La relazione avrà l’intento di discutere le dinamiche di manipolazione mentale che i gruppi mafiosi esercitano sui propri affiliati, determinando progressivi svincoli morali non già in virtù delle attività criminose che verranno poi svolte, bensì in relazione alle rappresentazioni mentali che gli stessi hanno verso di sé, in quanto appartenenti a tale gruppo. Attraverso i principali criteri usati dalla psicologia sociale per definire e discriminare un “gruppo sociale” da altre forme aggregative, si dimostrerà innanzitutto che la mafia è un gruppo sociale. Essa difatti si caratterizza per: ● L’esistenza di interdipendenza ed interazione tra i membri mafiosi e con il gruppo in generale; ● La consapevolezza individuale di appartenenza; ● Il riconoscimento dell’esistenza del gruppo mafioso operato dagli altri gruppi sociali e dallo Stato ufficiale; ● L’esistenza di un sistema dei ruoli interdipendenti all’interno del gruppo mafioso; ● La soddisfazione dei bisogni individuali da parte del gruppo; ● L’esistenza di unità, coesione e concordia all’interno del gruppo mafioso; ● L’esistenza di un sistema di norme comportamentali specifiche per il gruppo. Verranno quindi descritte le rappresentazioni mentali che gli affiliati hanno per se stessi, nonché quelle provenienti dalle disamine interpretative esterne. Infine, verrà illustrato il “pensiero mafioso”, quella profonda ed inconscia modalità ideativa che caratterizza il “gruppo mafia” con valori più saldi e forti degli intenzionamenti familiari, ed in virtù del quale si determinano proprio quei meccanismi di svincolo morale che sostanziano la faccia criminologica delle organizzazioni di stampo mafioso.

Dinamiche di manipolazione mentale ed organizzazioni di stampo mafioso / Pomilla, Antonella. - (2009). (Intervento presentato al convegno Conferenza Internazionale Annuale dell'International Cultic Studies Association (ICSA) tenutosi a Ginevra nel 2-4 luglio 2009).

Dinamiche di manipolazione mentale ed organizzazioni di stampo mafioso

POMILLA, ANTONELLA
2009

Abstract

La relazione avrà l’intento di discutere le dinamiche di manipolazione mentale che i gruppi mafiosi esercitano sui propri affiliati, determinando progressivi svincoli morali non già in virtù delle attività criminose che verranno poi svolte, bensì in relazione alle rappresentazioni mentali che gli stessi hanno verso di sé, in quanto appartenenti a tale gruppo. Attraverso i principali criteri usati dalla psicologia sociale per definire e discriminare un “gruppo sociale” da altre forme aggregative, si dimostrerà innanzitutto che la mafia è un gruppo sociale. Essa difatti si caratterizza per: ● L’esistenza di interdipendenza ed interazione tra i membri mafiosi e con il gruppo in generale; ● La consapevolezza individuale di appartenenza; ● Il riconoscimento dell’esistenza del gruppo mafioso operato dagli altri gruppi sociali e dallo Stato ufficiale; ● L’esistenza di un sistema dei ruoli interdipendenti all’interno del gruppo mafioso; ● La soddisfazione dei bisogni individuali da parte del gruppo; ● L’esistenza di unità, coesione e concordia all’interno del gruppo mafioso; ● L’esistenza di un sistema di norme comportamentali specifiche per il gruppo. Verranno quindi descritte le rappresentazioni mentali che gli affiliati hanno per se stessi, nonché quelle provenienti dalle disamine interpretative esterne. Infine, verrà illustrato il “pensiero mafioso”, quella profonda ed inconscia modalità ideativa che caratterizza il “gruppo mafia” con valori più saldi e forti degli intenzionamenti familiari, ed in virtù del quale si determinano proprio quei meccanismi di svincolo morale che sostanziano la faccia criminologica delle organizzazioni di stampo mafioso.
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