Da qualche tempo a questa parte è stato definito Stress Ossidativo (SO) l’accumulo di composti chimici ossidanti nel sangue. Malati con un alto SO corrono seri pericoli anche di decesso, perché esso può condurre a infarto o a gravi disturbi del sistema cardiocircolatorio. Pazienti neuropatici cronici in terapia conservativa e in trattamento emodialitico manifestano spesso un aumento di stress ossidativo, inteso come variazione di radicali liberi dell’ossigeno. Si ritiene che la dialisi possa essere utilizzata per abbassare il livello di Stress Ossidativo mediante uno scambio, attraverso un opportuno filtro, con un’apposita soluzione. Entrambi i liquidi(soluzione di dialisi e sangue), da una parte e dall’altra della membrana dialitica, possono essere considerati delle soluzioni di composizione varia, tamponate in forza ionica. Il sangue è anche tamponato come valore di concentrazione idrogenionica (pH = 7,4). Il problema oggetto di ricerche e discussioni riguarda la condizione del paziente prima e dopo la dialisi. Il sangue del paziente, mediante la dialisi, dovrebbe disfarsi di componenti chimici ossidanti e/o arricchirsi di componenti riducenti (o se si vuole anti-ossidanti) o subire il processo inverso. Il metodo può adatto per misurare sperimentalmente la forza ossidante o riducente di un sistema consiste nella costruzione di un elemento galvanico opportuno e nella misura della forza elettromotrice (f.e.m.) a temperatura costante. Essendo sia i componenti ossidanti che quelli riducenti in soluzione, è necessario adoperare un elettrodo inerte. Nelle misure effettuate nel nostro laboratorio è stato impiegato un elettrodo di platino liscio. A 25°C, è stata misurata la f.e.m. della seguente cella galvanica: R.E. / soluzione test/ Pt (I) Dove R.E. è un elettrodo di riferimento, generalmente Ag, AgCl / 0,50 mol dm-3 NaCl saturo con AgCl / 0,5mol dm-3 NaCl, Pt è un elettrodo di platino liscio e la soluzione test è costituita da un volume noto di plasma cui è stata aggiunta una soluzione di NaCl tale da avere alla fine 0,50 mol dm-3 in NaCl. Tutte le misure sono state condotte fuori dal contatto dell’aria e della luce, in recipienti perfettamente chiusi in stanza termostatata a 25°C. La f.e.m. della cella (I) a 25°C ed in mV, può essere espressa dalla seguente relazione: EI = E°I + 59,16 log cox cred-1 (1) Nella (1) ox e red non sono noti qualitativamente, ma il rapporto delle loro concentrazioni è responsabile del valore del potenziale EI. E°I è una costante che non dipende dalle concentrazioni di ox e red, ma potrebbe dipendere dalla loro qualità. Si indica con la lettera c minuscola la concentrazione libera della specie indicata come pedice. Se la soluzione test è costituita consecutivamente da plasma dello stesso paziente (prima e dopo la dialisi) e allo stesso valore di forza ionica, si può ammettere che le specie ossidate o ridotte presenti siano le stesse in qualità, ma con concentrazioni che possono essere differenti. In tal caso il valore della f.e.m. misurata prima e dopo la dialisi dipende dal rapporto delle concentrazioni (assimilabili alle attività) di ox e red, prima e dopo la dialisi. Le misure sperimentali erano condotte su 18 campioni di sangue, prelevati rispettivamente prima e dopo la dialisi. I pazienti, 5 maschi e 2 donne di età compresa fra i 55 ed i 65 anni, erano selezionati escludendo fumatori, bevitori, ed altri soggetti a malattie acute croniche o infiammatorie e tumori, che avrebbero potuto influenzare lo Stress Ossidativo (SO). Il plasma era ottenuto centrifugando a 4000 giri al minuto per 15 minuti campioni di sangue venoso eparinizzato prelevati dai pazienti prima e dopo la dialisi. Volumi misurati di plasma erano mescolati con la quantità calcolata di NaCl in modo da avere una soluzione 0,50 mol dm-3 da sottoporre alla misura. La soluzione risultante costituiva la soluzione test della cella (I). Per predisporre un tempo di misura significativo, veniva effettuata in un primo tempo una prova usando plasma (sottoposto a identico trattamento descritto prima) di un paziente sano. La f.e.m. era quindi misurata per almeno una settimana, in modo automatico ogni 15 minuti. Dopo una prima diminuzione rapida di EI, per circa 24 ore, poteva essere registrato un tratto approssimativamente costante entro ± 5 mV per cinque giorni. Passati i 5 giorni veniva osservata una lento ma continua diminuzione di EI, che poteva essere l’indizio di un processo di degradazione. Veniva deciso di estendere le misure di f.e.m. a tre giorni in ogni caso. Tale tempo corrispondeva in realtà al raggiungimento di un valore costante. Questo procedimento è stato applicato ai campioni di plasma dei pazienti sottoposti a dialisi.

Potenziale redox del plasma nel paziente uremico / Festa, Maria Rosa. - STAMPA. - (2006). (Intervento presentato al convegno Lo stress ossidativo nel paziente uremico: Aspetti biochimici e strategie terapeutiche tenutosi a Roma nel 5 maggio 2006).

Potenziale redox del plasma nel paziente uremico

FESTA, Maria Rosa
2006

Abstract

Da qualche tempo a questa parte è stato definito Stress Ossidativo (SO) l’accumulo di composti chimici ossidanti nel sangue. Malati con un alto SO corrono seri pericoli anche di decesso, perché esso può condurre a infarto o a gravi disturbi del sistema cardiocircolatorio. Pazienti neuropatici cronici in terapia conservativa e in trattamento emodialitico manifestano spesso un aumento di stress ossidativo, inteso come variazione di radicali liberi dell’ossigeno. Si ritiene che la dialisi possa essere utilizzata per abbassare il livello di Stress Ossidativo mediante uno scambio, attraverso un opportuno filtro, con un’apposita soluzione. Entrambi i liquidi(soluzione di dialisi e sangue), da una parte e dall’altra della membrana dialitica, possono essere considerati delle soluzioni di composizione varia, tamponate in forza ionica. Il sangue è anche tamponato come valore di concentrazione idrogenionica (pH = 7,4). Il problema oggetto di ricerche e discussioni riguarda la condizione del paziente prima e dopo la dialisi. Il sangue del paziente, mediante la dialisi, dovrebbe disfarsi di componenti chimici ossidanti e/o arricchirsi di componenti riducenti (o se si vuole anti-ossidanti) o subire il processo inverso. Il metodo può adatto per misurare sperimentalmente la forza ossidante o riducente di un sistema consiste nella costruzione di un elemento galvanico opportuno e nella misura della forza elettromotrice (f.e.m.) a temperatura costante. Essendo sia i componenti ossidanti che quelli riducenti in soluzione, è necessario adoperare un elettrodo inerte. Nelle misure effettuate nel nostro laboratorio è stato impiegato un elettrodo di platino liscio. A 25°C, è stata misurata la f.e.m. della seguente cella galvanica: R.E. / soluzione test/ Pt (I) Dove R.E. è un elettrodo di riferimento, generalmente Ag, AgCl / 0,50 mol dm-3 NaCl saturo con AgCl / 0,5mol dm-3 NaCl, Pt è un elettrodo di platino liscio e la soluzione test è costituita da un volume noto di plasma cui è stata aggiunta una soluzione di NaCl tale da avere alla fine 0,50 mol dm-3 in NaCl. Tutte le misure sono state condotte fuori dal contatto dell’aria e della luce, in recipienti perfettamente chiusi in stanza termostatata a 25°C. La f.e.m. della cella (I) a 25°C ed in mV, può essere espressa dalla seguente relazione: EI = E°I + 59,16 log cox cred-1 (1) Nella (1) ox e red non sono noti qualitativamente, ma il rapporto delle loro concentrazioni è responsabile del valore del potenziale EI. E°I è una costante che non dipende dalle concentrazioni di ox e red, ma potrebbe dipendere dalla loro qualità. Si indica con la lettera c minuscola la concentrazione libera della specie indicata come pedice. Se la soluzione test è costituita consecutivamente da plasma dello stesso paziente (prima e dopo la dialisi) e allo stesso valore di forza ionica, si può ammettere che le specie ossidate o ridotte presenti siano le stesse in qualità, ma con concentrazioni che possono essere differenti. In tal caso il valore della f.e.m. misurata prima e dopo la dialisi dipende dal rapporto delle concentrazioni (assimilabili alle attività) di ox e red, prima e dopo la dialisi. Le misure sperimentali erano condotte su 18 campioni di sangue, prelevati rispettivamente prima e dopo la dialisi. I pazienti, 5 maschi e 2 donne di età compresa fra i 55 ed i 65 anni, erano selezionati escludendo fumatori, bevitori, ed altri soggetti a malattie acute croniche o infiammatorie e tumori, che avrebbero potuto influenzare lo Stress Ossidativo (SO). Il plasma era ottenuto centrifugando a 4000 giri al minuto per 15 minuti campioni di sangue venoso eparinizzato prelevati dai pazienti prima e dopo la dialisi. Volumi misurati di plasma erano mescolati con la quantità calcolata di NaCl in modo da avere una soluzione 0,50 mol dm-3 da sottoporre alla misura. La soluzione risultante costituiva la soluzione test della cella (I). Per predisporre un tempo di misura significativo, veniva effettuata in un primo tempo una prova usando plasma (sottoposto a identico trattamento descritto prima) di un paziente sano. La f.e.m. era quindi misurata per almeno una settimana, in modo automatico ogni 15 minuti. Dopo una prima diminuzione rapida di EI, per circa 24 ore, poteva essere registrato un tratto approssimativamente costante entro ± 5 mV per cinque giorni. Passati i 5 giorni veniva osservata una lento ma continua diminuzione di EI, che poteva essere l’indizio di un processo di degradazione. Veniva deciso di estendere le misure di f.e.m. a tre giorni in ogni caso. Tale tempo corrispondeva in realtà al raggiungimento di un valore costante. Questo procedimento è stato applicato ai campioni di plasma dei pazienti sottoposti a dialisi.
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