This text addresses the social communication in its 2.0 version. It welcomes the spirit of the "social web", i.e. the communication as a tool to build communities and social networks, to facilitate collaboration and cooperation, to promote active intervention. A metaphor offering a new definition, a response to the questions: what is meant by social communication? Why communication is called "social"? Starting from the public campaigning or social marketing by its communicative model oriented to educational purposes, comes to a possible redefinition in the same structure of the relationship between institutions and citizens. Taking the so-called social advertising as a starting point, the text examines how it has often taken the shape of public campaigning and the limits this approach has entangled.Then alternatives are presented, appealing to other disciplines and experiences from abroad, suggesting a new model to communicate that can transform the social reality.

Assistiamo in questi ultimi anni all’uso, e spesso, all’abuso di formule alla due-punto-zero. Ha iniziato il web 2.0, poi sono arrivate molte altre realtà in una corsa affannosa all’ipermodernità tecnologica, alle virtù di una comunicazione che si fa strumento di raggruppamento e coinvolgimento, di inclusione e connessione perpetua. Questo testo affronta la comunicazione sociale nella sua versione due-punto-zero, ma con questa si intende raramente l’uso di strumenti informatici o di Internet. Si accoglie lo spirito del “web sociale”: la capacità della comunicazione di costruire comunità e social network, di facilitare la collaborazione e la cooperazione, di promuovere l’intervento attivo. Una metafora che propone una nuova definizione, una risposta alle domande: Cosa si intende per comunicazione sociale? Perché una comunicazione si dice “sociale”? Cioè, quando è sociale la comunicazione? Partendo da un ricognizione, da un tentativo di decostruire lo stesso concetto di comunicazione sociale descritto tradizionalmente come una nuova tipologia di messaggi e pratiche produttive, un allargamento del campo di attività – storicamente più circoscritto e strutturato – della cosiddetta pubblicità sociale. Da questo riprende linguaggio, pratiche ed archivio storico traducendo in Italia un settore in ambito internazionale variamente etichettato, e affrontato, come Public campaigning o social marketing. La comunicazione sociale diventa, in questi termini, parte del settore di studi definite come comunicazione pubblica. Da questa riprende l’insieme di pratiche e gli strumenti di comprensione scientifica e normativa, oltre alle caratterizzazioni disciplinari. Al loro interno è possibile rintracciare non solo un quadro molto preciso di attori, temi e destinatari, ma anche un ben delineato modello comunicativo. Nella prima parte del testo, esaminandole in modo analitico, si mette in dubbio la tenuta logica e metodologica dell’argomentazione che le sorregge, delle conseguenze che ha nei termini della progettazione delle campagne e dello stile dei contenuti così realizzati. Nella seconda parte, invece, si evidenziano i principali problemi in termini dell’efficacia di questo modello di intervento comunicativo e dei suoi presupposti empirici nel quadro della riflessione sugli effetti della comunicazione mediatica. Inoltre si riassumono una serie di alternative a quello schema: provenienti da altre discipline (come la pedagogia), dalla riflessione internazionale oppure dalla storia e dall’analisi delle esperienze già realizzate nell’ambito dei movimenti sociali o dell’universo dei cosiddetti community media. La terza ed ultima parte si dedica a riassumere i tratti caratterizzanti di un approccio innovativo qui proposto. In sostanza partendo dei tratti ormai consolidati della comunicazione pubblica orientata da intenti educativi, dal tentativo di sensibilizzare e modificare alcuni comportamenti della cittadinanza, giunge ad una possibile ridefinizione nella stessa struttura del rapporto tra istituzioni e cittadini-utenti. Una proposta articolata in tre modelli: da una “buona comunicazione”, utile, che parla a “fin di bene” al diletto di una che cerca amicizie, che suscita relazioni. Che punta a rifare il sociale.

Comunicazione sociale 2.0. Reti, non profit, partecipazione / Binotto, Marco. - STAMPA. - (2010), pp. 1-262.

Comunicazione sociale 2.0. Reti, non profit, partecipazione

BINOTTO, Marco
2010

Abstract

This text addresses the social communication in its 2.0 version. It welcomes the spirit of the "social web", i.e. the communication as a tool to build communities and social networks, to facilitate collaboration and cooperation, to promote active intervention. A metaphor offering a new definition, a response to the questions: what is meant by social communication? Why communication is called "social"? Starting from the public campaigning or social marketing by its communicative model oriented to educational purposes, comes to a possible redefinition in the same structure of the relationship between institutions and citizens. Taking the so-called social advertising as a starting point, the text examines how it has often taken the shape of public campaigning and the limits this approach has entangled.Then alternatives are presented, appealing to other disciplines and experiences from abroad, suggesting a new model to communicate that can transform the social reality.
2010
9788861344129
Assistiamo in questi ultimi anni all’uso, e spesso, all’abuso di formule alla due-punto-zero. Ha iniziato il web 2.0, poi sono arrivate molte altre realtà in una corsa affannosa all’ipermodernità tecnologica, alle virtù di una comunicazione che si fa strumento di raggruppamento e coinvolgimento, di inclusione e connessione perpetua. Questo testo affronta la comunicazione sociale nella sua versione due-punto-zero, ma con questa si intende raramente l’uso di strumenti informatici o di Internet. Si accoglie lo spirito del “web sociale”: la capacità della comunicazione di costruire comunità e social network, di facilitare la collaborazione e la cooperazione, di promuovere l’intervento attivo. Una metafora che propone una nuova definizione, una risposta alle domande: Cosa si intende per comunicazione sociale? Perché una comunicazione si dice “sociale”? Cioè, quando è sociale la comunicazione? Partendo da un ricognizione, da un tentativo di decostruire lo stesso concetto di comunicazione sociale descritto tradizionalmente come una nuova tipologia di messaggi e pratiche produttive, un allargamento del campo di attività – storicamente più circoscritto e strutturato – della cosiddetta pubblicità sociale. Da questo riprende linguaggio, pratiche ed archivio storico traducendo in Italia un settore in ambito internazionale variamente etichettato, e affrontato, come Public campaigning o social marketing. La comunicazione sociale diventa, in questi termini, parte del settore di studi definite come comunicazione pubblica. Da questa riprende l’insieme di pratiche e gli strumenti di comprensione scientifica e normativa, oltre alle caratterizzazioni disciplinari. Al loro interno è possibile rintracciare non solo un quadro molto preciso di attori, temi e destinatari, ma anche un ben delineato modello comunicativo. Nella prima parte del testo, esaminandole in modo analitico, si mette in dubbio la tenuta logica e metodologica dell’argomentazione che le sorregge, delle conseguenze che ha nei termini della progettazione delle campagne e dello stile dei contenuti così realizzati. Nella seconda parte, invece, si evidenziano i principali problemi in termini dell’efficacia di questo modello di intervento comunicativo e dei suoi presupposti empirici nel quadro della riflessione sugli effetti della comunicazione mediatica. Inoltre si riassumono una serie di alternative a quello schema: provenienti da altre discipline (come la pedagogia), dalla riflessione internazionale oppure dalla storia e dall’analisi delle esperienze già realizzate nell’ambito dei movimenti sociali o dell’universo dei cosiddetti community media. La terza ed ultima parte si dedica a riassumere i tratti caratterizzanti di un approccio innovativo qui proposto. In sostanza partendo dei tratti ormai consolidati della comunicazione pubblica orientata da intenti educativi, dal tentativo di sensibilizzare e modificare alcuni comportamenti della cittadinanza, giunge ad una possibile ridefinizione nella stessa struttura del rapporto tra istituzioni e cittadini-utenti. Una proposta articolata in tre modelli: da una “buona comunicazione”, utile, che parla a “fin di bene” al diletto di una che cerca amicizie, che suscita relazioni. Che punta a rifare il sociale.
comunicazione; comunicazione sociale; reti sociali; social network; community media; mass media; social media; Terzo settore; non profit; comunicazione pubblica; educazione; capitale sociale
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Comunicazione sociale 2.0. Reti, non profit, partecipazione / Binotto, Marco. - STAMPA. - (2010), pp. 1-262.
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