Il problema del condizionamento storico-culturale del pensiero e della possibilità di poter spezzare tale influenza giungendo, in tal modo, ad un possibile de-condizionamento della conoscenza, non rappresenta solo il nodo fondamentale della sociologia della conoscenza, ma anche il suo più grande limite. Relativamente a ciò, all’interno di due saggi mannheimiani poco conosciuti, dedicati alla sociologia della cultura e rappresentativi del legame dell’autore con la figura di Alfred Weber, è possibile rinvenire alcuni aspetti del pensiero di Mannheim, che rappresentano una importante risorsa a proposito della questione, sopra accennata, della relatività e della autoreferenzialità della conoscenza. In questo quadro, diviene assolutamente centrale il rapporto tra la sociologia della conoscenza e la sociologia della cultura, nonché la delimitazione dei rispettivi campi di interesse. In tal senso, il problema della validità emerge anche dalla esigenza di capire se sia possibile, ed eventualmente in quali termini, isolare la sfera del «conoscere» da quella della cultura, così come tradizionalmente si suole delimitare uno spazio di autonomia della cultura rispetto alla conoscenza. Rispetto a questo, nel contributo di Mannheim la conoscenza si configura nei termini di un atteggiamento pre-culturale, per cui addirittura certi costumi di vita, quali ad esempio le abitudini alimentari, potrebbero essere esse stesse ricondotte a una Weltanschaung (visione del mondo), invertendo in tal modo il primato attribuito alla cultura nella tradizione antropologica. È per questa via, quindi, che ci si chiede se vi sia una parte della conoscenza che si situa al di fuori della cultura e il problema della validità giunge a imporsi come una forma di autocoscienza del condizionamento culturale e, conseguentemente, come ricerca di un fondamento di tipo trans-culturale. Questa ipotesi di risoluzione del vincolo del condizionamento da un punto di vista metodologico, però, non è l’unica proposta di soluzione che può essere individuata nella produzione mannheimiana. Infatti, ad essa si aggiunge una seconda possibilità che si colloca, però, su un piano più propriamente politico-esistenziale, ed è quella relativa al pensiero utopico, il quale, per mezzo della immaginazione, consentendo di superare il condizionamento attraverso la fuga in una dimensione fuori dal tempo presente, rappresenterebbe anch’esso un tentativo di sfuggire al «condizionamento».

La tradizione sociologica ungherese. Il problema del condizionamento e del de-condizionamento della conoscenza / Sonzogni, Barbara. - STAMPA. - (2007).

La tradizione sociologica ungherese. Il problema del condizionamento e del de-condizionamento della conoscenza

SONZOGNI, Barbara
01/01/2007

Abstract

Il problema del condizionamento storico-culturale del pensiero e della possibilità di poter spezzare tale influenza giungendo, in tal modo, ad un possibile de-condizionamento della conoscenza, non rappresenta solo il nodo fondamentale della sociologia della conoscenza, ma anche il suo più grande limite. Relativamente a ciò, all’interno di due saggi mannheimiani poco conosciuti, dedicati alla sociologia della cultura e rappresentativi del legame dell’autore con la figura di Alfred Weber, è possibile rinvenire alcuni aspetti del pensiero di Mannheim, che rappresentano una importante risorsa a proposito della questione, sopra accennata, della relatività e della autoreferenzialità della conoscenza. In questo quadro, diviene assolutamente centrale il rapporto tra la sociologia della conoscenza e la sociologia della cultura, nonché la delimitazione dei rispettivi campi di interesse. In tal senso, il problema della validità emerge anche dalla esigenza di capire se sia possibile, ed eventualmente in quali termini, isolare la sfera del «conoscere» da quella della cultura, così come tradizionalmente si suole delimitare uno spazio di autonomia della cultura rispetto alla conoscenza. Rispetto a questo, nel contributo di Mannheim la conoscenza si configura nei termini di un atteggiamento pre-culturale, per cui addirittura certi costumi di vita, quali ad esempio le abitudini alimentari, potrebbero essere esse stesse ricondotte a una Weltanschaung (visione del mondo), invertendo in tal modo il primato attribuito alla cultura nella tradizione antropologica. È per questa via, quindi, che ci si chiede se vi sia una parte della conoscenza che si situa al di fuori della cultura e il problema della validità giunge a imporsi come una forma di autocoscienza del condizionamento culturale e, conseguentemente, come ricerca di un fondamento di tipo trans-culturale. Questa ipotesi di risoluzione del vincolo del condizionamento da un punto di vista metodologico, però, non è l’unica proposta di soluzione che può essere individuata nella produzione mannheimiana. Infatti, ad essa si aggiunge una seconda possibilità che si colloca, però, su un piano più propriamente politico-esistenziale, ed è quella relativa al pensiero utopico, il quale, per mezzo della immaginazione, consentendo di superare il condizionamento attraverso la fuga in una dimensione fuori dal tempo presente, rappresenterebbe anch’esso un tentativo di sfuggire al «condizionamento».
2007
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