Sui rapporti fra giurisdizione canonica e giurisdizione statale in tema di idoneità degli insegnanti di religione

The new legal status of the Catholic religion teachers outlined by the Law 186/2003 emphasizes the civil effects of the decree by which the diocesan bishop recognizes or revokes of eligibility for such teachers. In the background of this objective fact the contribution reconstructs some profiles of the relationship between canonical jurisdiction and state jurisdiction regarding the suitability of the Catholic religion teachers through critical analysis of two administrative sentences: TAR Veneto, sec. III, May 14, 2007, n. 1482, TAR Campania sec. VII, 25 June 2007, n. 6842. In dealing with the same issue and in face of the same articulated regulatory and investigatory results, the two administrative courts have in fact adopted conflicting argumentative logic of particular interest since they are based on assumptions and conclusions that aim to express and affirm a different perception of the impact of the canonical provisions in the Italian law and margins of control of such measures by the state. The two pronunciations are either a symptom of a growing tension between civil and confessional jurisdiction, and, to date, the only two possible paradigms of composition of this tension.

Il nuovo stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica delineato dalla l. 186/ 2003 accentua gli effetti civili del decreto con il quale l’Ordinario diocesano riconosce o revoca l’idoneità a tali insegnanti. Sullo sfondo di questo dato oggettivo il contributo ricostruisce alcuni profili del rapporto fra giurisdizione canonica e giurisdizione statale in tema di idoneità degli insegnanti di religione cattolica attraverso l’analisi critica di due sentenze amministrative: TAR Veneto, sez. III, 14 maggio 2007, n. 1482 e TAR Campania, sez. VII, 25 giungo 2007, n. 6842. Nell’affrontare la medesima questione e a fronte dello stesso articolato normativo e d’uguali risultanze istruttorie i due tribunali amministrativi hanno infatti adottato logiche argomentative contrastanti, di particolare interesse poiché basate su premesse e finalizzate a conclusioni che esprimono ed affermano una diversa percezione dell’incidenza dei provvedimenti canonici nell’ordinamento italiano e dei margini di sindacabilità su tali provvedimenti da parte dell’autorità statale. Le due pronunce costituiscono cioè sia il sintomo di una tensione crescente fra giurisdizione civile e giurisdizione confessionale, sia, ad oggi, i due soli possibili paradigmi di composizione di tale tensione.