Si è sempre pensato che l’amicizia tra Walter Benjamin e Asja Lacis fosse dovuta soprattutto al comune interesse per il teatro didattico (con forti componenti politiche). A guardar bene, però, nell’itinerario intellettuale di Benjamin la figura di Asja Lacis è legata soprattutto all’esperienza di città: Napoli, Positano, Riga, Mosca sono i luoghi in cui la sperimentazione del moderno è indissolubilmente legata alla figura della regista lettone. E proprio a Napoli la scoperta della topografia degli spazi urbani diventa per Benjamin il modo per “rappresentare” le forme del moderno. Ma questi spazi di esperienza sono a Napoli particolarmente “corporei”: si conosce la città attraverso i sapori, gli odori, essa viene descritta in una maniera “materiale” e sensuale che rimarrà unica nelle immagini di città benjaminiane. La forma letteraria delle “immagini di città”, che Benjamin ha utilizzato così spesso negli anni Venti, costituisce il prototipo della sua operazione letteraria nel Passagen-Werk. Basti solo ricordare che al momento dei primi abbozzi del libro nel 1927- 28, per quanto il piano dell’opera fosse allora poco meno che un’intuizione, Benjamin era appena reduce dal suo viaggio in Unione Sovietica e quindi fortemente colpito da quelle che egli stesso definisce Stadterfahrungen e da una sorta di resa dei conti con il materialismo dialettico, sia pure nella versione di elementi vicini all’area trotzkista (densi, cioè, di istanze teoriche e quasi del tutto prive di implicazioni pratico-organizzative se non nella prassi artistico-teatrale) che derivavano dalla sua amicizia con Asja Lacis. A parte le implicazioni sentimentali, l’incontro con Asja Lacis ha voluto dire per Benjamin confrontarsi con una concezione dell’arte fortemente ancorata da un lato alla prassi teatrale di tipo pedagogico, nel senso dei Lehrstücke brechtiani, e dall’altro rapportata a una teoria dell’arte marxista che partiva da presupposti materialistici. Se si pensa che questo confronto è stato contestuale a due “esperienze di città” in sé tanto diverse, ma sotto certi aspetti non prive di affinità, quella di Napoli (1924) e quella di Mosca (1926-27), allora il Lebenswerk benjaminiano acquista il sapore di un tentativo di applicare una sua teoria materialistica della letteratura e dell’arte ad un campo a lui congeniale, o meglio, un tentativo di interpretare l’intera epoca, incentrando la sua esperienza oggettuale nel contesto dell’esperienza della grande metropoli. Nell’articolo che Benjamin pubblicò insieme con Asja Lacis il 19 agosto 1925 sulla «Frankfurter Zeitung» dedicato a Napoli, una di quelle sue “immagini di città” che costituiscono il suo modo di riferire il vissuto, estraendo il senso di una città e dei suoi abitanti da avvenimenti apparentemente occasionali, viene messa insistentemente in rilievo la funzione delle strade che a Napoli, a causa della miseria e della struttura degli edifici, servono come luogo di comunicazione. Si lavora nelle strade, si commercia nelle strade, si vive nelle strade. Le strade diventano una sorta di “luogo comune”, in cui è possibile fare esperienza della gente, della cultura, della tradizione, del commercio, della produzione artigianale, delle feste, dei giochi, del teatro, dei fuochi d’artificio, ecc. A Napoli Benjamin ha avuto, ancora prima che a Parigi, un’esperienza dei passages, è stato, cioè, colpito dalla fantasmagoria dell’esposizione delle merci in un luogo di passaggio. È come se la “strada a senso unico” della sua passione per Asja Lacis venisse espressa attraverso la topografia della città di Napoli, ossia attraverso i colori, i cibi, i sapori; forse, più che di una sublimazione, si tratta come di un’allegoria di quell’amore, di quel piacere che Benjamin provava per la città partenopea. Ma non bisogna credere che Benjamin abbia un’immagine oleografica di Napoli, tutt’altro: il suo è uno sguardo molto attento ai fenomeni antropologici e alle stratificazioni sociali e riesce a cogliere la grande modernità della metropoli partenopea nella compresenza di molte culture, nell’essere essa stessa un “luogo di transizione”. Benjamin vede molto chiaramente anche i lati negativi: si accorge benissimo della presenza della camorra, della povertà dei bassi, della continua emigrazione, dei traffici del porto, ma li considera aspetti di quella complessiva fantasmagoria.

Walter Benjamin e Asja Lacis: storia di un’amicizia / Ponzi, Mauro. - STAMPA. - (2009), pp. 299-313.

Walter Benjamin e Asja Lacis: storia di un’amicizia

PONZI, Mauro
2009

Abstract

Si è sempre pensato che l’amicizia tra Walter Benjamin e Asja Lacis fosse dovuta soprattutto al comune interesse per il teatro didattico (con forti componenti politiche). A guardar bene, però, nell’itinerario intellettuale di Benjamin la figura di Asja Lacis è legata soprattutto all’esperienza di città: Napoli, Positano, Riga, Mosca sono i luoghi in cui la sperimentazione del moderno è indissolubilmente legata alla figura della regista lettone. E proprio a Napoli la scoperta della topografia degli spazi urbani diventa per Benjamin il modo per “rappresentare” le forme del moderno. Ma questi spazi di esperienza sono a Napoli particolarmente “corporei”: si conosce la città attraverso i sapori, gli odori, essa viene descritta in una maniera “materiale” e sensuale che rimarrà unica nelle immagini di città benjaminiane. La forma letteraria delle “immagini di città”, che Benjamin ha utilizzato così spesso negli anni Venti, costituisce il prototipo della sua operazione letteraria nel Passagen-Werk. Basti solo ricordare che al momento dei primi abbozzi del libro nel 1927- 28, per quanto il piano dell’opera fosse allora poco meno che un’intuizione, Benjamin era appena reduce dal suo viaggio in Unione Sovietica e quindi fortemente colpito da quelle che egli stesso definisce Stadterfahrungen e da una sorta di resa dei conti con il materialismo dialettico, sia pure nella versione di elementi vicini all’area trotzkista (densi, cioè, di istanze teoriche e quasi del tutto prive di implicazioni pratico-organizzative se non nella prassi artistico-teatrale) che derivavano dalla sua amicizia con Asja Lacis. A parte le implicazioni sentimentali, l’incontro con Asja Lacis ha voluto dire per Benjamin confrontarsi con una concezione dell’arte fortemente ancorata da un lato alla prassi teatrale di tipo pedagogico, nel senso dei Lehrstücke brechtiani, e dall’altro rapportata a una teoria dell’arte marxista che partiva da presupposti materialistici. Se si pensa che questo confronto è stato contestuale a due “esperienze di città” in sé tanto diverse, ma sotto certi aspetti non prive di affinità, quella di Napoli (1924) e quella di Mosca (1926-27), allora il Lebenswerk benjaminiano acquista il sapore di un tentativo di applicare una sua teoria materialistica della letteratura e dell’arte ad un campo a lui congeniale, o meglio, un tentativo di interpretare l’intera epoca, incentrando la sua esperienza oggettuale nel contesto dell’esperienza della grande metropoli. Nell’articolo che Benjamin pubblicò insieme con Asja Lacis il 19 agosto 1925 sulla «Frankfurter Zeitung» dedicato a Napoli, una di quelle sue “immagini di città” che costituiscono il suo modo di riferire il vissuto, estraendo il senso di una città e dei suoi abitanti da avvenimenti apparentemente occasionali, viene messa insistentemente in rilievo la funzione delle strade che a Napoli, a causa della miseria e della struttura degli edifici, servono come luogo di comunicazione. Si lavora nelle strade, si commercia nelle strade, si vive nelle strade. Le strade diventano una sorta di “luogo comune”, in cui è possibile fare esperienza della gente, della cultura, della tradizione, del commercio, della produzione artigianale, delle feste, dei giochi, del teatro, dei fuochi d’artificio, ecc. A Napoli Benjamin ha avuto, ancora prima che a Parigi, un’esperienza dei passages, è stato, cioè, colpito dalla fantasmagoria dell’esposizione delle merci in un luogo di passaggio. È come se la “strada a senso unico” della sua passione per Asja Lacis venisse espressa attraverso la topografia della città di Napoli, ossia attraverso i colori, i cibi, i sapori; forse, più che di una sublimazione, si tratta come di un’allegoria di quell’amore, di quel piacere che Benjamin provava per la città partenopea. Ma non bisogna credere che Benjamin abbia un’immagine oleografica di Napoli, tutt’altro: il suo è uno sguardo molto attento ai fenomeni antropologici e alle stratificazioni sociali e riesce a cogliere la grande modernità della metropoli partenopea nella compresenza di molte culture, nell’essere essa stessa un “luogo di transizione”. Benjamin vede molto chiaramente anche i lati negativi: si accorge benissimo della presenza della camorra, della povertà dei bassi, della continua emigrazione, dei traffici del porto, ma li considera aspetti di quella complessiva fantasmagoria.
2009
Fidus Achates. L’amicizia nella cultura europea
9788860743220
letteratura tedesca; amicizia Benjamin-Lacis; Napoli immagini di città
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Walter Benjamin e Asja Lacis: storia di un’amicizia / Ponzi, Mauro. - STAMPA. - (2009), pp. 299-313.
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