La costruzione dei manufatti per la conduzione dell’acqua Felice dal pantano dei Grifi, nella tenuta dei Colonna presso Gallicano, alla mostra d’acqua del Mosè nella nuova piazza di Termini in Roma, si realizza sotto il pontificato di Sisto V, nel biennio1585-87. Il nuovo acquedotto si chiamerà Felice traendo il nome, alla maniera antica, da quello secolare del pontefice. Negli anni che seguono, fino alla morte del papa nel 1590 e oltre, per alcuni anni ancora, si prosegue sollecitamente nella realizzazione del progetto pontificio innalzando in città le previste fontane destinate alla distribuzione dell’acqua. Le numerose ed importanti opere che compongono l’acquedotto vengono proposte all’attenzione di questo colloquio poiché, realizzate in modo disparato anche con resti antichi di varia natura e provenienza, esprimono diverse modalità materiali del reimpiego. Accanto alla constatazione d’un utilitario impiego dei resti antichi quale puro e semplice materiale da costruzione, si trova, tuttavia, che tale pratica realizza con efficacia, insieme al fine economico del contenimento dei costi di un’opera gigantesca, anche il recupero di importanti significati storici e la traduzione in concreto di preziose metafore.
Il reimpiego nella costruzione dell'Acquedotto Felice a Roma / Palmerio, Giancarlo. - STAMPA. - 418:(2008), pp. 373-393. (Intervento presentato al convegno Recupero, riciclo e uso del reimpiego nell'architettura tenutosi a Roma nel 8-10 novembre 2007).
Il reimpiego nella costruzione dell'Acquedotto Felice a Roma
PALMERIO, Giancarlo
2008
Abstract
La costruzione dei manufatti per la conduzione dell’acqua Felice dal pantano dei Grifi, nella tenuta dei Colonna presso Gallicano, alla mostra d’acqua del Mosè nella nuova piazza di Termini in Roma, si realizza sotto il pontificato di Sisto V, nel biennio1585-87. Il nuovo acquedotto si chiamerà Felice traendo il nome, alla maniera antica, da quello secolare del pontefice. Negli anni che seguono, fino alla morte del papa nel 1590 e oltre, per alcuni anni ancora, si prosegue sollecitamente nella realizzazione del progetto pontificio innalzando in città le previste fontane destinate alla distribuzione dell’acqua. Le numerose ed importanti opere che compongono l’acquedotto vengono proposte all’attenzione di questo colloquio poiché, realizzate in modo disparato anche con resti antichi di varia natura e provenienza, esprimono diverse modalità materiali del reimpiego. Accanto alla constatazione d’un utilitario impiego dei resti antichi quale puro e semplice materiale da costruzione, si trova, tuttavia, che tale pratica realizza con efficacia, insieme al fine economico del contenimento dei costi di un’opera gigantesca, anche il recupero di importanti significati storici e la traduzione in concreto di preziose metafore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.