In "Valzer" di Salvatore Maira (2010), la metafora strutturale del piano-sequenza unico è nascosta, o meglio è interiorizzata nel passaggio continuo del nostro sguardo da un corpo all’altro, senza stacchi, in un costante stato di sofferenza, dolcezza amara, empatìa. Si entra fisicamente nei labirinti di un hotel di lusso torinese, eil valzer è quello dei movimenti, dalle svolte, dal curvarsi e girare delle camere digitali che generano un continuo ed emozionante vortice tra persone, pareti, e spazi convenzionali. Ma il nostro seguire gli attori ci fa avvertire il vero e duro confine tra i luoghi (pure tutti così anonimi) della servitù e quelli di una razza padrona di magnati, magnaccia, galoppini e modelle siliconate che occupa erraticamente l’hotel come base e ufficio per la sua proiezione nel mondo vero, esterno, mediale: il business scientificamente attrezzato della televisione che cattura i corpi e li trasforma nei fantasmi - decerebrati, questa volta, e ormai irraggiungibili – del consumo.
Recensione di G.D. Fragapane, “Forma del movimento. Valzer. Il piano-film di Salvatore Maira” / Ragone, Giovanni; Santucci, Raffaella. - In: BIBLIOTECA TEATRALE. - ISSN 0045-1959. - STAMPA. - 86-88:(2010), pp. 455-457.
Recensione di G.D. Fragapane, “Forma del movimento. Valzer. Il piano-film di Salvatore Maira”
RAGONE, GIOVANNI;SANTUCCI, RAFFAELLA
2010
Abstract
In "Valzer" di Salvatore Maira (2010), la metafora strutturale del piano-sequenza unico è nascosta, o meglio è interiorizzata nel passaggio continuo del nostro sguardo da un corpo all’altro, senza stacchi, in un costante stato di sofferenza, dolcezza amara, empatìa. Si entra fisicamente nei labirinti di un hotel di lusso torinese, eil valzer è quello dei movimenti, dalle svolte, dal curvarsi e girare delle camere digitali che generano un continuo ed emozionante vortice tra persone, pareti, e spazi convenzionali. Ma il nostro seguire gli attori ci fa avvertire il vero e duro confine tra i luoghi (pure tutti così anonimi) della servitù e quelli di una razza padrona di magnati, magnaccia, galoppini e modelle siliconate che occupa erraticamente l’hotel come base e ufficio per la sua proiezione nel mondo vero, esterno, mediale: il business scientificamente attrezzato della televisione che cattura i corpi e li trasforma nei fantasmi - decerebrati, questa volta, e ormai irraggiungibili – del consumo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.