Il percorso intrapreso da Ieoh Ming Pei, che lo ha portato a divenire uno dei maggiori architetti a livello internazionale, è così unico da risultare di estremo interesse narrativo, non solo per le fondamentali acquisizioni che arricchiscono il panorama dell’architettura contemporanea – dove egli occupa una posizione di grande rilievo nella corrente del Late Modern, – ma anche come avvincente vicenda umana a testimonianza di un’instancabile vitalità compositiva dedicata alla costruzione d’idee architettoniche in cui sono individuabili frequenti operazioni sottrattive di volumi, sempre articolate su chiare visioni teorematiche tese a investigare le molteplici qualità dello spazio. Il suo successo è frutto di un’ininterrotta dedizione alla delicata arte di trasformare un’idea di architettura in opera costruita, impegno nel quale ha sempre eccelso sia nel momento del progetto preliminare, sia nelle scelte dei materiali, dei dettagli e dei colori degli impasti del cemento armato, sia, ancora, nei rapporti con i committenti. La capacità di lavorare in gruppo e di condividere la paternità delle opere con i partner e con tutte le figure che contribuiscono alla redazione dei progetti ne dimostra la piena maturità manageriale oltreché teorica, qualità indispensabili per poter fronteggiare da ogni punto di vista incarichi tra i quali spiccano per importanza il National Center for Atmospheric Research a Boulder, Colorado, la John Fitzgerald Kennedy Library e Memorial a Boston, Massachusetts, la National Gallery of Art, East Building a Washington, D.C., Le Grand Louvre a Parigi, la Bank of China a Hong Kong. L’inclinazione manageriale è una dote ereditata dal padre Tsuyee che si rivelerà nel suo caso indispensabile per emergere e sopravvivere nella complessa realtà statunitense e internazionale. In ragione di questa poliedricità, sempre funzionale ad ampliare il campo della ricerca sul progetto di architettura ma, al tempo stesso, utile a garantire una continuità di lavoro allo studio di New York – che ha contato fino a quattrocento persone –, si può rilevare che solo alcune delle numerose opere realizzate possono riconoscersi come interamente pensate dalla sua mente e tracciate dalla sua mano. Pertanto, all’interno della vastissima produzione dello studio, nella presente monografia saranno trattate quelle architetture in cui l’identità «Pei» è così forte da far emergere con chiarezza i caratteri distintivi della sua personale ricerca spaziale, tanto da risultare riconoscibili come peculiari acquisizioni di linguaggi, di significati e di tecniche. In seguito verrà analizzato un numero relativamente limitato di progetti legati in modo indelebile all’impronta «Pei». Questi sono distinguibili per la presenza dei caratteri, a lungo ricercati dall’architetto cinese naturalizzato statunitense, assorbiti dai suoi maestri «effettivi», tra cui spiccano le figure di Walter Gropius e di Marcel Breuer, nonché «elettivi», come Le Corbusier, Mies van der Rohe, Louis Kahn. Una tale ricchezza e varietà di riferimenti verrà nel corso degli anni sviluppata fino a raggiungere una chiarezza di risultati compositivi talmente coerente, solida ed esemplare da testimoniare, meglio di ogni interpretazione critica sul suo lavoro, quale sia la genesi della «griffe» delle opere di architettura firmate «I.M. Pei».

I. M. PEI - Teoremi spaziali / Lenci, Ruggero. - STAMPA. - 160:(2004), pp. 1-96.

I. M. PEI - Teoremi spaziali

LENCI, Ruggero
2004

Abstract

Il percorso intrapreso da Ieoh Ming Pei, che lo ha portato a divenire uno dei maggiori architetti a livello internazionale, è così unico da risultare di estremo interesse narrativo, non solo per le fondamentali acquisizioni che arricchiscono il panorama dell’architettura contemporanea – dove egli occupa una posizione di grande rilievo nella corrente del Late Modern, – ma anche come avvincente vicenda umana a testimonianza di un’instancabile vitalità compositiva dedicata alla costruzione d’idee architettoniche in cui sono individuabili frequenti operazioni sottrattive di volumi, sempre articolate su chiare visioni teorematiche tese a investigare le molteplici qualità dello spazio. Il suo successo è frutto di un’ininterrotta dedizione alla delicata arte di trasformare un’idea di architettura in opera costruita, impegno nel quale ha sempre eccelso sia nel momento del progetto preliminare, sia nelle scelte dei materiali, dei dettagli e dei colori degli impasti del cemento armato, sia, ancora, nei rapporti con i committenti. La capacità di lavorare in gruppo e di condividere la paternità delle opere con i partner e con tutte le figure che contribuiscono alla redazione dei progetti ne dimostra la piena maturità manageriale oltreché teorica, qualità indispensabili per poter fronteggiare da ogni punto di vista incarichi tra i quali spiccano per importanza il National Center for Atmospheric Research a Boulder, Colorado, la John Fitzgerald Kennedy Library e Memorial a Boston, Massachusetts, la National Gallery of Art, East Building a Washington, D.C., Le Grand Louvre a Parigi, la Bank of China a Hong Kong. L’inclinazione manageriale è una dote ereditata dal padre Tsuyee che si rivelerà nel suo caso indispensabile per emergere e sopravvivere nella complessa realtà statunitense e internazionale. In ragione di questa poliedricità, sempre funzionale ad ampliare il campo della ricerca sul progetto di architettura ma, al tempo stesso, utile a garantire una continuità di lavoro allo studio di New York – che ha contato fino a quattrocento persone –, si può rilevare che solo alcune delle numerose opere realizzate possono riconoscersi come interamente pensate dalla sua mente e tracciate dalla sua mano. Pertanto, all’interno della vastissima produzione dello studio, nella presente monografia saranno trattate quelle architetture in cui l’identità «Pei» è così forte da far emergere con chiarezza i caratteri distintivi della sua personale ricerca spaziale, tanto da risultare riconoscibili come peculiari acquisizioni di linguaggi, di significati e di tecniche. In seguito verrà analizzato un numero relativamente limitato di progetti legati in modo indelebile all’impronta «Pei». Questi sono distinguibili per la presenza dei caratteri, a lungo ricercati dall’architetto cinese naturalizzato statunitense, assorbiti dai suoi maestri «effettivi», tra cui spiccano le figure di Walter Gropius e di Marcel Breuer, nonché «elettivi», come Le Corbusier, Mies van der Rohe, Louis Kahn. Una tale ricchezza e varietà di riferimenti verrà nel corso degli anni sviluppata fino a raggiungere una chiarezza di risultati compositivi talmente coerente, solida ed esemplare da testimoniare, meglio di ogni interpretazione critica sul suo lavoro, quale sia la genesi della «griffe» delle opere di architettura firmate «I.M. Pei».
2004
9788883821431
Late modern; International style; uso del cls. armato
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
I. M. PEI - Teoremi spaziali / Lenci, Ruggero. - STAMPA. - 160:(2004), pp. 1-96.
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/185592
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact