abitare nelle aree del sud. Lo statuto complesso espresso dal concetto di smart, si declina esclusivamente nell’uso appropriato di forme e materiali per soluzioni dove far coesistere usi cerimoniali all’interno di condotte moderne sostenute dalle opportunità offerte delle tecnologie mediali. La flessibilità è tutta affidata all’idea di uno spazio abitato nel quale gli oggetti interagiscono configurando una dimensione di luogo partecipato; mentre la biomimeticità introduce la natura come metafora, modello e guida del progetto degli artefatti tecnici. La misura del progetto rimane dunque quella della ricerca sperimentale. Una sperimentazione di contenuti e di tecnologie possibili per poi seguire una cultura progettuale che riguarda un ampio spettro di valori ad essa riconducibili: dalle tradizioni regionali ai linguaggi e agli stili, dai materiali alle maestrie artigianali, dalle tecniche di produzione tradizionali e avanzate ai brevetti. ----- Trasferimenti tecnologici Se è vero che da sempre i materiali hanno dato consistenza e qualità a prodotti, architetture, opere d’arte, è anche vero che questi - essendo il tramite attraverso cui si esprime il linguaggio, la creatività e il saper fare - rappresentano “la misura” degli stili e dei linguaggi materico-figurativi che fanno capo alla progettazione industriale di un Paese. A partire da questo assunto e dalla convinzione che il rapporto tra design e materiali sia fondamentale per comprendere l’evoluzione degli artefatti specialmente in rapporto alle risorse territoriali, il concorso Solar Decathlon è stato l’occasione per sviluppare un progetto di artefatti Med in Italy, da un lato recuperando materiali e tecniche della nostra tradizione con un approccio progettuale in grado di reinventare prodotti e processi produttivi in tutte le declinazioni del design (ceramica e legno); dall’altro affiancando ai materiali “tradizionali”, materiali “nuovi” come ad esempio il Texsteel, ovvero un ibrido tra un metallo e tessuto “sensoriale”. Immaginando un modello abitativo ibrido, multifunzionale, generato dall’uso che ciascuno di noi può liberamente fare degli artefatti (superfici, arredi, strumenti), pur non scoraggiando ritualità domestiche e solide abitudini della nostra quotidiana cultura dell’abitare, è stato sviluppato un concept di prodotto che ha dato origine ad un sistema di oggetti “fluidi”, ovvero ideati per essere montati e smontati con poche azioni e mediante semplici incastri a secco per essere reinventati a seconda degli usi e delle ore della giornata. È così che il tavolo (faKir: 4 gambe formate ciascuna da 2 elementi a 90°, piano forato e rivestimento in piastrelle di ceramica) costituito da superfici piane e di basso spessore a costituire di volta in volta figure geometriche semplici, si trasforma in un piano da lavoro, da pranzo, da gioco, semplicemente spostando e cambiando le mattonelle in ceramica smaltata che ricoprono la base di legno di multistrato. Quest’ultimo, per uno spessore massimo di 18 mm, assemblato a squadro e mediante incastri maschiati, si compone di un piano forato per il fissaggio del rivestimento in piastrelle di ceramica attraverso tappi di sughero che hanno, pur nella loro estrema semplicità, una funzione altamente performante di incastro a compressione. Qui il concept (new azulejo) è ricondotto all’idea più estensiva della “ceramica applicata” e, nel riproporre una delle eccellenze espressive e produttive tipiche dell’area del mediterraneo, ne evidenzia per altro la caratteristica di essere punto di incontro tra tradizione e modernità. E così la tradizionale mattonella da rivestimento formato 20x20cm, ingloba ibridandosi parti di artefatti che si tramutano in base per il piatto, vaso porta fiori, portaoggetti, mimando varie configurazioni e utilizzi che realizzano perciò un tavolo personalizzabile e mutevole nel tempo. Allo stesso modo la ceramica è stata applicata al progetto di lampade e sistemi di illuminazione realizzati tanto con sistemi tradizionali che con i led, per configurare elementi biomimetici, biomorfi, organici, ovvero artefatti al tempo stesso “sculture” e sorgenti luminose da applicare ad esempio sul tavolo faKir. L’idea sviluppata nel progetto delle sedute (inSheet), è altrettanto semplice e “fluida” perché consente di immaginare delle sedie che, come un pop up o meglio come uno stampato per modellismo, si “staccano” da un piano per essere assemblate all’occorrenza. I tradizionali componenti funzionali quali seduta, spalliera e gambe, hanno forma variabile, ma sezione costante e sono realizzati ciascuno con un colore differente sempre in legno multistrato assemblato con incastri a secco. Allo stesso modo l’appendiabiti (hangerlight) è realizzato da piani di multistrato intagliati e assemblati mediante incastri a secco e perni di acciaio ad infilo semplice. Il sistema letto (flatbed), realizzato sempre con piani di legno di multistrato da 18 è 36 mm che ne costituiscono la struttura autoportante, integra una testata in Texsteel che si trasforma in workstation a posizione variabile e che, grazie all’uso di un nuovo materiale conduttivo sul piano verticale (Texsteel conduttivo, messo a punto dal team di ricerca con il supporto di Car-lite), consente l’alimentazione di lampade o di piccoli elettrodomestici per mezzo di una spina magnetica che non necessita delle classiche prese. Il processo di induzione elettromagnetica che ne garantisce la funzionalità, permette di trasferire corrente elettrica alternata da un punto all’altro senza bisogno di cavi e di punti fissi d’attacco, realizzando una superficie in grado di trasmettere, energia a basso voltaggio (12v) che consente all’utente di poter sfruttare tutto il pannello come fonte energetica per piccoli elettrodomestici (orologi, carica cellulari, telefoni cordless, lampade, ecc) e rendendo di fatto l’accesso alle fonti energetiche fluido e flessibile. Una “progettualità sostenibile” dunque, consapevole delle tradizioni e degli aspetti storici, ma anche fortemente proiettata al futuro.

Competizionee internazionale SOLAR DECATHLON 2012: 3° classificato assoluto - 3° in “Architecture”, 3° in “Electrical Energy Balance”, 2° in “House Functioning”, 3° in “Communication & Social Awarness”, 1° in “Sustainability”, oltre ad una menzione d'onore per un tema extra concorso relativo al Social housing per le aree del mediterraneo / Cristallo, Vincenzo; Lucibello, Sabrina; Paris, Antonio; C., Tonelli; S., Berlingeri. - (2012).

Competizionee internazionale SOLAR DECATHLON 2012: 3° classificato assoluto - 3° in “Architecture”, 3° in “Electrical Energy Balance”, 2° in “House Functioning”, 3° in “Communication & Social Awarness”, 1° in “Sustainability”, oltre ad una menzione d'onore per un tema extra concorso relativo al Social housing per le aree del mediterraneo.

CRISTALLO, VINCENZO;LUCIBELLO, Sabrina;PARIS, Antonio;
2012

Abstract

Med in Italy All’interno della cultura dell’abitare contemporaneo il progetto della casa Med è radicato espressamente alle tradizioni delle civiltà del sud a partire dl tema delle temperatura ambientali. Il clima a scopo di studio nel quale è inserito l’organismo-casa è pertanto quello caldo temperato presente nella penisola italiana, un territorio dove la difesa del caldo assume pari importanza alla difesa dal freddo. Una contestualizzazione inevitabile anche in considerazione del progressivo riscaldamento globale e del relativo impegno che molti paesi ‘esposti a mezzogiorno’ dovranno fronteggiare nei prossimi anni per offrire standard di benessere abitativo alle proprie popolazioni. Da queste condizioni preliminari i requisiti tipologici tanto quanto quelli attribuibili alle qualità dei materiali hanno stabilito un contatto diretto con la memoria costruttiva mediterranea, generando un concept architettonico - così come richiesto dal bando di gara – fondato sull’uso integrato dell’energia solare e di tutte le tecnologie atte a massimizzarne la sua efficienza energetica. Una efficienza sottoposta ad un complesso processo valutativo condotto attraverso 10 test sperimentali. Queste prove hanno testato del prototipo della casa le qualità energetiche ed ambientali e il loro livello prestazionale in pieno esercizio. Il risultato, in termini di efficacia prestazionale, è stato molto alto, al punto che nell'insieme la casa Med in Italy si è aggiudicata un 3° posto, conquistando una sorta di medaglia di bronzo. Ma quel che più conta - proprio per comprendere attraverso pratiche tangibili il sempre evocato principio della sostenibilità - è che questo positivo credito è stato ricavato esaminando l'impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita dell’abitazione, vale a dire dall’estrazione alla lavorazione dei materiali, il loro processo di costruzione e il tempo di utilizzo fino alla loro demolizione e riciclaggio. Questo processo di validazione della sostenibilità delle risorse locali a partire dalle qualità dei materiali presenti, ha riguardato anche la sostenibilità nella sua variante economica: bassi costi di trasporto dovuti alla movimentazione di materiali leggeri, costi di acquisto inferiori dovute all'uso di materiali poveri ed economici, i costi energetici contenuti grazie all'utilizzo di materiali naturali e rinnovabili, e ridotto impatto ambientale dei materiali utilizzati in relazione al loro montaggio a secco. Questa speculativa filosofia ha permeato tutto l’iter generativo del progetto fino a comprendere il profilo creativo degli arredi e il loro processo costitutivo in chiave industriale. Dal metaprogetto alla prototipazione dei prodotti, il team/Sapienza ha ricondotto il proprio lavoro di ricerca al significato performativo di “casa mediterranea”, considerando che storicamente questo tipo di costruzione si fonda su di una cultura dell’abitare che mette a centro la relazione che intercorre tra uomo, spazio-natura e ritualità. Una relazione che ha messo il progetto dei prodotti di arredo equidistante dai valori della tradizione e da quelli dell’innovazione all’interno di un consolidato modello culturale ascrivibile al ‘vivere mediterraneo’. Si è giunti per tutto ciò ad una casa Med alimentata di memoria, dunque, ma anche di futuro. Un futuro ugualmente riconducibile al binomio dell’utile/bello e portato, per questo motivo, a rendere la sostenibilità in tutti i processi di produzione post-industriali declinabile in parole chiave come fluidità, smart, flessibilità e trasformabilità, biomimeticità. Termini che restituiscono inoltre al sistema design una versione di apparato integrato all’ambiente casa. In particolare la nozione della fluidità ha agito sul tema dell’oggetto ibrido e multifunzionale che, in quanto tale, libera l’utente dal pregiudizio dell’uso standard delle ‘cose’, ma al contempo non scoraggia ritualità domestiche e abitudini riconducibili della cultura classica dell’abitare nelle aree del sud. Lo statuto complesso espresso dal concetto di smart, si declina esclusivamente nell’uso appropriato di forme e materiali per soluzioni dove far coesistere usi cerimoniali all’interno di condotte moderne sostenute dalle opportunità offerte delle tecnologie mediali. La flessibilità è tutta affidata all’idea di uno spazio abitato nel quale gli oggetti interagiscono configurando una dimensione di luogo partecipato; mentre la biomimeticità introduce la natura come metafora, modello e guida del progetto degli artefatti tecnici. La misura del progetto rimane dunque quella della ricerca sperimentale. Una sperimentazione di contenuti e di tecnologie possibili per poi seguire una cultura progettuale che riguarda un ampio spettro di valori ad essa riconducibili: dalle tradizioni regionali ai linguaggi e agli stili, dai materiali alle maestrie artigianali, dalle tecniche di produzione tradizionali e avanzate ai brevetti. ----- Trasferimenti tecnologici Se è vero che da sempre i materiali hanno dato consistenza e qualità a prodotti, architetture, opere d’arte, è anche vero che questi - essendo il tramite attraverso cui si esprime il linguaggio, la creatività e il saper fare - rappresentano “la misura” degli stili e dei linguaggi materico-figurativi che fanno capo alla progettazione industriale di un Paese. A partire da questo assunto e dalla convinzione che il rapporto tra design e materiali sia fondamentale per comprendere l’evoluzione degli artefatti specialmente in rapporto alle risorse territoriali, il concorso Solar Decathlon è stato l’occasione per sviluppare un progetto di artefatti Med in Italy, da un lato recuperando materiali e tecniche della nostra tradizione con un approccio progettuale in grado di reinventare prodotti e processi produttivi in tutte le declinazioni del design (ceramica e legno); dall’altro affiancando ai materiali “tradizionali”, materiali “nuovi” come ad esempio il Texsteel, ovvero un ibrido tra un metallo e tessuto “sensoriale”. Immaginando un modello abitativo ibrido, multifunzionale, generato dall’uso che ciascuno di noi può liberamente fare degli artefatti (superfici, arredi, strumenti), pur non scoraggiando ritualità domestiche e solide abitudini della nostra quotidiana cultura dell’abitare, è stato sviluppato un concept di prodotto che ha dato origine ad un sistema di oggetti “fluidi”, ovvero ideati per essere montati e smontati con poche azioni e mediante semplici incastri a secco per essere reinventati a seconda degli usi e delle ore della giornata. È così che il tavolo (faKir: 4 gambe formate ciascuna da 2 elementi a 90°, piano forato e rivestimento in piastrelle di ceramica) costituito da superfici piane e di basso spessore a costituire di volta in volta figure geometriche semplici, si trasforma in un piano da lavoro, da pranzo, da gioco, semplicemente spostando e cambiando le mattonelle in ceramica smaltata che ricoprono la base di legno di multistrato. Quest’ultimo, per uno spessore massimo di 18 mm, assemblato a squadro e mediante incastri maschiati, si compone di un piano forato per il fissaggio del rivestimento in piastrelle di ceramica attraverso tappi di sughero che hanno, pur nella loro estrema semplicità, una funzione altamente performante di incastro a compressione. Qui il concept (new azulejo) è ricondotto all’idea più estensiva della “ceramica applicata” e, nel riproporre una delle eccellenze espressive e produttive tipiche dell’area del mediterraneo, ne evidenzia per altro la caratteristica di essere punto di incontro tra tradizione e modernità. E così la tradizionale mattonella da rivestimento formato 20x20cm, ingloba ibridandosi parti di artefatti che si tramutano in base per il piatto, vaso porta fiori, portaoggetti, mimando varie configurazioni e utilizzi che realizzano perciò un tavolo personalizzabile e mutevole nel tempo. Allo stesso modo la ceramica è stata applicata al progetto di lampade e sistemi di illuminazione realizzati tanto con sistemi tradizionali che con i led, per configurare elementi biomimetici, biomorfi, organici, ovvero artefatti al tempo stesso “sculture” e sorgenti luminose da applicare ad esempio sul tavolo faKir. L’idea sviluppata nel progetto delle sedute (inSheet), è altrettanto semplice e “fluida” perché consente di immaginare delle sedie che, come un pop up o meglio come uno stampato per modellismo, si “staccano” da un piano per essere assemblate all’occorrenza. I tradizionali componenti funzionali quali seduta, spalliera e gambe, hanno forma variabile, ma sezione costante e sono realizzati ciascuno con un colore differente sempre in legno multistrato assemblato con incastri a secco. Allo stesso modo l’appendiabiti (hangerlight) è realizzato da piani di multistrato intagliati e assemblati mediante incastri a secco e perni di acciaio ad infilo semplice. Il sistema letto (flatbed), realizzato sempre con piani di legno di multistrato da 18 è 36 mm che ne costituiscono la struttura autoportante, integra una testata in Texsteel che si trasforma in workstation a posizione variabile e che, grazie all’uso di un nuovo materiale conduttivo sul piano verticale (Texsteel conduttivo, messo a punto dal team di ricerca con il supporto di Car-lite), consente l’alimentazione di lampade o di piccoli elettrodomestici per mezzo di una spina magnetica che non necessita delle classiche prese. Il processo di induzione elettromagnetica che ne garantisce la funzionalità, permette di trasferire corrente elettrica alternata da un punto all’altro senza bisogno di cavi e di punti fissi d’attacco, realizzando una superficie in grado di trasmettere, energia a basso voltaggio (12v) che consente all’utente di poter sfruttare tutto il pannello come fonte energetica per piccoli elettrodomestici (orologi, carica cellulari, telefoni cordless, lampade, ecc) e rendendo di fatto l’accesso alle fonti energetiche fluido e flessibile. Una “progettualità sostenibile” dunque, consapevole delle tradizioni e degli aspetti storici, ma anche fortemente proiettata al futuro.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/495619
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