L’articolo, pubblicato all’indomani della l. n. 4 novembre 2010, n. 183 (c.d. Collegato lavoro, contenente disposizioni in materia di arbitrato), si occupa di discutere l’impatto e la possibile portata chiarificatrice di tale nuovo intervento legislativo rispetto ai problemi lasciati aperti dalla precedente duplice riforma del 1998 e dei quali da più parti in dottrina si era auspicato il superamento, ossia: i) l’esistenza di un quadro normativo particolarmente stratificato e complesso; ii) la cogenza di specifici presupposti per l’arbitrabilità delle controversie e le tecniche di manifestazione della volontà compromissoria individuale in ragione della non uguaglianza delle parti; iii) la frammentazione dell’arbitrato irrituale in una pluralità di modelli o statuti; iv) il concreto trattamento processuale del lodo, quanto ad esecutività e regime di impugnazione, profilo sul quale rifluisce il problema, mai sopito, della censurabilità del dictum per violazione di norme inderogabili di legge e dei limiti di una decisione secondo equità. Rispetto ad un assetto preesistente così delineato, il contributo individua le linee guida della novella del 2010. Tra esse: il superamento del c.d. monopolio sindacale (o meglio della copertura sindacale per la manifestazione della volontà compromissoria) al fine di privilegiare la formazione del consenso direttamente tra le parti individuali del rapporto di lavoro, soprattutto se a controversia insorta o nell’ambito di determinati contesti “protetti” (ad esempio dinanzi alla commissione di conciliazione, dopo il fallimento di quest’ultima); il tentativo di dettare una disciplina sufficientemente garantista ma in grado di “liberalizzare” la stipulazione di clausole compromissorie, anche per controversie future, direttamente tra le parti individuali; l’introduzione di modifiche “a macchia di leopardo” per il regime di impugnazione del lodo, in tesi finalizzate ad assicurare a quest’ultimo la maggiore stabilità. L’a. peraltro osserva criticamente che, anche per la tecnica utilizzata, la l. n. 183/2010 finisce per reiterare molti dei problemi preesistenti (in primis, l’accumulo delle fonti normative e la scomposizione dell’arbitrato irrituale in una pluralità di modelli, ciascuno caratterizzato da un diverso regime del lodo) e per suscitare nuove questioni di ordine applicativo e sistematico.

L'arbitrato nelle controversie di lavoro dalla duplice riforma del 1998 alla l. 4 novembre 2010, n. 183 / Bertoldi, Valentina. - In: RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE. - ISSN 0035-6182. - STAMPA. - 4/2011(2011), pp. 834-858.

L'arbitrato nelle controversie di lavoro dalla duplice riforma del 1998 alla l. 4 novembre 2010, n. 183

BERTOLDI, Valentina
2011

Abstract

L’articolo, pubblicato all’indomani della l. n. 4 novembre 2010, n. 183 (c.d. Collegato lavoro, contenente disposizioni in materia di arbitrato), si occupa di discutere l’impatto e la possibile portata chiarificatrice di tale nuovo intervento legislativo rispetto ai problemi lasciati aperti dalla precedente duplice riforma del 1998 e dei quali da più parti in dottrina si era auspicato il superamento, ossia: i) l’esistenza di un quadro normativo particolarmente stratificato e complesso; ii) la cogenza di specifici presupposti per l’arbitrabilità delle controversie e le tecniche di manifestazione della volontà compromissoria individuale in ragione della non uguaglianza delle parti; iii) la frammentazione dell’arbitrato irrituale in una pluralità di modelli o statuti; iv) il concreto trattamento processuale del lodo, quanto ad esecutività e regime di impugnazione, profilo sul quale rifluisce il problema, mai sopito, della censurabilità del dictum per violazione di norme inderogabili di legge e dei limiti di una decisione secondo equità. Rispetto ad un assetto preesistente così delineato, il contributo individua le linee guida della novella del 2010. Tra esse: il superamento del c.d. monopolio sindacale (o meglio della copertura sindacale per la manifestazione della volontà compromissoria) al fine di privilegiare la formazione del consenso direttamente tra le parti individuali del rapporto di lavoro, soprattutto se a controversia insorta o nell’ambito di determinati contesti “protetti” (ad esempio dinanzi alla commissione di conciliazione, dopo il fallimento di quest’ultima); il tentativo di dettare una disciplina sufficientemente garantista ma in grado di “liberalizzare” la stipulazione di clausole compromissorie, anche per controversie future, direttamente tra le parti individuali; l’introduzione di modifiche “a macchia di leopardo” per il regime di impugnazione del lodo, in tesi finalizzate ad assicurare a quest’ultimo la maggiore stabilità. L’a. peraltro osserva criticamente che, anche per la tecnica utilizzata, la l. n. 183/2010 finisce per reiterare molti dei problemi preesistenti (in primis, l’accumulo delle fonti normative e la scomposizione dell’arbitrato irrituale in una pluralità di modelli, ciascuno caratterizzato da un diverso regime del lodo) e per suscitare nuove questioni di ordine applicativo e sistematico.
2011
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
L'arbitrato nelle controversie di lavoro dalla duplice riforma del 1998 alla l. 4 novembre 2010, n. 183 / Bertoldi, Valentina. - In: RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE. - ISSN 0035-6182. - STAMPA. - 4/2011(2011), pp. 834-858.
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