A misrepresentation by the media has encouraged the exploitation of religion for political goals. Once built the cultural climate of distrust and of defense, the frame of fear and conflict become uncontrollable. Religion and spirituality, daily behavior of believers and the religious norm, active participation in social life and the use of religion for political purposes. These are just some of the coordinates of religious expression that mass media are struggling to frame, to represent and, therefore, to interpret.

Una rappresentazione distorta da parte dei media ha favorito la strumentalizzazione della religione a fini politici. Una volta costruito il clima culturale della diffidenza e della difesa dell’identità, i frame della paura e del conflitto diventano incontrollabili. Religione e spiritualità, comportamenti quotidiani dei credenti e norma religiosa, partecipazione attiva alla vita sociale e uso a fini politici della religione. Sono solo alcune delle coordinate dell’espressione religiosa che i mass media faticano a inquadrare, a rappresentare e, quindi, a interpretare. E ciò in un’epoca in cui sempre più, anche a livello internazionale, l’azione politica sovente si organizza intorno ad appartenenze religiose che si configurano in termini identitari (che sarebbero in sé oppositivi, dicotomici, rigidi al cambiamento e al dialogo); o almeno a identità religiose affermano di ispirarsi. Ad esempio, l’immagine dello scontro di civiltà in questi anni ha avuto sui mass media una fortuna immensa e immeritata e tante distorsioni sono presenti nei media quando si discute di religione e immigrazione. Parlare delle religioni degli immigrati significa implicitamente discutere di Islam; ma pochi notano che in Italia entrano in proporzione più cristiani che persone di confessione islamica. L’attenzione ossessiva del sistema informativo per alcune dimensioni esteriori della religiosità islamica mostra l’incapacità di coglierne la dimensione realmente significativa. Riguardo al fondamenta- lismo e alla intolleranza politica su base religiosa, poi, i media non sono stati capaci di proporre una via di analisi che non li riducesse a mero strumento di chi grida più forte; il clima di paura e insicurezza ha le sue conseguenze anche sulle politiche relative alla immigrazione e al welfare, nonché sui provvedimenti in materia di diritti, e quindi sull’integrazione. Lo scambio di idee, la scoperta e la pratica dell’Altro sono il principale antidoto al populismo che permea il discorso pubblico attuale, il cui cuore è la certezza di essere naturalmente dalla parte della ragione. Il modo in cui i media rappresentano la religione e il suo uso politico devono anche farci chiedere quali sono i valori profondi e la spiritualità dei sistemi religiosi che i credenti non riescono a mostrare al mondo. Si pensi ai rischi insiti nella rinuncia al “sacro” da parte della società e nella perdita di centralità del sociale, che si riflettono sui media: cosa succede se anche le Chiese subiscono la logica comunicativa dell’“eterno presente”? I giovani appaiono molto più pronti a sperimentare il plurale, a mettersi regolarmente in gioco e a non farsi sopraffare da climi culturali all’insegna della intolleranza e del conflitto. Può apparire paradossale, ma è proprio in tempi di crisi, di superficialità e di individualismo sfrenato, che molti sono in grado di riscoprire che, come diceva T.S. Eliot: “il genere umano non può sopportare troppa realtà”: a maggior ragione se si tratta di una “realtà” fittizia costruita dalle incapacità dei media e dai colpevoli egoismi della politica.

La sapienza della religione. Spazio e limite della comunicazione di fronte al discorso religioso / M., Morcellini; Bruno, Marco. - In: LIBERTÀ CIVILI. - ISSN 2037-464X. - STAMPA. - 5:(2011), pp. 34-42.

La sapienza della religione. Spazio e limite della comunicazione di fronte al discorso religioso

BRUNO, MARCO
2011

Abstract

A misrepresentation by the media has encouraged the exploitation of religion for political goals. Once built the cultural climate of distrust and of defense, the frame of fear and conflict become uncontrollable. Religion and spirituality, daily behavior of believers and the religious norm, active participation in social life and the use of religion for political purposes. These are just some of the coordinates of religious expression that mass media are struggling to frame, to represent and, therefore, to interpret.
2011
Una rappresentazione distorta da parte dei media ha favorito la strumentalizzazione della religione a fini politici. Una volta costruito il clima culturale della diffidenza e della difesa dell’identità, i frame della paura e del conflitto diventano incontrollabili. Religione e spiritualità, comportamenti quotidiani dei credenti e norma religiosa, partecipazione attiva alla vita sociale e uso a fini politici della religione. Sono solo alcune delle coordinate dell’espressione religiosa che i mass media faticano a inquadrare, a rappresentare e, quindi, a interpretare. E ciò in un’epoca in cui sempre più, anche a livello internazionale, l’azione politica sovente si organizza intorno ad appartenenze religiose che si configurano in termini identitari (che sarebbero in sé oppositivi, dicotomici, rigidi al cambiamento e al dialogo); o almeno a identità religiose affermano di ispirarsi. Ad esempio, l’immagine dello scontro di civiltà in questi anni ha avuto sui mass media una fortuna immensa e immeritata e tante distorsioni sono presenti nei media quando si discute di religione e immigrazione. Parlare delle religioni degli immigrati significa implicitamente discutere di Islam; ma pochi notano che in Italia entrano in proporzione più cristiani che persone di confessione islamica. L’attenzione ossessiva del sistema informativo per alcune dimensioni esteriori della religiosità islamica mostra l’incapacità di coglierne la dimensione realmente significativa. Riguardo al fondamenta- lismo e alla intolleranza politica su base religiosa, poi, i media non sono stati capaci di proporre una via di analisi che non li riducesse a mero strumento di chi grida più forte; il clima di paura e insicurezza ha le sue conseguenze anche sulle politiche relative alla immigrazione e al welfare, nonché sui provvedimenti in materia di diritti, e quindi sull’integrazione. Lo scambio di idee, la scoperta e la pratica dell’Altro sono il principale antidoto al populismo che permea il discorso pubblico attuale, il cui cuore è la certezza di essere naturalmente dalla parte della ragione. Il modo in cui i media rappresentano la religione e il suo uso politico devono anche farci chiedere quali sono i valori profondi e la spiritualità dei sistemi religiosi che i credenti non riescono a mostrare al mondo. Si pensi ai rischi insiti nella rinuncia al “sacro” da parte della società e nella perdita di centralità del sociale, che si riflettono sui media: cosa succede se anche le Chiese subiscono la logica comunicativa dell’“eterno presente”? I giovani appaiono molto più pronti a sperimentare il plurale, a mettersi regolarmente in gioco e a non farsi sopraffare da climi culturali all’insegna della intolleranza e del conflitto. Può apparire paradossale, ma è proprio in tempi di crisi, di superficialità e di individualismo sfrenato, che molti sono in grado di riscoprire che, come diceva T.S. Eliot: “il genere umano non può sopportare troppa realtà”: a maggior ragione se si tratta di una “realtà” fittizia costruita dalle incapacità dei media e dai colpevoli egoismi della politica.
Religione; Comunicazione; Conoscenza; Dialogo interreligioso
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
La sapienza della religione. Spazio e limite della comunicazione di fronte al discorso religioso / M., Morcellini; Bruno, Marco. - In: LIBERTÀ CIVILI. - ISSN 2037-464X. - STAMPA. - 5:(2011), pp. 34-42.
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