L’azione collettiva risarcitoria in Italia

Da molti auspicata come la panacea di tutti i mali, di tutte le incombenti quotidiane minacce che affliggono ì vessali indifesi consumatori italiani, l'azione collettiva (così detta) risarcitoria è stata introdotta nel nostro ordinamento giuridico allo spirare del 2007. Lo si è fatto attraverso le disposizioni contenute nei commi da 445 a 449 dell'art. 2 I. 24 dicembre 2007 n. 244 (legge finanziaria 2008). Dunque nel modo, purtroppo ormai frequente nell'esperienza legislativa italiana degli ultimi anni, meno adegnato per riforme come questa: introducendo, cioè, in un atto normativo di settore con una sua specifica funzione tecnica e politica, un istituto dai ridessi di largo raggio nell'ordinamento civile. Riflessi in ordine ai quali è mancata una discussione parlamentare, ed anche un approfondito previo dibattito dottrinale, col fine di attenuarne la dirompente portata sul sistema normativo generale. La disciplina introdotta dal legislatore del 2007 era peraltro già il frutto di un totale ripensamento di quella contenuta nel testo originariamente approvato dal Senato il 15 novembre 2007, che ricalcava il disegno di legge governativo presentato, senza esito, alla Camera dei deputati il 27 luglio 2006 (A.C. n. 1495) e che offriva una disciplina della class action non meno censurabile, relativamente alla quale tuttavia, nelle more del passaggio alla Camera, vi era stata la possibilità di formulare delle sintetiche ma incisive valutazioni, segnatamente da parte dì un attento e autorevole giurista, che ne aveva evidenziato le grossolane anomalie, determinando la presa di posizione dello stesso governo e la conseguente modificazione del testo poi inserito nel maxi-emendamento sottoposto alla definitiva approvazione della Camera. Si è giunti così, dopo almeno otto tentativi esperiti con i disegni di legge presentati nella sola XV legislatura, alla introduzione dell'azione collettiva risarcitoria in Italia.