Nel 1819 esce, postumo, il volumetto di Aubin-Louis Millin sul mosaico pavimentale della Sala delle Muse nel Museo Pio-Clementino in Vaticano, raffigurante scene e maschere teatrali. Per dare ragione della scelta del tema e delle illustrazioni a corredo e per riconoscere le finalità culturali del testo, viene analizzata la funzione assegnata da Millin all’opera nella duplice valenza di documento della storia e di monumento della storia dell’arte. Dall’esame degli scritti teorici, degli appunti di viaggio, dei carteggi e di altri documenti e dalla ricostruzione della fitta trama di relazioni con eruditi e antiquari emerge la specifica personalità culturale di Millin: la sua acribia descrittiva sollecitata dalla esperienza visiva del viaggio romano, la sua volontà di raccogliere memorie inedite, sfuggite alle ricerche dei “savans antiquaires”, la sua scelta di diffondere le immagini in funzione educativa e di tutela, garantendo l’autenticità del documento e l’affidabilità della riproduzione riservata ad artisti specialisti attivi nel mondo romano dei rilevatori dall'antico. Tra questi Millin sceglie il meno noto Gioachino Camilli per illustrare il testo sul mosaico vaticano a garanzia della fedeltà nella rappresentazione dei costumi teatrali presso gli antichi; quei costumi che, teorizzava Millin, indicando ad esempio l’attore Talma, dovevano essere adottati in nome della veridicità storica nel teatro moderno.
Millin e l'edizione del mosaico con scene di teatro del Museo Pio-Clementino: autenticità del documento e fedeltà del rilievo / DI MACCO, Michela. - STAMPA. - (2011), pp. 339-355.
Millin e l'edizione del mosaico con scene di teatro del Museo Pio-Clementino: autenticità del documento e fedeltà del rilievo
DI MACCO, MICHELA
2011
Abstract
Nel 1819 esce, postumo, il volumetto di Aubin-Louis Millin sul mosaico pavimentale della Sala delle Muse nel Museo Pio-Clementino in Vaticano, raffigurante scene e maschere teatrali. Per dare ragione della scelta del tema e delle illustrazioni a corredo e per riconoscere le finalità culturali del testo, viene analizzata la funzione assegnata da Millin all’opera nella duplice valenza di documento della storia e di monumento della storia dell’arte. Dall’esame degli scritti teorici, degli appunti di viaggio, dei carteggi e di altri documenti e dalla ricostruzione della fitta trama di relazioni con eruditi e antiquari emerge la specifica personalità culturale di Millin: la sua acribia descrittiva sollecitata dalla esperienza visiva del viaggio romano, la sua volontà di raccogliere memorie inedite, sfuggite alle ricerche dei “savans antiquaires”, la sua scelta di diffondere le immagini in funzione educativa e di tutela, garantendo l’autenticità del documento e l’affidabilità della riproduzione riservata ad artisti specialisti attivi nel mondo romano dei rilevatori dall'antico. Tra questi Millin sceglie il meno noto Gioachino Camilli per illustrare il testo sul mosaico vaticano a garanzia della fedeltà nella rappresentazione dei costumi teatrali presso gli antichi; quei costumi che, teorizzava Millin, indicando ad esempio l’attore Talma, dovevano essere adottati in nome della veridicità storica nel teatro moderno.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.