Il saggio illustra i modi in cui Grace Paley, nei suoi scritti, esplora le diverse sfumature delle espressioni della violenza - fisica, psicologica, personale, sociale, politica, storica … - e i limiti e la legittimità della resistenza alla violenza. Ed è per questo che Grace Paley si inserisce a pieno titolo nel vivace dibattito sulla violenza e sullo scriverne. È un dibattito reso complesso dalla difficoltà di definire il significato stesso della parola “violenza”, che si interroga sul problema del senso e della legittimità della violenza dal punto di osservazione di numerosi campi del sapere (filosofia, storia, politica, sociologia, retorica, linguistica, letteratura), che coinvolge varie forme di comunicazione letteraria dalla saggistica alla narrativa, dall’autobiografia alla poesia. Figlia di immigrati ebrei russi, cresciuta in un ambiente radicale, Grace Paley è stata testimone di storie di esilio e di dolore ed è perciò particolarmente sensibile alla discriminazione e all’intolleranza. Il mondo rappresentato nella sua opera è caratterizzato non soltanto dalla coesistenza di gruppi etnici, ma anche di differenze di altro tipo, come quelle di religione, di classe, di genere, e perfino di età. La sua opera investiga la complessità di queste relazioni e riflette sui meccanismi più profondi che muovono i rapporti umani. Al cuore della questione c’è la paura e l’incapacità di riconoscere, e quindi accettare, le differenze tra le persone e ciò può provocare varie forme di violenza: razzismo, antisemitismo, misoginia, omofobia, dittature militari, guerre, olocausto … Quanto più è tragica la situazione di cui si narra, tanto più Grace Paley ricorre all’uso dell’ironia più corrosiva, della comicità e del sarcasmo; ironia e sarcasmo che fanno correre il rischio al lettore disattento di mancare la portata e lo spessore della tragedia nelle sue opere, mentre quella stessa ironia può svelarne l’angoscia più inquietante. Pur privilegiando una prospettiva di genere, Grace Paley non è mai ingenua nel suo approccio e rimane lucida di fronte alle miopie dei vari gruppi: “Alcune femministe a volte erano razziste, alcuni afroamericani a volte erano misogini, alcuni ebrei si comportavano come se fossero gli unici depositari della sofferenza, e quasi tutti hanno capito con troppa lentezza la realtà della distruzione delle specie, dell’acqua e dell’aria”.

Mi baciò con cattiveria, da spaccarmi praticamente il labbro’: rappresentazioni della violenza nell’opera di Grace Paley / Accardo, Anna Lucia. - In: ÁCOMA. - ISSN 1122-6218. - STAMPA. - 32:(2006), pp. 39-51.

Mi baciò con cattiveria, da spaccarmi praticamente il labbro’: rappresentazioni della violenza nell’opera di Grace Paley

ACCARDO, Anna Lucia
2006

Abstract

Il saggio illustra i modi in cui Grace Paley, nei suoi scritti, esplora le diverse sfumature delle espressioni della violenza - fisica, psicologica, personale, sociale, politica, storica … - e i limiti e la legittimità della resistenza alla violenza. Ed è per questo che Grace Paley si inserisce a pieno titolo nel vivace dibattito sulla violenza e sullo scriverne. È un dibattito reso complesso dalla difficoltà di definire il significato stesso della parola “violenza”, che si interroga sul problema del senso e della legittimità della violenza dal punto di osservazione di numerosi campi del sapere (filosofia, storia, politica, sociologia, retorica, linguistica, letteratura), che coinvolge varie forme di comunicazione letteraria dalla saggistica alla narrativa, dall’autobiografia alla poesia. Figlia di immigrati ebrei russi, cresciuta in un ambiente radicale, Grace Paley è stata testimone di storie di esilio e di dolore ed è perciò particolarmente sensibile alla discriminazione e all’intolleranza. Il mondo rappresentato nella sua opera è caratterizzato non soltanto dalla coesistenza di gruppi etnici, ma anche di differenze di altro tipo, come quelle di religione, di classe, di genere, e perfino di età. La sua opera investiga la complessità di queste relazioni e riflette sui meccanismi più profondi che muovono i rapporti umani. Al cuore della questione c’è la paura e l’incapacità di riconoscere, e quindi accettare, le differenze tra le persone e ciò può provocare varie forme di violenza: razzismo, antisemitismo, misoginia, omofobia, dittature militari, guerre, olocausto … Quanto più è tragica la situazione di cui si narra, tanto più Grace Paley ricorre all’uso dell’ironia più corrosiva, della comicità e del sarcasmo; ironia e sarcasmo che fanno correre il rischio al lettore disattento di mancare la portata e lo spessore della tragedia nelle sue opere, mentre quella stessa ironia può svelarne l’angoscia più inquietante. Pur privilegiando una prospettiva di genere, Grace Paley non è mai ingenua nel suo approccio e rimane lucida di fronte alle miopie dei vari gruppi: “Alcune femministe a volte erano razziste, alcuni afroamericani a volte erano misogini, alcuni ebrei si comportavano come se fossero gli unici depositari della sofferenza, e quasi tutti hanno capito con troppa lentezza la realtà della distruzione delle specie, dell’acqua e dell’aria”.
2006
Stati Uniti - letteratura - rappresentazione della violenza - Grace Paley
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Mi baciò con cattiveria, da spaccarmi praticamente il labbro’: rappresentazioni della violenza nell’opera di Grace Paley / Accardo, Anna Lucia. - In: ÁCOMA. - ISSN 1122-6218. - STAMPA. - 32:(2006), pp. 39-51.
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