Nuove terapie in oncoematologia e nuovi fattori di rischio infettivi

Le infezioni rappresentano le complicanze più importanti e gravi per i pazienti affetti da neoplasie ematologiche. In tali pazienti l’immunodepressione legata sia alla malattia in sè che come conseguenza dei trattamenti (steroidi, agenti chemioterapici, analoghi delle purine, anticorpi monoclonali, procedure trapiantologiche), insieme al danno alle barriere cutanee e mucose, induce un aumento della suscettibilità ad infezioni batteriche, virali e fungine. Il rischio di sviluppare complicanze infettive per pazienti con malattie ematologiche è in progressivo aumento per diverse ragioni, sia biologiche che cliniche. Da un punto di vista biologico, si sta verificando nella popolazione generale di molti paesi un aumento costante della aspettativa di vita media, così come un graduale miglioramento dell’età biologica di individui che tradizionalmente si considererebbero “anziani”. Inoltre, siamo progressivamente sempre più in grado di identificare alla diagnosi (o al momento della progressione della malattia) fattori prognostici che consentono di stratificare i pazienti in fasce di rischio prognostico diverso. Da un punto di vista clinico, l’armamentario terapeutico negli ultimi anni si è considerevolmente arricchito di nuovi farmaci e le procedure trapiantologiche, sia autologhe che soprattutto allogeniche, sono sempre più ampiamente utilizzate. Ciò si traduce nel progressivo impiego di strategie di trattamento diversificate, più aggressive e quindi potenzialmente più “rischiose” per pazienti con fattori prognostici sfavorevoli, anche in età avanzata, ed estese a patologie che in passato erano gestite in maniera conservativa. Tuttavia, non tutti i farmaci entrati nella pratica clinica negli anni più recenti presentano lo stesso potenziale di rischio infettivo, che è altresì definito da un insieme di parametri comprendenti il tipo di malattia, la fase di trattamento, la risposta al trattamento e le concomitanti condizioni cliniche del paziente.